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Gideon Levy, "finally justice won". In sala ma non per Israele e Palestina

Di Giulia Biasia Martedi 1 Dicembre 2015 alle 22:28 | 0 commenti

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"Finally justice won". Questo l'esordio di Gideon Levy, giornalista del quotidiano israeliano Haaretz, dopo che le oltre cento persone presenti alla serata "Israele/Palestina: quale pace per i due popoli?", organizzata dal Comitato vicentino per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi, sono riuscite ad entrare nei Chiostri di Santa Corona. Giustizia che, tende subito a precisare Gideon Levy, non ha ancora vinto in Medio Oriente. 

Subito si entra nel vivo della questione: quando Israele dice di essere una democrazia ebraica mente a se stessa. "Quest'idea va fermata, Israele non lo può più affermare. Per molti anni ho pensato a come si possa vivere così. Un esercito di occupazione che ha ucciso cinquecento tra donne e bambini l'anno scorso a Gaza come può definirsi l'esercito più morale del mondo?" Gli israeliani possono anche essere persone di valore, persone buone, ma come posso essere cieche riguardo a ciò che succede dietro casa loro? "Tutto parte dalla concezione che gli abitanti di Israele si considerano il popolo eletto e che nessuna legge li può controllare o comandare. Si considerano vittime della storia. Gli israeliani vivono in pace con l'occupazione. Credono che i diritti umani e internazionali per i palestinesi non valgano perché non sono esseri umani. I media israeliani diffondono questa idea. Ogni palestinese diventa terrorista." Capiamo da lui, quindi, che per gli israeliani diventa facile vivere con l'occupazione perché viene giustificata come cosa necessaria e, soprattutto, fatta per sconfiggere i palestinesi. "Durante la Terza Intifada, in corso negli ultimi mesi, israeliani hanno ucciso ragazzini palestinesi per la sola colpa di avere in mano una forbice, per esempio. Ma si deve fare, perché sono terroristi." Per gli israeliani uccidere palestinesi è un hobby, dice Levy. La società israeliana si sta spostando verso l'estrema destra. "Per me l'unica speranza è un intervento internazionale. Non cambierà niente all'interno della società. Per anni ho supportato l'idea di creare due Stati e tutt'ora la supporto. Purtroppo questa soluzione è un treno che è partito dalla stazione e il treno, di solito, non torna indietro. Perciò credo non si debba più parlare di queste cose, ma di un solo argomento: uguali diritti. Un diritto, un voto. Israele, con le sue idee, non è una democrazia. È un apartheid. Ora sta a voi. Siete pronti a vivere con un'apartheid nel giardino dietro casa vostra?"

Parole forti, di denuncia, rammarico nella voce. Sogni, speranze e magari un miracolo. Ci vorrebbe un miracolo, dice in ultima battuta Levy. E a noi sorge spontanea una domanda: la pace per questi due popoli, allora, qual è? 

Il Comitato vicentino per la liberazione dei prigionieri palestinesi è costituito dalle seguenti organizzazioni: Amnesty, Arci, Associazione civica Vicenza Capoluogo, Associazione Nuova Sinistra, Cgil, Donne in rete per la pace, Pax Christi, Progetto sulla soglia, Salaam ragazzi dell'Olivo.

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