Luca Zaia e i qui pro quo del foglio locale: centesimi per BPVi e Veneto Banca pagati da Atlante, che però ha speso 2,5 miliardi; Quaestio confusa con Atlante; tempi errati. Ma anche il governatore si illude sulla fusione
Domenica 26 Giugno 2016 alle 22:17 | 0 commenti
«Non si finisce mai di imparare. Abbiamo capito che il Fondo Atlante con pochi centesimi di euro si è comprato due banche». Così il governatore Luca Zaia avrebbe detto ieri "a margine dell'inaugurazione del centro logistico Zanardo a Treviso" (foto TrevisoToday), secondo la settantenne stampa locale in un articolo senza firma, sull'acquisto di fatto da parte di Atlante anche di Veneto Banca oltre che di Banca Popolare di Vicenza tramite la sottoscrizione "obbligata" del loro aumento di capitale. Di questa frase non c'è, però, traccia sul CorVeneto che ha pubblicato al riguardo dell'inaugurazione del centro Zanardo e sui problemi delle due ex Popolari Venete due corrispondenze firmate.
Se nella insufficiente (mancata?) conoscenza della differenza tra il valore di una singola azione, 10 centesimi, e quello di 25 miliardi di azioni sottoscritte complessivamente da Atlante per le due banche c'è la chiave del qui pro quo del "trascrittore" distratto del comunicato di Zaia, datato 24 giugno, ecco un altro errore attribuito, tra un copia e incolla e l'altro, al povero governatore del Veneto che si sarebbe riferito ad Alessandro Penati come "presidente del Fondo Atlante", di cui è presidente, invece, Carlo Corradini, essendo, invece, Penati al vertice di Quaestio Sgr da cui è nato il fondo salva banche.
Non finisce, però, qui la sequenza di imprecisioni del foglio locale, che, da quando ha toppato di un nulla (da 62,50 euro a 10 centesimi appunto) la condivisione con Gianni Zonin delle previsioni sulla solidità del valore della BPVi a cui anche i suoi lettori hanno creduto facendo un bagno di sangue, dovrà ripetere più di un esame di economia magari ripartendo dall'Istituto per Ragionieri Fusinieri.
Secondo lo scriba in confusione (ieri in effetti faceva un caldo umido terribile) Luca Zaia avrebbe, infatti, detto che «... se Alessandro Penati, presidente del Fondo Atlante, dice che la banca si ristruttura in tre anni, io spero che lo si faccia in 18 mesi», quando la frase, corretta, del comunicato mal copiato e peggio incollato era: «il Fondo Atlante è chiamato a fare una ristrutturazione dei due istituti di credito, operazione che in linea di principio dovrebbe durare poco, massimo tre anni. Lo stesso Alessandro Penati, numero uno di Atlante, parlava di un tempo di intervento di 18 mesi...»
Tra tanti misunderstanding dell'edizione festiva e accaldata del foglio locale, ci permettiamo noi di valutare una dichiarazione di Zaia tatticamente comprensibile, visto il suo ruolo politico, anche se un po' distratto in passato verso i vertici delle due banche ora allo sfascio, ma strategicamente difficile da realizzare con vantaggi non solo per il fondo ma anche per i dipendenti delle due banche: «Le prospettive ora sono quelle di vendere le banche, magari a pezzetti, sul mercato, o di farne una fusione. Io, invece, resto convinto che il Veneto abbia bisogno di un istituto di credito di riferimento. E spero, quindi, che si vada verso una fusione tra le due banche e che si possa salvare la parte buona dell'eredità di queste due popolari».
Perchè questo auspicio ci pare irrealizzabile?
Se il Fondo Atlante deve, come deve per statuto, realizzare un utile dal suo investimento da 2,5 miliardi di euro, una fusione di due banche simili per territorio e tipologia e non una loro cessione "spezzettata" a chi volesse approfittare del loro residuo posizionamento sul territorio evidenzierebbe le loro notevoli sovrapposizioni per cui ad acquistare l'eventuale nucleo dell'istituto unico potrebbe essere una e una sola entità costringendo il gestore Atlante a far precedere la vendita da tagli di filiali e di personale maggiori dai sacrifici necessari nel caso che per quel che resterà delle due ex popolari potesse trovare due acquirenti diversi.
Ognuno dei due compratori, poi, per "entrare" nel mercato, pagherebbe, ragionevolmente, per una delle due banche di meno che non per la somma ridotta delle due ma i due possibili acquirenti di due istituti, sia pure "dimagriti", conferirebbero in totale ad Atlante una cifra maggiore di quella ipotizzabile per la banca unica.
Tutto questo nostro ragionamento funzionerebbe, però, se si troveranno i due acquirenti, cosa comunque non facile tanto più che anche trovarne l'unico sognato da Zaia non sarà agevole visto che ad oggi nessuna delle 4 banche "risolte" e già risanate (le ben più piccole e, quindi, meno "costose" Etruria, Ferrara, Chieti e Cassa Marche) hanno trovato un compratore che sia uno...
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