Quotidiano | Categorie: Politica

Finanziaria, Ciambetti: dipende da tagli alla sanità, giochi e flessibilità Europa

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 15 Ottobre 2015 alle 22:54 | 0 commenti

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Nota di Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio regionale del Veneto

“Se abbassare le tasse significa diminuire la qualità e quantità dei servizi strategici, come la sanità, resi ai cittadini allora non mi sembra un grande risultato. Tutt’altro: fatto da un governo di centro-sinistra, casomai, lo trovo una sconfitta”. Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, commenta le prime notizie sulla Legge di stabilità presentata dal premier Renzi.

“L’esperienza mi insegna ad essere molto cauto davanti alle Leggi Finanziarie: solo dopo una attenta lettura potremo capire cosa comporterà la proposta firmata Renzi” ha detto Ciambetti rammentando la sua esperienza da assessore al Bilancio della Regione “costretto a navigare a vista – ha ricordato Ciambetti – perché lo scenario normativo e le disposizioni mutavano continuamente. Il mio timore è che anche questa volta il governo spacci come propri grandi risultati tagli imposti alle Regioni e al decentramento, oppure sacrifici fatti fare ai cittadini: le manovre da Monti in poi le abbiamo pagate noi tutti, enti decentrati, famiglie, imprese, pensionati, disoccupati. Dalle prime notizie mi sembra di capire che la dotazione del fondo per la Sanità scenderà di due miliardi: non si tratta di risparmi, ma di prestazioni in meno, meno servizi, meno visite e meno analisi e alla fine chi pagheranno saranno i ceti più deboli. Altro neo clamoroso mi pare quello relativo alla spending review, inizialmente prevista per 12 miliardi, scesi a 10 e ora finiti a 5: se si tratta di mettere a dieta i ministeri, i sacrifici si diradano sempre. Il miliardo atteso dai giochi rattrista perché anziché colpire e disincentivare le scommesse, un’autentica piaga sociale, si cerca di far cassa sulla disperazione. Conclude Ciambetti: "Infine la preoccupazione più grande: la Legge di stabilità, quindi tutti i provvedimenti annunciati, dipendono dalla flessibilità chiesta a Bruxelles, con l'innalzamento del rapporto deficit-Pil fino al 2,4%: il che significa che stiamo tornando indietro, vanificando i sacrifici fatti in questi anni e confermando, ancora una volta, l’inaffidabilità del sistema Italia. Il bilancio non lo fa il Parlamento italiano, non lo fa Renzi, ma gli euroburocrati di Bruxelles. La Ue farà una valutazione politica, più che economica, perché se il dato fosse quello economico, credo che la flessibilità ce la potremmo scordare: agli italiani possiamo dire ancora che bisogna investire sulla Salerno-Reggio Calabria, i tedeschi la prenderebbero come una battuta da avanspettacolo”.

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