Quotidiano | Categorie: Economia&Aziende

La nuova BPVi di Mion e la vecchia di Zonin hanno in comune i nomi dei due Gianni e la censura, oltre ai 118.000 soci "traditi". Dal Cda probitoci arriva "la" notizia: Consoli punito per ostacolo alla fusione delle venete

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Martedi 6 Settembre 2016 alle 20:37 | 0 commenti

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Come reazione alla nostra determinazione nell'informare completamente e senza veli i lettori la "nuova" Banca Popolare di Vicenza di Gianni Mion, Salvatore Bragantini, Francesco Iorio & c. ci esclude dalle sue conferenze stampa, imitando in ciò Confindustria Vicenza e peggiorando addirittura, se possibile, il comportamento della "vecchia" BPVi di Gianni Zonin, Samuele Sorato, Giuseppe Zigliotto & c. Ma, dopo aver segnalato questo comportamento con un esposto ufficiale all'Ordine dei Giornalisti del Veneto, al Sindacato dei Giornalisti del Veneto e a OSSIGENO per l'Informazione (OSservatorio Su Informazioni Giornalistiche E Notizie Oscurate, l'Osservatorio promosso da FNSI e OdG sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate, di certo non ci fermiamo di fronte a questa evidente censura, che anzi ci spinge  a fare di più (chi opera bene non nasconde...).

E, prima ancora di riferire, magari domani stesso, su tante altre questioni aperte sull'inchiesta attuale sulla ex Popolare vicentina, che ha danneggiato 118.000 soci, svisceriamo, quindi, alcune frasi della "conferenza stampa proibita" di ieri riportate dal giornale dell'ex Ario Gervasutti e non evidenziate in maniera appropriata.

Prendiamo spunto dall'esposizione del GdV a firma del suo nuovo direttore, per ora ad interim, Marino Smiderle, da sempre comprensibilmente innamorato della banca visto che ne è stato anche dipendente.

Intanto, quasi da "nostro" inviato infiltrato, ci sintetizza anche quanto riportato nel comunicato stampa: circa 800 milioni di perdita nel semestre, discesa del "Cet1 al 10,75 per cento, un livello di nuovo pericolosamente vicino al limite del 10,25 per cento prescritto quale soglia minima dalla Bce", dopo un altro rosso significativo che però, "sperano", non "prevedono", il presidente Gianni Mion e l'ad Francesco Iorio sia effetto "di un'ultima, si spera, grande operazione di pulizia, comprensiva di «inopinati», la definizione è di Iorio, incidenti di percorso, tipo l'esercizio del diritto di recesso sull'accordo di bancassurance da parte di Cattolica che incide per 313 milioni".

Ma se "altri 250 milioni sono stati usati per aumentare la copertura crediti, arrivata ora al 46,2 per cento, mentre circa 150 milioni, tra rettifiche relative al capitale finanziato e altri reclami, sono stati accantonati per le litigation" e se "nel frattempo, come ha rivelato lo stesso Iorio, ci sono ora circa 7.000 soci che reclamano rimborsi per 620 milioni" ecco la prima frase, questa volta di Iorio, che Marino Smiderle riferisce a chi, come noi, è dietro il buco della serratura delle proibizioni (o anche dietro la lavagna dei "cattivi", fate voi) e che farà riflettere il procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri che più volte ha dichiarato che se la banca non verrà incontro ai danneggiati lui sarà costretto ad agire sui beni della banca stessa a loro tutela cautelare: «Dobbiamo però valutare il petitum effettivo e poi valutare la conciliazione con i soci».

Ma se Iorio frena di certo Bragantini non accelera sul fronte "ristori", quando, ce lo sussurra Smiderle, dice: «Vorrei che fosse chiaro un concetto. Noi difendiamo il patrimonio della banca». Ahi, ahi Cappelleri...

Dopo altre considerazioni, già fatte da tempo da noi cattivi, sulla possibile insufficienza delle coperture sui crediti a vario titolo e in varia misura a rischio, i cosiddetti NPL, e dopo l'evidenziazione di una aggiuntiva "perdita derivante dalla gestione operativa" per circa 84 milioni per minori ricavi e per la contrazione delle masse amministrate, anche se, ha detto Iorio, quello che assicurava sulla magnificente bontà del suo piano industriale prima di (non) andare in Borsa, «da fine maggio la raccolta è tornata a crescere e ad agosto abbiamo chiuso con una crescita di 850 milioni», ecco che  spunta il suo ennesimo piano industriale: «entro la prima metà di ottobre presenteremo un aggiornamento del piano industriale».

Un giornalista dell'Ansa il 7 luglio, data dell'ultima conferenza stampa in cui ci hanno fatto ascoltare le promesse di Iorio, aveva chiesto, cattivone anche lui, ma tanto sta a Milano e viene di rado, perchè Francesco Iorio fosse stato confermato Ad nonostante avesse "toppato" tutti i suoi obiettivi.

E ieri, visto che non c'eravamo noi ma soprattutto, forse, non c'era il collega dell'Ans(i)a, per Iorio, l'Ad ha ammesso che, beh, finora, 1,8 milioni di euro di buona entrata e 1,5 milioni di stipendio (oltre che super appartamenti e doppia auto) gli sarebbero stati concessi per "la gestione straordinaria, nel senso che tra cessione di npl..., ipotesi di collaborazione o fusione con Veneto Banca... e contatti con potenziali acquirenti, fino a questo momento la gestione ordinaria per tornare a «fare banca» è stata trascurata". Questo come se tutti gli altri dieci manager che si è portato appresso siano lì a fare le belle statuine, anche se pregiatissime visti gli emolumenti da nababbi percepiti, altro che da spending review alla Veneto Banca...

Spending review che, invece, andrà applicata, e con durezza, sui tagli dei dipendenti (non quelli milionari o da centinaia di migliaia di euro all'anno come Giampiero Beltotto e Image Building, i comunicatori che non amano comunicare) visto che, ci ricorda il nostro inviato/infiltrato, "il rapporto costi/ricavi... è ancora alto, superiore al 90 per cento. Sia perché sono diminuiti i ricavi, sia perché il giro di cambiamenti non ha certo fatto abbassare i costi. Morale, triste, della favola è che i 550 esuberi previsti dall'ultimo piano «non saranno sufficienti». Di numeri sui nuovi possibili tagli Iorio non ne fa, ma se si tiene conto che la media di sistema del rapporto costi/ricavi è attorno al 60 per cento, non si va lontano dal vero ipotizzando altri mille esuberi" con buona pace, ulteriore, dei sindacati e del territorio già martoriato dal Gianni predecessore di Mion, l'omonimo Zonin.

Omonimo e in accordo col Cda di Mion nel sostenere  che le "baciate" sono legittime: "traduzione - sintetizza efficacemente Smiderle -: dei prestiti "baciati" si chiederà il rimborso" , anche se, non si sa poi su quali a questo punto svuotate basi, continuerebbe, "l'azione di responsabilità" verso Zonin & c.

Tanto più che i due Gianni su un'altra cosa sono d'accordo, la fusione con Veneto Banca.

Tanto che «se la fusione l'avessero fatta qualche anno fa quando la raccomandava la Banca d'Italia - ha detto Mion - forse oggi saremmo in condizioni migliori».

Ecco perchè, e Antonino Cappelleri starà tirando un sospiro di sollievo, Vincenzo Consoli è ai domiciliari e con 45 milioni sequestrati in via cautelare su decisione della Procura di Roma: non per reati che avrebbe commesso (anche se per cifre inferiori) così come Gianni Zonin, libero e senza beni sequestrati per scelta della Procura di Vicenza, ma perchè il dominus della Popolare di Montebelluna ha osteggiato quello della Popolare di Vicenza commettendo il reato di "ostacolo alla vigilanza" di Bankitalia, che voleva la fusione delle due banche, e di "aggiotaggio", per averne fatto scendere (e non gonfiare) il valore delle azioni.

Perchè, ma qui il problema è di regole di matematica in cui procuratori, giornalisti e amministratori di banche si potrebbero perdere, i meno 5 miliardi di flop della Veneto moltiplicati per i meno 6 miliardi della Vicenza avrebbero fatto, per i due Gianni?, "più 30 miliardi" in totale (in matematica meno per meno fa più).

Peccato, però, che se i pani e i pesci li ha moltiplicati solo un certo Gesù, neanche la Banca d'Italia mai sarebbe riuscita a sostituire una moltiplicazione con una addizione che ai meno 5 dei trevigiani sommasse i meno 6 e passa dei vicentini creando un meno 11 miliardi per i soci e moltiplicandone, ora sì, l'effetto a oltre 30 miliardi di danni indotti per i due territori.

Ora in evidente recessione anche se a Vicenza, fidatevi di Iorio e del storico Smiderle, a risolvere tutto ci penserà il piano industriale di Francesco Iorio numero...

Non ci ci ricordiamo più che numero abbia quello prossimo di ottobre.

A contare i suoi piani ci è venuto, infatti, il mal di testa come quello che ha colpito chi ha provato a capire ieri la catena di controllo de Il Giornale di Vicenza...


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