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L'infallibilità di "papa" Ignazio Visco: i crolli di BPVi, Veneto Banca e troppe altre banche la negano e mettono sotto accusa Banca d'Italia

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 5 Aprile 2017 alle 19:15 | 1 commenti

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Alla Banca Popolare di Vicenza e a Veneto Banca l'unica via di scampo oggi rimasta è l'intervento dello Stato, appena ieri quantizzato in sede europea in 6.4 miliardi di euro... SE&O ma le enormi ferite in Veneto, su cui vi avevamo messo in guardia su questo mezzo fin dal 13 agosto 2010 con gli articoli poi raccolti in "Vicenza. La città sbancata", avranno una portata ancora ad oggi non misurabile ma di sicuro dirompente sull'economia del territorio. Dopo aver iniziato ad evidenziare il 1° aprile il ruolo di Banca d'Italia ("Noi abbiamo parlato da sempre di BPVi e Veneto Banca. Ora ci occupiamo anche di Banca d'Italia..."), il 2 aprile scorso abbiamo elencato i tantissimi, troppi casi di deficit di vigilanza e i premi ricevuti in particolare da Banca Popolare di Vicenza e Popolare di Bari e le parallele bocciature comminate a Veneto Banca e Etruria.

Ieri abbiamo, quindi, approfondito questi ultimi aspetti concludendo che tutto lo sfascio, davanti ai nostri occhi e nelle tasche di moltissimi, non è servito neanche a risolvere i problemi del sistema delle banche italiane che rimangono ancora per larga parte irrisolti. E allora....

Se è vero che, a parte i non trascurabili errori dei "gestori" delle singole banche, alcuni "dolosi" e altri ingigantiti dall'assenza di una visione dei cambiamenti in atto nella società reale, sempre meno "fisica" e più internettizzata, nel mondo finanziario e nelle regole politico-economiche della BCE, tutto il sistema bancario italiano è stato annichilito da una crisi economica travolgente, straordinariamente lunga, senza precedenti.

Una crisi devastante che ha fatto morire un numero impressionante di imprese mentre il ruolo dell'organo di Vigilanza sino ad ora è sembrato essere, e il dubitativo è di cortesia istituzionale e di "umile" competenza professionale, quello di tentare soluzioni sgrammaticate avendo ben cura - in ogni caso - di distribuire italicamente le responsabilità a destra e a manca ovviamente autoassolvendosi da ogni livello, anche minimo, di responsabilità.

Basta vedere il numero di banche attanagliate dai problemi di credito deteriorato e di capitale: sono decisamente troppe perché si possa imputare tutto soltanto ai manager che le guidavano, a meno che non si voglia credere a un sistema bancario guidato solo da incapaci e disonesti, divenuti comunque incapaci o disonesti tutto di un tratto e simultaneamente.

I manager che guidavano le banche hanno certamente avuto responsabilità e tra queste, lo abbiamo detto, - senza dubbio - il non aver saputo interpretare la crisi. Ma la gran parte di questi manager oggi non è più in carica, eppure le cose non sono cambiate anche se in molti casi gli effetti degli errori del passato erano stati ufficializzati dalle stesse autorità bancarie centrali come neutralizzati, anche se i casi delle 4 banche "risolte" e della più volte "salvata" Mps sembrano dimostrare il contrario.

Sono, invece, i vertici di Palazzo Koch, che avrebbero dovuto vigilare sulla stabilità del sistema, a rimanere ancora al loro posto nonostante abbiano palesemente mancato il loro compito e abbiano finito con l'aggravare la situazione con una evidente incapacità e inadeguatezza (nella migliore ma pur grave delle ipotesi), con la mancanza di visione sistemica e, talvolta, con il protagonismo di alcuni di essi.

È giunta l'ora di fare chiarezza aprendo la strada alla verità "vera", quella che non fa comodo ai veri e maggiori responsabili e che si fa fatica a trovare sui media, anche e, questa volta, soprattutto, su quelli maggiori.

I vertici di Bankitalia (lo affermiamo con preoccupata serenità non avendo lesinato fino ad oggi di evidenziare le colpe gravi dei "gestori" dei singoli Istituti) sono stati i principali artefici della debacle delle banche del nostro Paese. Dovrebbero essere, anzi, vanno ridimensionati in certi casi ma allontanati immediatamente per quanto riguarda i massimi livelli. Gioca a favore del ricambio, purchè ragionato e radicale, non solo di facciata, la scadenza a novembred el Governatore Ignazio Visco.

Le cariche istituzionali a cui è demandata la decisione dovranno soprattutto tener conto che quei vertici hanno "giocato a monopoli" con i risparmi della gente.

Banca d'Italia è un'Istituzione troppo importante e prestigiosa per permettere che giochi di potere e tornaconti personali ne infanghino il nome e l'operato in maniera così indegna e senza adeguate conseguenze.

Con lo scandalo Fazio fu fatta cadere la durata illimitata del mandato del Governatore della Banca d'Italia. Forse, con queste ultime evidentissime "falle" potrebbe essere giunto il momento di far cadere con le teste dei responsabili anche il principio dell'infallibilità.

Che oggi resiste, oltre che nella divina Piazza S. Pietro, solo a Palazzo Koch, che divino di certo non è, ma diabolico lo è già stato per centinaia di migliaia di azionisti e obbligazionisti facendo tremare anche i correntisti.

Nell'attesa indilazionabile che questo dogma venga cancellato dall'evidenza degli errori per gran parte del sistema, di quelli locali noi continueremo ad occuparci già dal prossimo articolo, visto che la Vigilanza italiana o non ha vigilato o ha mal vigilato o ha tramato...


Commenti

Inviato Giovedi 6 Aprile 2017 alle 16:55

Articolo impeccabile. Sono ragionamenti di buon senso che può fare anche un senplice correntista come me, senza avere l'esperienza del direttore. Ma il "papa" resta ben attaccato lì, nonostante tutto e alla faccia, ad esempio, di una puntata terrificante di Report. Così si vuole nell'alto dei cieli...
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