Il Messaggero Veneto: l'inchiesta dei pm su BPVi a una svolta, presto i sequestri
Sabato 28 Gennaio 2017 alle 10:34 | 0 commenti
Il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri nella sua relazione sul crac della Banca Popolare di Vicenza prospetta l'applicazione di misure cautelari reali: così, conclude Il Messagero Veneto, "la Procura è pronta a procedere con il sequestro di parte del patrimonio della banca (in veste di persona giuridica) e degli altri nove indagati che rappresentavano gli ex vertici dell'istituto di credito. Un passaggio sul quale i pubblici ministeri Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi (titolari dell'inchiesta sulla Popolare) per altro starebbero già lavorando da tempo per quantificare le somme da sottoporre al sequestro. «Il patrimonio della Banca popolare - scrive il procuratore capo nella sua relazione - è stato artatamente sopravvalutato, attribuendo alle quote del proprio capitale un valore esoso rispetto a quello obiettivo»".
«La Popolare - continua Cappelleri - ha dato un serrato impulso alla diffusione delle quote, vendute anche attraverso una divulgazione non sincera dell'affidabilità degli acquisti e collocate presso una grande platea di investitori e risparmiatori. E quando costoro, posti sull'avviso dai sentori di crisi della banca, hanno chiesto di poter ritornare le quote - spesso acquistate con tale patto - l'istituto ha attuato molteplici ostruzionismi, tranne che nei confronti di taluni soggetti più graditi».
Il Messaggero Veneto ricorda che "il procedimento penale che era stato aperto a Udine è stato trasmesso per competenza territoriale a Vicenza. A ordire le presunte truffe sull'acquisto di azioni in cui oltre un centinaio di clienti delle sedi friulane della BpVi avrebbero perso tutto, o parte dei loro risparmi, sarebbero stati gli «organi centrali». È a monte, quindi, nel quartier generale dell'istituto di credito che fu di Gianni Zonin, che si deve indagare e processare i responsabili. Ecco perché gli atti cui da quasi un anno la Procura e la sezione di Polizia giudiziaria della Guardia di finanza di Udine stavano lavorando, a fronte della marea di denunce presentate da correntisti ritrovatisi dall'oggi al domani con carta straccia in mano, si trovano negli uffici della Procura di Vicenza. Una questione di competenza territoriale. A ottobre era stato il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolò, a spiegare la ratio dell'operazione. «Le iniziative di presunto raggiro dei clienti - aveva detto De Nicolo - non erano assunte motu proprio dai direttori e dai funzionari delle filiali friulane che li consigliavano, ma derivavano dalle istruzioni degli organi centrali della banca. I concorrenti nei reati, quindi, vanno individuati nella catena di comando».
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