Quotidiano | Categorie: Economia&Aziende

Gianluca Vacchi ha 12 milioni di follower, ma molti più debiti. Anche con la Banca Popolare di Vicenza

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 9 Agosto 2017 alle 18:33 | 0 commenti

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"Gianluca Vacchi, 10 milioni di debiti. Bpm pignora ville, barche e quote del golf": così titola Quotidiano.net e analoghe notizie si trovano oggi su tutti i media nazionali tra cui IlFattoQuotidiano.it e Il Corriere.it che oggi ne rivelano le prime disavventure milionarie dopo averlo "osannato" uno dei fenomeni mediatici degli ultimi anni, estati in primis, l'imprenditore noto meno per le sue attività societarie (è anche socio del colosso del packaging, la Ima di Bologna, ma i parenti "contitolari" ne hanno da sempre precisato l'estraneità alla gestione pur, si legge, remunerandolo con 5 milioni di euro all'anno purchè, dicono, stesse lontano) e più per i suoi 12 milioni di follower, veri o presunti che fossero, e per le sue donne, anche queste innamorate o solo... "following" non si sa.

Ebbene Vacchi sarebbe impegolato in vari debiti (il rosso ammonterebbe a 60 milioni di euro inclusi debiti in "famiglia"), tra cui quelli che hanno portato al pignoramemto odierno, per cui sarebbe stato difficile non trovarlo, abbiamo maliziosamente pensato, tra i debitori della Banca Popolare di Vicenza, quella che Gianni Zonin ha sempre decantato per la sua capacità di finanziare le imprese locali meritevoli di credito.

E, infatti, per Gianluca Vacchi, si legge sempre su QN che le contrappone ai forse gonfiati contatti su Istagram, "sono reali le altre liti finanziarie, come quella con la Popolare di Vicenza per colpa di una villa a Porto Cervo; un mutuo di 6 milioni di euro ottenuto dall'istituto all'epoca guidato da Gianni Zonin e non interamente restituito...".

Certo è che, se questi, dopo i tanti altri già venuti alla luce, sono i crediti concessi nell'era Zonin sulla base della affidabilità delle imprese (vicentine?), si capisce perchè Intesa Sanpaolo, pur nel mega affare fatto, si sia riservata di valutare ed, eventualmemte, "rispedire al mittente" anche i crediti oggi in bonis ma a rischio.

Ma ancora più certo è che nei 9 e passa miliardi di crediti deteriorati netti delle due banche venete (a fronte di una cifra circa doppia per quelli lordi) si annidano tante situazioni analoghe, se per Veneto Banca la situazione dovesse essere simile, per cui appare sempre più una pura utopia pensare come credibile quello che Pier Carlo Padoan e Pierpaolo Baretta strombazzano ai quartro venti.

E cioè che che quelle "attività" rimaste in pancia alla BPVi e alla Veneto Banca in liquidazione coatta amministrativa verranno monetizzate in maniera così rilevante non solo da rimborsare lo Stato per i miliardi "spesi" per rendere possibile l'operazione da "tutto a un euro" ma da lasciare in cassa i denari necessari a rimborsare le decine di migliaia di soci che non hanno aderito all'Offerta pubblica di transazione, che pure dovrebbe andare in revocatoria in uno stato di diritto, e che non hannio visto il becco di un quattrino.

E che rischiano di rimanere becchi e bastonati dai... Vacchi di turno.


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