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Mancata svalutazione tempestiva delle azioni BPVi: prima tranquillizza, poi anestetizza i soci che scoprono tardi che azione = rischio

Di Giancarlo Marcotti Sabato 18 Febbraio 2017 alle 20:06 | 3 commenti

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Abbiamo già sottolineato che l'offerta transattiva di 9 euro per azione, proposta dalla BPVi in cambio dell'impegno a non adire per vie legali nei confronti della Banca Popolare di Vicenza, equivale ad un ristoro del 14,4% rispetto alla valutazione ormai "storica" di 62,5 euro (o del 15% per chi ha "comprato" titoli a 60 euro). La perdita quindi, per un azionista tipo, si aggirerebbe intorno all'85%. Ovviamente non vogliamo sminuire un dato così drammatico, ma è doveroso, da parte di chi fa informazione corretta (questo aggettivo in un mondo mediatico "normale" non dovrebbe servire, ndr), ricordare che dallo scoppio della crisi finanziaria l'intero settore bancario, mediamente, in Borsa ha subìto un tracollo di questa entità. Si potrebbe quindi dire che l'offerta dei 9 euro "equipara" la perdita subita dagli azionisti della BPVi a quella avuta dagli azionisti delle altre "Popolari"? Assolutamente no!

O meglio, da un punto di vista essenzialmente "numerico" è chiaro che si possano anche avanzare delle similitudini, ma non sarebbe corretto limitarsi ad un'analisi così sbrigativa, perchè le diverse peculiarità vanno evidenziate.

Innanzitutto occorre sottolineare l'aspetto temporale. La gran parte delle perdite subite dai titoli quotati si è materializzata nel periodo che va dal secondo semestre del 2007 al primo trimestre del 2009, mentre, come noto, il tracollo delle azioni della BPVi è avvenuto soltanto negli ultimi due/tre anni.

È evidentemente un'anomalia. Stiamo parlando di titoli appartenenti allo stesso comparto, quindi avranno subìto "contemporaneamente" gli effetti della crisi. E allora come si giustifica tutto ciò?

Evidentemente la differenza sta nel fatto che, come noto, la BPVi non era quotata in Borsa ed il valore della propria azione veniva così ratificato annualmente dall'Assemblea dei soci su proposta del Consiglio di Amministrazione.

Quindi potremmo ritenere che la dirigenza della Banca avrebbe fatto bene a proporre, allo scoppio della crisi, ossia nel 2007/2008, una riduzione del valore della propria azione?

Visti gli sviluppi è facile dirlo ora tanto peggio di come è andata ...

Ma dobbiamo, per onestà intellettuale, chiederci come avrebbero reagito gli azionisti se il CdA avesse proposto nel 2008/2009, in conformità a quanto accaduto sul mercato regolamentato agli Istituti quotati, una riduzione del 50/70% del valore dell'azione.

Non si può infatti ignorare il fatto che crisi economiche si erano verificate anche in passato e la "politica" delle Banche non quotate era sempre stata quella di non ridurre il valore della propria azione, dando ai soci un "segnale di stabilità" che forse aveva anche aiutato gli Istituti a superare momenti di difficoltà.

Purtroppo quella del 2007/2008 non è stata una semplice crisi economica, ma una vera e propria calamità che non si è risolta, almeno nel nostro Paese, nel giro di pochi anni. Quella che stiamo vivendo tutt'ora è la più lunga crisi economica mai vissuta dal nostro Paese dall'Unità d'Italia in poi.

Il non aver ridotto il valore dell'azione, quindi, anziché "calmierare", come era sempre avvenuto in passato, una situazione di difficoltà, ha finito per aggravarla, finché è deflagrata.

Possiamo quindi fare diverse critiche alla "vecchia" dirigenza della BPVi, e tutte ben fondate, ma dobbiamo riconoscere che, dal punto di vista della valorizzazione della quotazione azionaria, essa si è comportata come sempre aveva fatto in passato.

Purtroppo questo comportamento "tranquillizzante", nei confronti degli azionisti è, col tempo, diventato "anestetizzante". Intendo dire con ciò che, nei decenni, non vedendo mai diminuire il valore del proprio capitale, i soci hanno perso la cognizione stessa di investimento in capitale di rischio come quello azionario, assimilandolo invece ad una sorta di "obbligazione", cioè di un titolo di debito che eroga cedole, magari di importo variabile, ma il cui capitale viene comunque "garantito" a scadenza.

Ed è proprio a tal proposito, però, che non va sminuito il comportamento decisamente scorretto della Banca che ha sfruttato questa argomentazione, cioè la stabilità, anzi il perenne tendenziale incremento che avevano avuto le azioni in oltre un secolo di storia della Banca, per convincere i risparmiatori a sottoscrivere aumenti di capitale ad un prezzo decisamente fuori mercato e, soprattutto, quando il valore dei titoli tecnicamente avrebbe già dovuto subire la mannaia della svalutazione.

Purtroppo una azione, quotata o non quotata, rimane una azione, ossia una partecipazione al capitale sociale, e , quando si diventa "soci", si partecipa alla distribuzione degli utili, così come ci si accollano le eventuali perdite.

Questo i soci della BPVi lo hanno saputo, però, solo quando era troppo tardi... anche se almeno noi li avevamo avvisati in tempo!

Se avessero ascoltato i nostri "Warning" invece che poterli rileggere su "Vicenza. La città sbancata" saremmo in tanti più felici.


Commenti

Inviato Sabato 18 Febbraio 2017 alle 21:24

Peccato che qui sia intervenuto il Governo ad imporre il passaggio per le banche ad alta capitalizzazione, altrimenti sarebbe stata un'altra storia
Inviato Domenica 19 Febbraio 2017 alle 14:50

Peggio dei tempi della Banca Romana di fine'800. Il governo di Renzi è intervenuto? Via siamo seri questi avvocaticchi scout quarantenni che non hanno ne arte ne parte, senza storia, cosa sono intervenuti a fare? Quando i buoi erano scappati? Come possono certi giovincelli parlare o discutere di economia, senza sapere cosa è una cambiale? Che non esiste più? Pagare il lavoro con i Vaucher un delitto! I fallimenti delle banche? ladrocinio legalizzato! Nessuno dice dove sono andati a finire 15 miliardi dei Vicentini? Forse la sa il Dr. Kaiser. Amen.
Inviato Domenica 19 Febbraio 2017 alle 19:26

Decreto Legge n. 3 del 2015, obbligo di trasformazione in spa e quotazione, modifiche al diritto di recesso, ecc. Questo, io, lo so.
Ancora, no, non so che fine abbiano fatto i soldi, altrimenti almeno i miei andrei a riprenderli, ma non penso li abbiano i giovani pagati coi voucher, né gli scout, né gli economisti giovincelli ecc.
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