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Gianni Mion si racconta a Marino Smiderle: come Gianni Zonin? E l'intervista esclusiva al GdV dopo la censura a VicenzaPiù annuncia 1.000 esuberi e svela il nome della banca "unica": Veneto Banca. Per il resto si vedrà...

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 25 Settembre 2016 alle 13:21 | 0 commenti

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"Il numero uno dell'istituto di credito berico esce allo scoperto e indica quella che ritiene la strategia più efficace per ripartire. Ma Atlante non ha deciso. «La fusione è la soluzione migliore» «Da BpVi e Veneto Banca può nascere un gruppo integrato: se andasse in porto terrei il loro nome. I piccoli soci danneggiati? Verremo loro incontro»: questi sono l'occhiello, il titolo e il sommario dell'intervista concessa da Gianni Mion, presidente della Banca Popolare di Vicenza, al GdV (Il Giornale di Vescovi) del direttore ad interim Marino Smiderle, il collega "esperto di economia" che per anni ha osannato un altro presidente, Gianni Zonin, e i suoi compagni di... Cda. Da un po' la BPVi non ci dà più accesso alle sue informazioni ufficiali (ne abbiamo informato l'Ordine dei Giornalisti del Veneto e il Sindacato dei Giornalisti del Veneto), dopo il grande successo del nostro libro "Vicenza. La città sbancata", che ha raccolto 6 anni di articoli pubblicati fin dal 13 agosto 2010 da VicenzaPiù e mai scritti su Il Giornale di Vicenza.

La censura, che dimostra di conseguenza quanto vale la stampa indipendente, c'è, evidentemente e come nel passato, anche perchè continuiamo a commentare la nuova gestione (quella di Gianni Mion, Salvatore Bragantini, Francesco Iorio & c.) criticamente, il che vuol dire senz a"marchette mediatiche" ma "con attenzione" ai punti positivi, pochi per la verità per i vecchi 118.000 soci rimasti con 10 centesimi ad azione in tasca, per giunta non liquidizzabili, e quelli negativi, soprattutto la continuità persistente col passato.

Continuità che viene dimostrata, oltre che dall'atteggiamento censorio nei nostri confronti, se possibile peggiore di quello attuato dalla vecchia gestione che, però, non ci ha stoppato, allora come ora, ma anzi ci ha stimolato a cercare e raccontare i fatti, la permanenza di sprechi nelle posizioni apicali, di cui torneremo a scrivere da domani con documenti in mano, e, peggio, con la mancata rimozione dai vertici di Banca Nuova e della Fondazione Roi di grandi amici di Zonin, uno su tutti Marino Breganze. Amici che non inquinerebbero le prove a Vicenza come di fatto sostiene il procuratore capo Antonino Cappelleri, in cui comunque confidiamo, mentre per la procura di Roma gli amici di Vincenzo Consoli, ove fossero ancora, ma non ci risulta, in posizioni di vertice in Veneto Banca, potrebbero farlo a vantaggio dell'ex Ad e dg di Montebelluna così da doverlo mettere e mantenere agli arresti domiciliari...

Ma a noi, comunque, non piace "censurare" (nè commentare senza riferimenti) il Mion raccontato dal suo cantore del GdV per cui proponiamo integralmente la sua intervista ai tanti, sempre di più, che non leggono il quotidiano confindustriale ancora senza direttore fisso.

Ci riserviamo solo, dopo che i nostri "pochi" lettori l'avranno conosciuta, di "ruminare" su quanto di buono e di meno buono c'è facendo riferimento alle frasi pronunciate da chi valuta il suo stipendio da 400.000 euro un piccolo bancomat sulla sua tomba per i figli come disse Mion il giorno della sua elezione, dimentico forse, con la sua battutaccia, dei 118.000 soci traditi che, magari, nel frattempo hanno avuto la carta bancomat risucchiata per mancanza di fondi...

Giovanni Coviello

 

"Il numero uno dell'istituto di credito berico esce allo scoperto e indica quella che ritiene la strategia più efficace per ripartire. Ma Atlante non ha deciso. «La fusione è la soluzione migliore» «Da BpVi e Veneto Banca può nascere un gruppo integrato: se andasse in porto terrei il loro nome. I piccoli soci danneggiati? Verremo loro incontro»

di Marino Smiderle, su Il Giornale di Vicenza

«Troppo lusso, mi sento imbarazzato».

Gianni Mion si aggira in scarpe da jogging per l'ufficio presidenziale della sede milanese della Banca Popolare di Vicenza, in via Turati, e scuote la testa.

«Questa sede prestigiosa nel cuore di Milano è il simbolo di un'epoca che non può più tornare».

Pensa che sia tra le colpe principali di Gianni Zonin?

Penso che siano stati acquistati troppi immobili, questo sì, ma non faccio parte di quelli che dicono che se la banca è in queste condizioni la colpa è solo di Zonin. Certo, fa comodo trovare un unico capro espiatorio, ma se andiamo a vedere ciò che è successo nelle assemblee del passato si intuisce che la questione è molto più complessa.

Il crollo della banca, e soprattutto quello del valore delle azioni, ha avuto l'effetto di una bomba atomica per Vicenza e per il Veneto. Si poteva prevedere? Si poteva evitare?

Tutti gli anni in assemblea facevano vedere il grafico delle banche quotate in Borsa che picchiava verso il basso mentre il prezzo della Popolare di Vicenza saliva o al peggio restava stabile. Il modello della non quotata in quei momenti andava bene a tutti ma era intuibile che non poteva reggere in questo contesto di mercato.

Lei ha detto che questa banca prestava troppo e male. Conferma?

Sì, questo è all'origine dello squilibrio economico a patrimoniale che stiamo cercando di affrontare.

Ecco, appunto, come sta andando?

Non ci dormo la notte.

Un bene o un male?

Una realtà. Diciamo che l'avanzare dell'età nel mio caso si accompagna con l'aumento dell'apprensione. Ma stiamo lavorando sodo.

I cattivi prestiti di cui diceva ora devono essere smaltiti. A che punto siamo con la trattativa per la cessione degli npl?

Stiamo facendo un grande lavoro e, come ha più volte ricordato l'ad Francesco Iorio, puntiamo alla cessione del pacchetto completo. Sarebbe una grande opera di pulizia.

Tra i possibili acquirenti c'è anche lo stesso fondo Atlante che detiene la quasi totalità del capitale di BpVi. Non teme conflitti d'interesse?

Abbiamo affidato alla società Oliver Wyman il compito di seguire da vicino l'operazione e di vigilare che tutto venga fatto a regola d'arte.

E sull'azione di responsabilità nei confronti dei vertici precedenti a che punto siete?

Stiamo lavorando alacremente.

Presidente, i risultati dell'ultima semestrale lasciano intendere che prima o dopo occorrerà disporre un altro aumento di capitale in un momento in cui nessuno ritiene conveniente investire nelle banche. Come se ne esce?

Non so se devo dire davvero quello che penso.

E che problema c'è?

C'è che non sono in piena sintonia col mio azionista.

Sputi il rospo.

Io credo che la fusione con Veneto Banca sia la soluzione industriale con maggiori prospettive di successo. Non è l'unica soluzione, ma da veneto e da conoscitore dell'economia di questa regione mi sento di dire che questa scelta sarebbe la migliore.

Questo è parlar chiaro. Atlante non la pensa così?

Diciamo che l'obiettivo dell'azionista è quello di uscire quanto prima dall'investimento fatto e l'implementazione di una fusione tra le due banche acquisite potrebbe non essere il modo più rapido per raggiungerlo.

Però?

Però io dico che non basta portare la banca in linea di galleggiamento. Occorre farla navigare in mare aperto. Per capirci, anche il relitto della Concordia lo hanno riportato a galla, ma poi lo hanno dovuto rottamare. Io sono convinto che un progetto comune alle due banche presenti nel Veneto industriale potrebbe rivelarsi il modo migliore per garantire un futuro di sviluppo.

L'ha convinta Zaia?

Zaia sono andato a trovarlo a San Vendemiano. Io abito a Treviso ma, mi creda, a San Vendemiano non ero mai stato. Sapevo solo che era il paese dov'è nato Del Piero. Mi ha detto: ci troviamo in municipio. Mi aspettavo un vecchio palazzo e mi sono trovato un edificio avveniristico, grazie ai pensieri in grande di una sindaca lungimirante. Ecco, anche BpVi deve pensare in grande e creare qualcosa di cui io stesso ancora non riesco a capire i contorni.

E questo qualcosa di grande come lo chiamerete? Perché il nome, comunque, lo cambierete, vero?

Beh, non siamo più una banca popolare e quindi, per cominciare, l'aggettivo dovremo toglierlo. Ma se dovesse andare in porto la fusione farei qualcosa di più.

Tipo?

Se la fusione andasse in porto sarei disposto a lasciare al nuovo gruppo il nome Veneto Banca.

Alla faccia dei campanilismi...

Già in passato la Banca d'Italia aveva spinto perché la fusione tra Vicenza e Montebelluna andasse in porto. Ora c'è davvero la possibilità di passare dalle parole ai fatti.

Nel frattempo avete un piano industriale da preparare. Lo farete in ottica fusione?

No, il piano industriale sarà pensato per una banca che sta da sola. Iorio e il management stanno dando dentro.

Si ipotizza un altro migliaio di esuberi: è plausibile?

I numeri sono quelli. Abbiamo perso raccolta, veniamo da bilanci in forte perdita. Il piano nuovo industriale, che dovrebbe essere pronto per fine ottobre, dovrà tenerne conto.

Il capitolo più spinoso per i soci vicentini, e non solo, è quello dei tavoli di conciliazione. Ne parliamo da mesi e non si è visto ancora niente.

No, guardi, anche qui stiamo lavorando alacremente. I tavoli li faremo entro ottobre. C'è una task force che sta passando al setaccio la posizione di tutti i soci. Abbiamo accantonato oltre 200 milioni e cercheremo di trovare una soluzione il più possibile equa ed equilibrata.

I piccoli soci, quelli su cui non c'è dubbio che siano caduti inconsapevolmente, quando non addirittura intrappolati ad arte, in operazioni azionarie sono i primi che si aspettano risposte concrete. Cosa pensa di fare?

Lo so, ci sono alcuni casi su cui non occorre aggiungere commenti. Sono saltati fuori dall'analisi che stiamo facendo sulle varie posizioni. Faremo quanto possibile per venire loro incontro.

Tornando alle variabili finanziarie, l'ultima semestrale è stata pesante anche per effetto del recesso di Cattolica che voi non ritenete giustificato. Farete causa?

Spero di no. Ma il parere dei nostri legali è chiaro: non siamo stati noi a scegliere di trasformarci in Spa e quindi Cattolica non poteva invocare il recesso. Vediamo cosa succederà. Intanto abbiamo svalutato la partecipazione, appesantendo il bilancio ma dandogli anche una ripulita.

Avete sempre detto che BpVi si focalizzerà su Veneto e Nord Est: avete per caso ricevuto offerte per Banca Nuova e Cariprato?

Come sa, questo non è un gran momento per i valori delle banche. Però sono arrivate alcune manifestazioni d'interesse. Dovremo decidere cosa fare di Banca Nuova, per esempio, tenendo conto che in questo momento è quella che dà più garanzie sul fronte della raccolta.

E sulla Fondazione Roi avete deciso?

Anche in questa settimana ho visto diverse persone e devo dire che sono rimasto colpito dalla sensibilità di tanti vicentini per questa fondazione. Anche qui sceglieremo presto le persone giuste.

E gli immobili come questo in via Turati, peraltro bellissimo, avete intenzione di venderli?

Sì, questo è bellissimo, così come lo è quello di Roma, in via del Tritone, ma che senso hanno per una banca come la nostra? Guardi qua, mi hanno dato perfino un porta biglietti da visita in argento. Ma per carità.

Era abituato in modo diverso nel gruppo Benetton?

I miei uffici di Edizione Holding erano efficienti ma spartani. Niente a che vedere con tutto questo (e lo dice indicando i quadri e le poltrone di questa stanza da mille e una notte, ndr).

A proposito, lei aveva già annunciato l'uscita da Edizione...

Diventerà effettiva a breve. Lascerò il gruppo Benetton dopo oltre trent'anni. E mi lasci ringraziare chi mi ha permesso di fare un'esperienza professionale così appagante.

Veramente molti dicono che sono i Benetton a dover ringraziare lei. Che ne dice dell'ingresso di Atlantia nel capitale di Save? Ricorda molto le operazioni che faceva lei...

Per la verità l'investimento nell'aeroporto di Venezia Benetton voleva farlo già diversi anni fa. Poi si sa com'è finita. Non è mai troppo tardi.


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