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L'audizione dello "smemorato di Vicenza" Gianni Zonin: pochi ma netti autogol tra mille "non ricordo" e dichiarazioni "baciate" pro Bankitalia

Di Silvano Trucco, ex dg Bene Banca Giovedi 14 Dicembre 2017 alle 23:55 | 0 commenti

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Ieri, 13 dicembre, è stato audito il Cav. Gianni Zonin (nella foto di archivio cuol suo legale Enrico Ambrosetti), Presidente di Banca Popolare di Vicenza ininterrottamente dal 1996 al novembre 2015, per molti il vero e proprio dominus della banca. Una testimonianza molto ermetica, di fatto inutile essendo piena di "non so, non ricordo, non avevo i poteri, in CdA venivano portate in delibera solo pratiche superiori ai 50 milioni e le assunzioni dei dipendenti col grado minimo di dirigente...". La figura professionale di Giannandrea Falchi, già segretario particolare del Direttorio di Bankitalia sin dall'era di Mario Draghi, era stata suggerita a Zonin da un rappresentante delle Istituzioni, se non un diplomatico americano di rango...

Affermazione alla quale il presidente Pier Ferdinando Casini è intervenuto per puntualizzare, come ha fatto varie volte e, comunque, sempre tutelando Zonin, la mancata ingerenza di Bankitalia.

Zonin non conosceva gli altri vigilantes approdati a Vicenza per effetto del collaudato sistema delle "porte girevoli" ...

"Cosa vuole, i dipendenti erano 5.500 io non potevo conoscerli tutti. Le assunzioni competevano al DG che era capo del personale" cosi ha sbottato il Presidentissimo ad una domanda incalzante di un Commissario.
Tutto in sostanza era demandato al Dg e per Ad ai soggetti delegati in materia di finanziamenti, ossia alla struttura di vertice sul credito ed al Comitato Esecutivo di cui non faceva parte il Presidente Zonin.
In sostanza Zonin, a suo dire, è stato per 20 anni una sorta di spettatore degli avvenimenti della Popolare vicentina, essendo impossibilitato per difetto di compiti e poteri, ad intervenire per ostacolare una simile deriva ...
E da Bankitalia "nessun ORDINE" in relazione a possibili aggregazioni con altri istituti malati.
Per ben 3 volte il Cav. Zonin ha esplicitato le parole "NESSUN ORDINE" da parte di Bankitalia, eccetto quelle "poche lettere arrivate", tra cui il divieto per 3 anni di aprire nuove filiali, giunto nel 2012.
Beh, a mio avviso il dott Zonin è stato abile a raggirare l'ostacolo, difendendo così Bankitalia (non altrettanto invece ha fatto con la BCE, criticata anche aspramente), trincerandosi dietro il termine "ORDINE" ...
Vale la pena ricordare come gli "ordini" Bankitalia sia sì legittimata a imporli in funzione del TUB, ma alle banche in cattivo stato di salute, ossia quelle non più in grado di proseguire con le proprie gambe per cui diventa essenziale e vitale cercare una aggregazione con altri Istituti di "elevato standing". Gli "ordini" vanno al di là della consolidata "moral suasion" e si sono verificati con missive scritte della Vigilanza senza ombra di dubbio nel caso Etruria, mentre all'Istituto candidato aggregante Banca d'Italia non ha inviato comunicazioni scritte... Questo è sicuro. Magari sono intervenuti colloqui, telefonate, promesse, che per loro natura sono difficili da provare.
Ma limitandosi ad escludere categoricamente gli "ordini ricevuti" la risposta è stata di molto agevolata, tant'è che è stata ribadita più volte dall'audito.
Concludo questa mia riflessione con un paio di considerazioni, di cui una molto utile comunque a misurare il grado di miopia delle visite ispettive di Bankitalia che, stante quanto testualmente dichiarato da Zonin ci sono state "un anno si ed un anno si".
In primis è vero che al Presidente di norma non competono poteri specifici, salvo casi di eccezionalità e di urgenza non potendo svolgere per normativa bancaria ruoli esecutivi, ma è altrettanto vero che il Presidente è la massima figura apicale di un Istituto cui si rapporta nel continuo l'A.D. e/o il D.G., spettando proprio al Presidente il compito di favorire la dialettica in seno al CdA ed i flussi informativi con le strutture delegate di vertice.
Anche se il CdA può delegare compiti e poteri di delibera fino ad un certo ammontare a soggetti o strutture delegate, è altrettanto vero ed insindacabile come ogni esercizio di un potere delegato debba venire rendicontato al CdA alla sua prima riunione utile.
Ergo Zonin, come tutto il CdA, poteva e doveva conoscere ogni accadimento all'interno della Banca.
Ma la dichiarazione a mio avviso più significativa è quella resa da Zonin in seguito all'intervento dell'On. Villarosa il quale, sulle famose "baciate", ha evidenziato l'incongruenza tra quanto comunicato alla stampa nel 2014 dallo stesso Zonin e quanto dichiarato ieri in audizione, ossia l'aver appreso dell'esistenza di siffatte operazioni solo in data 7.5.2015 per bocca dell'ispettore BCE che lo aveva convocato d'urgenza a Milano.
In particolare nel 2014 il Presidente aveva dichiarato come solo il 40% dei soci aderenti all'aumento di capitale aveva richiesto un finanziamento alla Banca al fine di sottoscrivere le azioni in argomento. Quindi di fatto Zonin aveva ammesso con tale dichiarazione l'implicita conoscenza del fenomeno.
A tale assunto l'ex Presidente ha replicato con l'unica dichiarazione a mio avviso utile ai fini della Commissione.
Ancorchè il divieto di finanziare l'acquisto di azioni del proprio istituto sia vietato dal Codice Civile, "Bankitalia per le popolari ha concesso una deroga dato che per tale tipologia di banche è ammesso il finanziamento ai propri soci". Perlomeno queste sono state all'incirca le parole di Zonin, il quale però ha reso in materia forse l'unica informazione tecnica precisa di tutta l'audizione.
Ossia Bankitalia ha reso possibile il finanziamento ai soci per l'acquisto di azioni limitatamente alle prime 100 azioni, ossia per un controvalore massimo di 6.250 €!
Zonin ha reso tale dichiarazione con assoluta sicurezza e senza esitazione alcuna.
Ma se così stanno le cose, le giustificazioni in audizione di Barbagallo circa le difficoltà oggettive della vigilanza - in ispezione pressochè annuale a Vicenza - di riscontrare l'esistenza delle baciate per via di mancata corrispondenza di importi e soggetti e di triangolazioni anche con l'estero, cadono in maniera inesorabile dopo essere di per sè stesse già poco credibili se non altro perchè la Bce le ha riscontrate, e per centinaia, di milioni alla prima ispezione!
Ecco, a mio avviso, questo è l'aspetto da approfondire per riscontrare, se ancora ce ne fosse il bisogno, le carenze dell'attività di vigilanza in terra veneta.
Niente a che vedere quindi con il "commissariamento preventivo" della Bene Banca e con le "doti predittive e prognostiche" utilizzate in provincia di Cuneo per stoppare una banca in piena salute "prima che i problemi sorgessero e potessero intaccare una realtà ancora sana e solida" per usare le stesse parole della Vigilanza; una piccola banca sì, ma fortemente radicata sul territorio, con una eccedenza patrimoniale di un quarto sui requisiti minimi e risultati reddituali RECORD nella storia pluricentenaria della bcc di Bene Vagienna.
Ma questa è  Banca d'Italia e questa è la sua attività di vigilanza che è auspicabile venga adesso evidenziata e possibilmente riformata, in ottica quanto meno futura di tutela del risparmio e dei risparmiatori.
Al riguardo mi permetto di segnalare l'articolo di Paolo Fior ("Bankitalia, se con Etruria & C ha fatto tutto quanto poteva allora la sua azione è inutile") su IlFattoQuotidiano.it del 12.12.2017, post audizione di Barbagallo.
Grazie dell'attenzione.

Silvano Trucco
(Ex D.G. di Bene Banca)


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