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Antonino Cappelleri, Gianni Zonin e Achille Variati: i veleni di Vicenza scuotono la Procura. È ricorso in cassazione dopo il trasferimento a Milano di parte delle indagini

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 31 Maggio 2017 alle 23:55 | 0 commenti

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Per anni il sistema locale, politico, imprenditoriale e associativo, nell'indifferenza anche di ambienti della curia e della cultura, nulla ha fatto per impedire il disastro abbattutosi su decine di migliaia di soci tanto inermi quanto vicentinamente creduloni della Banca Popolare di Vicenza "segnata" dal 1980 e per 36 anni, di cui 20 alla presidenza, da Gianni Zonin e da uomini da lui scelti. Su costoro ora è da irresponsabili, o corresponsabili, scaricare una parte più o meno grande delle colpe, che, se le hanno, come le hanno, derivano tutte dalle scelte dello zar e dai mancati controlli dei prescelti come pure dovrebbe ben sapere un altro dei decisori di Vicenza, Achille Variati, che a Vicenza regna in un modo o nell'altro, prima da consigliere comunale proprio dal quel 1980 in cui il re del vino entrava nel cda della banca, una coincidenza oggi inquietante, poi dal 1990 da sindaco e così via. 

Ora il sindaco nonchè presidente della Provincia di Vicenza, delle province italiane associate nell'Upi e membro del Cda di Cassa Depositi e Prestiti, i cui soldi (che sono poi i soldi dei correntisti postali) stanno svanendo a centinaia di milioni nel salvataggio improbabile delle due banche venete, è rimasto il simbolo unico e plastico del potere o delle accondiscendenze intorno al potere della corte che da via Btg. Framarin si estendeva a Palazzo Bonin Longare fino ad essere "cantato" da Via Fermi...  

Ed è così calato nel suo ruolo il nostro sindaco che, lui che mai ha levato la sua voce a difesa reale dei truffati facendo nomi e cognomi dei vertici della BPVi responsabili del crac di Vicenza e del suo territorio, ha urlato al complotto quando su richiesta del gip di Vicenza, la dr.ssa Barbara Maria Trenti, il filone delle indagini sul paventato ostacolo alla vigilanza nei confronti di Consob, con sede a Milano è passato proprio alla procura di Milano, guidata da Francesco Greco, che ha appena recuperato un miliardo e 330 milioni per le irregolarità della famiglia Riva nella Ilva, .

Ha urlato così tanto, e senza averne titolo, lui uomo delle istituzioni, dicendo «credo davvero che dovremmo fare di tutto per tenere il processo a Vicenza», che l'odierna azione del procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri, che ha ricorso in Cassazione sembra addirittura frutto del diktat di Variati, la cui imprudenza mediatica in questo caso è così evidente e lontana dal look comportamentale del fine politico da essere a dir poco sospetta.

Sembra, ripetiamo, ma in una città in cui il colore più diffuso dopo il nero dell'ignoto è il grigio delle trame, l'alzata di Variati per la schiacciata di Cappelleri non fa di certo bene soprattutto a quest'ultimo, alla distinzione dei poteri e al rispetto delle Istituzioni

In una nota apparsa sul Corriere del Veneto, ma a noi e ad altri media colpevolemente non inviata (abbiamo già segnalato il fatto al Procuratore e all'Ordiendei Giornalist come nostro diritto e dovere, ndr), il dr. Cappelleri ha dovuto, quindi, precisare considerazioni, bocciature di altri magistrati e rammarichi da "veleni di Vicenza" che vi lasciamo leggere a questo link non avendo la nota originale nella sua interezza e non volendo, quindi, addentrarci in interperetazioni personali.

Mentre leggiamo su VVox di altre frasi sulla stessa nota attribuite a Cappelleri ("Cappelleri precisa che questa nota è stata diffusa per una «corretta precisazione» sull'attività svolta dalla procura resa opportuna da «le aspettative dell'opinione pubblica sull'indagine che si occupa delle irregolarità nella gestione della Banca Popolare di Vicenza, le proteste di lentezza dell'azione giudiziaria, i ripetuti auspici e le lecite aspettative di risultati concreti, insieme alla constatazione di alcune recenti divulgazioni mediatiche non del tutto esatte»") i nostri dubbi sulla scarsa trasparenza complessiva aumentano invece che dissolvrsi, per cui, nell'attesa della risposta chiesta al Procuratore di Vicenza, ci limitiamo, pertanto, per i fatti al lancio Ansa, un'altra, la terza?, nota.

La procura di Vicenza ha impugnato davanti alla Corte di Cassazione il decreto, che è considerato "abnorme", emesso dal Gip che si è dichiarato incompetente in favore dell'autorità giudiziaria di Milano per il reato di ostacolo alla vigilanza della Consob nell'inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza. Lo comunica in una nota il procuratore della Repubblica di Vicenza Antonino Cappelleri. La vicenda è legata a una richiesta di sequestro di 106 milioni. Cappelleri rileva che il Gip ha emesso "al contempo il sequestro per così dire provvisorio per l'importo richiesto, emissione che la procura ritiene non prevista tra i poteri di legge del Gip". In sostanza, la procura ritiene che il decreto d'urgenza del giudice incompetente "si limiti alle sole misure cautelari personali"; sicché il sequestro "come è dato, viene ritenuto vano, anzi controproducente in quanto prevedibilmente subito travolto dalle possibili contestazioni difensive".


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