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I primi 200 debitori di Banca Popolare di Vicenza: il GdV ha pubblicato quelli di Veneto Banca, ma gli sono... sfuggiti questi. Questione di budget?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 30 Novembre 2017 alle 16:25 | 0 commenti

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L'omertà della stampa vicentina: rilanciati i nomi dei debitori di Veneto Banca, oscurati quelli di Banca Popolare di Vicenza. Questione di budget?
Il 24 novembre 2017 Il Corriere della Sera pubblicava un estratto dell'elenco dei primi 100debitori di Veneto Banca in sincronia con La Stampa, Il Messaggero e Il Gazzettino, ma soprattutto in strana contemporanea con la prima udienza del processo per il crac della ex Popolare di Montebelluna in cui il principale imputato è Vincenzo Consoli, sul cui trattamento equo (è stato messo gli arresti domiciliari, ha subito il sequestro di beni e pensione, ha avuto il passaporto ritirato...) noi abbiamo sempre più dubbi ogni giorno che passa.

A noi per questo basta confrontare i provvedimenti presi a Roma contro Consoli, a parità di ipotesi di reato e di peso nelle rispettive banche (le altre sono chiacchiere) e  confrontarli con la bambagia in cui vive l'altro dominus di una delle due ex banche venete, Gianni Zonin, imputato per Banca Popolare di Vicenza, a piede libero, in giro per il mondo e con i beni donati ai cari figli.

Ma a Vicenza anche le parole equità e trasparenza dell'informazione latitano.

Se il 25 il locale GdV riprendeva con titoloni quell'elenco parziale, dal 26 in poi, il giorno successivo a quello in cui La Verità pubblicava in esclusiva l'elenco totale dei primi 200 debitori della BPVi, di questo elenco berico non c'è traccia alcuna sulle pagine della stampa locale.

Per rispetto dell'onore di Gianni Zonin o per timore di perdere un po' di pubblicità di qualcuno dei nomi richiamati?

Ecco qui l'elenco completo dei primi 200 e passa debitori di BPVi (distinti tra quelli messi a sofferenza e quelli a incaglio, ndr) on l'utile e lucido articolo del direttore de La Verità Maurizio Belpietro, che, tra l'altro, e non è poco, distingue tra debitore e debitore così: "non tutti i nomi appartengono alla categoria bidonisti, nel senso che non tutti sono tipi da «Prendi i soldi e scappa». Molti sono comuni imprenditori, che come quasi tutti gli imprenditori si fanno finanziare per crescere e lavorare.". Non tutti i debitori della BPVi sono bidonisti, ma il bidone ai lettori della stampa locale è stato pur confezionato dal quotidiano di Confindustria Vicenza.

 


I grandi debitori della Popolare di Vicenza
Pubblichiamo i nomi di chi ha avuto i soldi
Tutti i crediti a rischio dell'ex istituto di Zonin. Ma è sbagliato considerare chiunque abbia preso denaro come responsabile dei crac. A fare chiarezza, in teoria, doveva essere la commissione di Casini. Che sembra pensare più al suo destino che a quello del risparmio



di Maurizio Belpietro

, da La Verità

Fossi in Pier Ferdinando Casini non applicherei il segreto di Stato sui nomi dei principali debitori delle banche che hanno fregato i risparmiatori: tanto è evidente che prima o poi diventeranno pubblici. Anzi, lo sono già, prova ne sia che oggi (25 novembre, ndr) contribuiamo a svelarne un certo numero. Ieri (24 novembre, ndr)m ha fatto lo stesso il Corriere della Sera, che ha messo in prima pagina l'elenco di chi ha ricevuto montagne di soldi da Veneto Banca. Intendiamoci: non tutti i nomi appartengono alla categoria bidonisti, nel senso che non tutti sono tipi da «Prendi i soldi e scappa». Molti sono comuni imprenditori, che come quasi tutti gli imprenditori si fanno finanziare per crescere e lavorare. Il problema è semmai
se tra questi ce n'è qualcuno che si è fatto finanziare e poi se l'è svignata, evitando di restituire il malloppo. Ecco, è la lista di questa categoria di furbi quella che vorremmo ottenere e pubblicare. Ma ponendo il segreto su nomi ed erogazioni di denaro, il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche invece di aiutarci a far luce su quanto è accaduto allo sportello e su chi abbia le responsabilità dei crac, mette il coperchio su tutto. Anzi, la sensazione è che Casini voglia mettere una pietra sul passato, evitando di aprire il vaso di Pandora dei fallimenti bancari. Del resto, già è singolare che l'ex presidente della Camera, uno che mastica politica fin da quando aveva i calzoni corti, invece di partire dall'inizio e cercare di svelare i traffici che hanno mandato in malora il Monte dei Paschi di Siena, istituto che è stato salvato solo grazie all'intervento dello Stato, ossia con i soldi dei contribuenti, cominci dalle banche che sono andate a gambe all'aria dopo. Di solito, per ricostruire i fatti si inizia dal punto di partenza, non dalla fine. Invece guarda caso, l'ex allievo di Arnaldo Forlani, il più felpato dei democristiani, ha scelto di saltare subito alle conclusioni, cioè ai default di Popolare di Vicenza e Veneto banca, i due istituti di credito più lontani dal Palazzo e forse anche quelli dove la politica c'entra meno. Qualcuno ha ipotizzato che la scelta non sia casuale, come la stessa nomina di un parlamentare esperto come Pierferdy. Anzi, c'è chi si è spinto a dire che Casini sia stato voluto da Matteo Renzi, con il quale si è recentemente incontrato a Firenze, proprio allo scopo di parlare il meno possibile di due banche toscane come Mps e Banca Etruria, entrambe spine nel fianco del segretario Pd. Cattiverie messe in circolo dai concorrenti politici? Forse. Ma, come diceva Giulio Andreotti, a pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca. Sta di fatto che, mentre escono i nomi dei grandi debitori delle banche venete finite in malora (oggi pubblichiamo quelli di Popolare di Vicenza e in massima parte si tratta, come vedrete, di imprenditori nel ramo immobiliare, il più colpito dalla crisi e dai governi), è silenzio di tomba su quelli di Etruria. Evidentemente sulla clientela della popolare di Arezzo tanto cara a Pier Luigi Boschi e alla sua figliola Maria Elena, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio oltre che madrina della fu riforma costituzionale, il segreto di Stato è più segreto di quello che vige altrove.
Ciò detto, nei panni di Casini (nei quali a dire il vero ci troveremmo un po' a disagio, dato che dopo una vita col centrodestra è finito, come un Marco Follini qualsiasi, a fare comunella con il centrosinistra) faremmo cadere ogni segreto rendendo pubbliche le liste. In questo modo si eviterebbe la caccia alle streghe, ma soprattutto di fare di ogni erba un fascio. Se qualcuno, causa crisi, si è indebitato e non è riuscito a restituire con regolarità i finanziamenti ricevuti, come è successo a migliaia di imprenditori, alcuni dei quali si sono suicidati, è un conto. Se invece c'è chi fa la bella vita con i soldi degli altri - in questo caso dei risparmiatori - allora la faccenda cambia. Dunque, caro Pierferdy, invece di far calare il sipario sui nomi, lo alzi. Servirà a lei, per dimostrare di non essere stato messo lì per tener chiusi gli scheletri negli armadi, servirà ai truffati per sapere chi devono ringraziare. E già che c'è accetti un altro consiglio: chiami a testimoniare Federico Ghizzoni, ex amministratore di Unicredit. Non sta bene che un sottosegretario annunci una querela per difendersi da un'accusa e poi, quando c'è l'occasione per chiarire se l'accusa è vera o falsa, si rinunci ad ascoltare chi sa come sono andate le cose. Lei ha un passato, veda di non rovinarsi il futuro.


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