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Al G7 di Taormina BPVi e Veneto Banca, Il Mattino di Padova: asse Gentiloni-Merkel per salvarle? Padoan respinge dimissioni dei Cda

Di Rassegna Stampa Sabato 27 Maggio 2017 alle 10:30 | 0 commenti

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Il retroscena. Il ministro ha rassicurato Viola, Mion, Carrus e Lanza affermando che il premier italiano e la Cancelliera discuteranno oggi il dossier

Delle due ex popolari venete Paolo Gentiloni parlerà oggi con Angela Merkel. Con questa promessa Pier Carlo Padoan avrebbe rassicurato i vertici dei due istituti di credito giunti nella Capitale con le lettere di dimissioni in mano e convinti a lasciare la partita. I top manager e i presidenti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza sarebbero arrivati a Roma l'altro ieri con tutta l'intenzione di abbandonare le rispettive navi. Secondo alcune indiscrezioni non confermate Fabrizio Viola, Gianni Mion, Cristiano Carrus e Massimo Lanza avrebbero manifestato al ministro la decisione di non proseguire oltre in una partita diventata troppo complicata dopo le ulteriori richieste dell'Europa.

Redarguiti dal ministro. Padoan li avrebbe pesantemente redarguiti e persuasi, non senza difficoltà, ad un atto ulteriore di responsabilità nei confronti della sorte dei due istituti. E si sarebbe congedato dalla riunione con la promessa che per la cifra chiesta da Bruxelles si sarebbe speso direttamente il premier Gentiloni. Ed oggi al G7 il primo ministro italiano dovrebbe discuterne con la sua omologa tedesca. In fondo il quid da aggiungere rispetto alle cifre con cui si stanno confrontando in questi giorni i sette grandi del Mondo sono pochi spiccioli. Secondo i conteggi, del miliardo di matrice privata richiesti da Bruxelles per dare seguito alla ricapitalizzazione precauzionale di stato con le cessioni di alcuni pezzi, vale a dire Bim, il 40% di Arca e la quota restante in Cattolica, in tutto sarebbero necessari 700-800 milioni. Danari che inizialmente si era pensato di recuperare dal Fondo Interbancario, ma secondo alcune voci quei soldi sarebbero destinati a mettere in sicurezza un altro istituto.

Rischio fallimento. Ecco perché nelle ultime ore lo spettro del bail in o della risoluzione degli istituti avrebbe cominciato ad incombere sempre più minaccioso sull'orizzonte di Montebelluna e Vicenza. La partita, ormai è chiaro, si gioca tutto sul lato politico. I banchieri che in questi mesi si sono avvicendati al capezzale delle ex popolari venete non immaginavano che nel ricco Nordest esistesse una bomba più pericolosa di Mps (che comunque ha di veneto il suo peccato originale, si chiama Antonveneta). Non lo immaginava certamente Viola, anche se fin da principio si era accorto che la situazione della Vicenza e di Montebelluna era assai più complessa da gestire della vicenda senese. E questo perché lo scollamento con il territorio e il tergiversare nel trovare una soluzione con gli ex soci era stato per troppo tempo sottovalutato.

Istituti massacrati dai costi. Bpvi e Veneto Banca sono istituti massacrati dai costi e con ricavi praticamente nulli. Hanno perso tonnellate di liquidità, circa 10 miliardi ed hanno un danno reputazionale difficilmente sanabile. Sono banche in cui nessun individuo dotato di raziocinio metterebbe più nemmeno un centesimo. Eppure nonostante questa disastrosa situazione al territorio servono e sono serviti. Questi due istituti non possono finire gambe all'aria e non solo per ragioni sociali: occupano, infatti, 10mila dipendenti in tutto e innescherebbero la più grave crisi occupazionale della storia del Nordest. Non possono perché in un modo o nell'altro custodiscono nel loro ventre una montagna di crediti, circa 40 miliardi, che sono per la maggioranza impiegati in imprese. Le stesse imprese che hanno la maggioranza dei depositi sopra i 100mila euro, ovvero quelli intaccabili dal bail in.

Le argomentazioni. Far saltare in aria le due ex popolari venete non significherà una crisi sistemica per l'Italia, ma sicuramente non farebbe bene ad uno dei principali centri industriali del Paese. Con queste argomentazioni Gentiloni cercherà di negoziare con Merkel nella speranza che qualcuno abbia ancora voglia e intenzione di salvarle, queste banche.

di Roberta Paolini, da Il Mattino di Padova


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