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Immobiliare Stampa vada ai soci della ex BPVi con i suoi 204,3 milioni di euro di patrimonio. E basta con le ipocrisie dei 'ristori al pubblico' dei denari persi dai risparmiatori privati!

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 16 Agosto 2017 alle 10:53 | 1 commenti

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Pubblicato il 15 agosto alle 13.41, aggiornato il 16 alle 10.53. Qualche tempo fa il Giornale di Vicenza ha informato che, dei 300.000 metri quadrati di immobili di BPVi, Banca Intesa Sanpaolo ne aveva "ritirato" solo 25.000 metri quadri, senza peraltro fornire alcuna indicazione. Al momento, quindi, si può solo immaginare che quali immobili passino a Banca Intesa e quali restino in Banca Popolare di Vicenza in Liquidazione Coatta Amministrativa sia ancora oggetto di trattativa. Se così fosse e se Immobiliare Stampa Scpa, l'immobiliare controllata al 100% dalla ex BPVi, rimanesse nel "perimetro" della LCA ci sarebbero 203 milioni circa, per lo meno a bilancio, su cui contare "anche" per i soci truffati della ex Popolare al di là dei fantasmagorici, e forse solo virtuali, numeri dei denari recuperabili dai crediti in sofferenza, la cui monetizzazione appare a dir poco problematica visti i criteri con cui sono stati elargiti, magari anche in cambio di "baciate", durante la gestione di Gianni Zonin. 

Dal Bilancio consolidato 2016 della Banca Popolare di Vicenza si legge: «La Società (Immobilare Stampa scpa, ndr), controllata al 99,92% da Banca Popolare di Vicenza e partecipata allo 0,04%, rispettivamente, da Banca Nuova e da Servizi Bancari, gestisce il patrimonio immobiliare del Gruppo, i servizi immobiliari e l'attività amministrativa inerente alle locazioni degli immobili di proprietà affittati a terzi e degli immobili che le banche del Gruppo hanno in locazione da terzi. A far data dal 1° gennaio 2016, nell'ambito delle linee guida del precedente Piano Industriale di Gruppo che prevedono una semplificazione della struttura operativa, la Società ha incorporato Monforte 19 Srl, già controllata al 100% dalla Capogruppo Banca Popolare di Vicenza. La Società chiude l'esercizio 2016 con una perdita di 4,5 milioni integralmente riferibile alle rettifiche di valore da deterioramento (6,2 milioni di euro), al netto del relativo effetto fiscale, effettuate su taluni immobili di proprietà al fine di allineare il relativo valore di bilancio al valore della perizia di stima effettuata da un esperto indipendente. Il patrimonio netto della Società è pari a 204,3 milioni di euro».

Allora, se così fosse, se cioè Intesa Sanpaolo ancora non avesse sciolto le sue riserve sull'Immobiliare, di cui fu presidente anche Gianfranco Pavan cognato di Zonin e tra i cui fornitori entravano solo gli "amici", cari politici, in passato "lontani" da quel che succedeva nelle stanze del potere che frequentavate ma delle cui azioni contro i cittadini soci eravate ignari, perchè mettersi in mostra con i capelli strappati chiedendo che la sede di Via Btg. Framarin e/o Palazzo Thiene diventino di proprietà della comunità, leggasi il Comune di Vicenza, in forza di una sorta di "ristoro" pubblico del danno privato.

È una richiesta ipocrita, perchè poi, se accolta, vi farebbe gridare addirittura alla "conquista" per il popolo, ma è anche un'ipotesi a dir poco offensiva per quella comunità, che a parole amate tanto, nei giorni delle votazioni in calendario, ma che è stata tradita prima dai banchieri con i soldi altrui poi dai complici collusi o solo pronti a girarsi dall'altra parte per non vedere.

Le decine di migliaia di cittadini soci oggi hanno bisogno di soldi veri, una parte almeno di quelli bruciati anche dall'indifferenza di chi poteva intervenire, non tutti, certo, ma tanti, e non saprebbero che farsene della direzione centrale della ex banca o della sale di Plazzo Thiene.

Anzi, per loro, se non avranno i loro soldi, e i 203 milioni di Immobiliare Stampa sarebbero, secondo gli ultimi calcoli, il 25% di quello che basterebbe a chiudere la partita per i soci di entrambe le banche venete che non hanno transato, potrebbe essere una sofferenza doppia dover andare a sbrigare le loro pratiche comunali là da dove partivano gli ordini per depredarli o sapere che in tanti potrebbero visitare e ammirare le sale dei tesori di Palazzo Thiene e della ex BPVi acquistati sempre con i loro soldi e talvolta in maniera non proprio cristallina.

Come documenteremo...

P.S. Intesa Sanpaolo si farà convincere a "lasciare" simbolicamene alla città i due palazzi, uno dei quali, il Thiene, vincolato come e più del Torrione di Porta Castello e per giunta con opere insindibilmente incluse?

Bene, ma allora Achille Variati e Jacopo Bulgarini d'Elci cerchino altri mecenati alla Antonio Coppola, magari più possenti, anche se nella sua Osteon Technologies srl ci sono milioni e milioni di finanza e non solo i 300.000 euro versati per il Torrione, e facciano versare un po' di milioni per acquistare i due edifici con, intanto, l'incasso a vantaggio dei soci truffati e, poi, con "utilizzo" e, magari fra 90 anni, proprietà a vantaggio della comunità... comunale.


Commenti

Inviato Mercoledi 23 Agosto 2017 alle 20:27

Gli immobili contesi sono immobilibad alto contenuto tecnologico e quello di C. Porti anche artistico , per essere mantenuti per l'uso ipotizzato, hanno bisogno di risorse tecno -ecomiche non indifferenti , e il Comune di Vicenza , prima di ottenerne l'uso , a mio parerece per conoscenza specifica, dovrebbe valutarli sotto l'aspetto tecnico e poi economico.
Gilu
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