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Fusione Banca Popolare di Vicenza con Veneto Banca: rischia una filiale su 5

Di Rassegna Stampa Sabato 12 Novembre 2016 alle 18:07 | 0 commenti

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di Nicola Brillo, da Il Mattino di Padova 

Un rapporto «preoccupante» tra crediti deteriorati e crediti netti pari al 22,82%, sofferenze nell'ordine dell'8,31% e 60 sportelli di troppo in Veneto: uno su cinque è a rischio chiusura. Sono questi i numeri del "matrimonio" tra Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Dopo avere esaminato i bilanci dei due istituti nei primi sei mesi dell'anno, l'ufficio studi Orietta Guerra del sindacato Uilca ha reso nota la "dote" della banca post-fusione. Tra gli indicatori presi in considerazione dallo studio c'è la distribuzione delle filiali dei due istituti in Veneto: sono 58 i comuni dove entrambe la banche sono presenti e gli sportelli in queste piazze sono 123.

«E' comprensibile che in un'eventuale fusione vi sarà un processo di consolidamento nelle aree che entrambe servono, per cui non è difficile ipotizzare una cessione o chiusura di una parte delle realtà presenti nelle piazze comuni», spiega il padovano Roberto Telatin, responsabile del Centro Studi Uilca, che confronta i numeri con la Banca Popolare dell'Emilia Romagna (Bper), simile per grandezza alle due ex popolari venete insieme.

L'analisi poi si sposta sul rapporto tra crediti deteriorati e crediti netti, che al 30 giugno 2016, sono pari al 22,2% per Banca Popolare di Vicenza e del 23,5% per Veneto Banca.

«Questi valori si riscontrano oggi solo in Monte dei Paschi di Siena e in Carige, due istituti continuamente attenzionati dalla Banca Centrale Europea per i loro problemi con i crediti dubbi - ha prosegue Telatin -. Analizzando i crediti a sofferenza si riscontra come la loro incidenza sui crediti totali sia dell'8,04% (BpVi) e del' 8,59% (Vb), stesso range di Mps e Carige. La situazione delle due banche venete non è sicuramente rosea, e anche un'eventuale fusione fra loro non riuscirebbe a migliorare i ratio e potrebbe renderebbe più instabile il sistema bancario». Post fusione i crediti deteriorati ammonterebbero a 10,1 miliardi di euro, contro i 6,39 della Bper.

Il conto economico evidenza inoltre come i problemi delle banche siano dal lato dei ricavi, perché i costi operativi pur maggiori di circa 100 milioni di euro, sono in linea con la banca di confronto. Mentre sono molto inferiori il margine d'interesse e le commissioni, pur in presenza di masse di raccolta e impieghi simili. I due istituti hanno poi un numero simile di lavoratori, ma con un'allocazione differente.

Per BpVi il 19,34% è occupato nelle strutture centrali, mentre per Vb lo è il 29,50%. A Vicenza prevalgono invece i quadri direttivi (qui occorrerebbe però valutare attentamente l'organizzazione interna della banca). Comunque, in caso di fusione l'incidenza dei quadri direttivi risulterebbe superiore di circa l'8% alla Bper.


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