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Ferruccio de Bortoli: su vicende bancarie si sente odore di massoneria. "Anche sulla BPVi di Gianni Zonin?". Novità su Marino Breganze in Banca Nuova a Palermo? "Lasciate perdere"

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 19 Settembre 2016 alle 22:35 | 0 commenti

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«Con la sintesi che impone lo strumento di Twitter» , l'ex presidente del Consiglio e allievo di Andreatta, Enrico Letta, scrive oggi Carlo Tecce su Il Fatto Quotidiano, «ha condensato in poche battute l'acuminato pensiero di Ferruccio de Bortoli: "Su vicende bancarie, Etruria, Siena, si sente odore di massoneria"». L'affermazione del giornalista che per dodici anni ha diretto il Corriere della Sera,  fissata, «non è un dettaglio» sottolinea Tecce, «in cima al suo (di Letta, ndr) profilo ufficiale di Twitter... per salvare la denuncia dal vortice dei cinguettii domenicali...», ci porta a riferirvi una domanda, che in silenzio e da tempo molti, non inesperti di cose bancarie locali, si fanno e per la quale si legge la risposta nelle loro espressioni e in qualche allusione che, girandoci la domanda retorica, ci indirizzano: «Ma un qualche odore di massoneria non si sente anche sulla Banca Popolare di Vicenza di Gianni Zonin?».

Questa domanda ce la fanno aggiungendoci un consiglio quando proviamo a cercare maggiori informazioni su Banca Nuova, la controllata siciliana della BPVi, di cui è tutt'ora presidente Marino Breganze, il braccio destro di Zonin, che è stato ricevuto in pompa magna a luglio e nella sede centrale di palermo dal dg vicentino Adriano Cauduro, anche lui nominato in epoca di vecchia BPVi, senza che nessuno tema, sembrerebbe, per eventuali inquinamenti di prove, quelli che hanno indotto la Procura di Roma, competente per le indagini sul caso analogo (ma di "peso" minore quantitativamente e per incroci con i poteri territoriali) di Veneto Banca, a infliggere, prima, e confermare, poi, gli arresti domiciliari a Vincenzo Consoli, il dominus dell'Istituto di Montebelluna, se nel bene e nel male lo dirà la magistratura, colpito anche da un sequestro cautelare di beni personali per 45 milioni di euro a tutela dei danneggiati.

Abbiamo il dovere deontologico di essere certi o, più giornalisticamente, "confidenti" che per Gianni Zonin, il dominus della BPVi nella stessa accezione precedente, la Procura di Vicenza sia certa che non siano state un'opportunità di inquinamento di prove, oltre a tante altre situazioni di cui riferiremo, la maggior durata del suo ruolo nella Banca Popolare di Vicenza e la presenza tuttora di suoi uomini in posizioni chiave a Vicenza e a Palermo.

Se Marino Breganze è ancora nel cda di Verona Fiere in quota BPVi e se, sempre per conto della ex Popolare vicentina, è tuttora vice presidente della Fondazione Roi, quella di cui abbiamo rivelato magagne milionarie che ci hanno fatto guadagnare una citazione per danni di un milione di euro dal caro Zonin (caro nel senso di "costoso", per noi difficile, per 118.000 soci di certo) è un fatto.

Ma quando proviamo a chiedere ai nostri interlocutori maggiori dettagli sul perchè della sua così lunga permanenza alla presidenza siciliana arriva, dicevamo, un "consiglio": «Se i dubbi massonici di De Bortoli, comprensibili perchè logici ma difficilmente documentabili e, quindi, non deflagranti almeno nell'immediato, volete estenderli a Vicenza, beh, fatelo a vostro rischio e pericolo. Ma smuovere la Sicilia con nomi e fatti... beh, lasciate perdere!».

E se ce lo danno tanti che hanno avuto il coraggio di spiegarci alcune situazioni della fu BPVi,  il loro consiglio di lasciar perdere non è mafioso.

Ma è per timore della mafia, finanziaria, ovviamente.

Quella che uccide senza rumore e in silenzio. 

Anche se il silenzio infinito di Achille Variati su Marino Breganze ancora in Roi fa tanto rumore.


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