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I quarant'anni di prigionia di Leonard Peltier

Di Citizen Writers Sabato 6 Febbraio 2016 alle 14:49 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo

Se restate indifferenti di fronte a quaranta anni di ingiusta prigionia, cercate di pensare cosa prova quest'uomo, come ha vissuto rinchiuso in una cella, perché non si è mai piegato. Il 6 febbraio del 1976 Leonard Peltier, nativo americano ed attivista per i diritti del suo popolo, entrò in una prigione statunitense con l'accusa di aver partecipato all'uccisione di due agenti FBI.

Fu condannato, dopo un processo nel quale le irregolarità e le discriminazioni furono all'ordine del giorno, da una giuria formata da soli bianchi di Fargo, città nota per i sentimenti anti-indiani, e da un giudice noto per il suo razzismo. Furono utilizzate testimonianze discordanti e palesemente pilotate.

A Leonard Peltier fu sempre negata la revisione del processo, nonostante nuove testimonianze e prove lo scagionassero. Oggi, dopo quaranta anni di carcere duro e lunghi periodi di isolamento, Leonard Peltier continua a subire l'ingiustizia di vedersi negata la libertà a causa del suo essere nativo americano, di aver vissuto in una riserva indiana, di aver lottato per i diritti del popolo al quale appartiene. Un popolo fiero che è stato massacrato, brutalizzato, umiliato e ridotto, dal “progresso” del quale erano portatori i “bianchi” e la loro società capitalista, a sopravvivere in assenza di diritti e senza un futuro degno di questo nome.

Leonard Peltier è il simbolo della discriminazione e del razzismo che ancora oggi sono caratteristiche radicate nella società statunitense. È la prova che i diritti umani non vengono rispettati in quel paese che pure è considerato esempio della democrazia e della civiltà occidentale e che vuole imporre il proprio modello a tutto il mondo. L'ingiustizia che ha subito e continua a ricevere Leonard Peltier è figlia della mentalità che è propria di chi si crede “padrone del mondo”, di quella crudele superiorità che porta gli Stati Uniti (e i suoi vassalli) a “esportare la democrazia” con guerre imperiali che servono a sottomettere chi non segue il loro modello e creano milioni di morti.

Leonard Peltier, oggi, è un uomo di oltre 70 anni che è imprigionato perché ha avuto il torto di nascere nella parte sbagliata del mondo e di lottare per il riscatto del suo popolo. Questa è la sua vera colpa, non altre. Ed è per questo che ogni sincero democratico dovrebbe alzare la voce e chiedere, anzi pretendere, la sua liberazione immediata. La deve pretendere abattendo il muro di indifferenza, silenzio e omertà che avvolge la storia di Leonard Peltier per non perdere quel residuo di umanità e di giustizia che ancora esistono e per le quali è necessario lottare sempre.

Leonard Peltier non è stato fiaccato da quel potere spaventoso che lo ha costretto in prigione perché voleva vivere a testa alta. Leonard Peltier è comunque un uomo libero perché non si è mai piegato e ancora pensa. È libero perché ha mantenuto gli ideali di quando era giovane e ha ancora la volontà e la forza di lotta per i diritti del suo popolo nonostante tutto quello che ha dovuto subire e ancora subisce.

Leggi tutti gli articoli su: Giorgio Langella, Leonard Peltier

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