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Transazione e "Situation room" BPVi, Marcello Poli spiega come funziona ai 94.000 soci invitati ad aderire: "la trasparenza è indispensabile a ricostruire la fiducia"

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Venerdi 20 Gennaio 2017 alle 22:00 | 0 commenti

Pubblicato il 20 gennaio alle 17.23. Aggiornato alle 22.00. Bisogna travestirsi da Divino Otelma per azzeccare i numeri delle transazioni andate finora in porto con i 94.000 soci della Banca Popolare di Vicenza chiamati all'appello e alla concreta anche se amara realtà dei 9 euro offerti a fronte, ecco il concreto, dei 10 centesimi di valore, per giunta non ancora liquidizzabile, della azioni BPVi frutto della gestione dell'era Gianni Zonin protrattasi fino a Francesco Iorio, contro i 60 o 62,50 euro spesi per sottoscriverle o acquistarle dal 2007 al 2016. Questo è, infatti, il periodo preso in considerazione da Gianni Mion e Fabrizio Viola (e da Lanza e Carrus per Veneto Banca) col consenso di fatto del fondo Atlante, il nuovo socio di controllo assoluto della banca vicentina e della cugina, ora promessa sposa, montebellunese, ai cui azionisti andrebbe, analogamente a quelli di Vicenza e se lo accetteranno, il 15% del prezzo di acquisto o sottoscrizione delle loro quote, che hanno avuto un range più ampio di variazione a partire da 20 euro fino alla quotazione massima sopra i 40 euro.

Sono, quindi, attese entro il 22 marzo, salvo qualche possibile proroga, le adesioni alla proposta di transazione del 9 gennaio avanzata grazie, oggettivamente, all'intervento di Atlante, che è di fatto il socio unico anche perchè è stato l'unico a non parlare solo, come invece hanno fatto i famosi (im)prenditori, tipicamente confindustriali, del territorio bravi a... prendere, molto meno a intraprendere, ma anche e soprattutto a metterci i soldi: per ora 3.5 miliari di euro nelle due ex Popolari venete, che, per giunta, non basteranno anche a transazioni concluse positivamente.

Il numero più o meno alyo delle adesioni farà, poi, capire se il percorso di salvataggio intrapreso col fondo di Quaestio Sgr, ma voluto dal governo italiano col sostegno del sistema bancario e di Cassa Depositi e Prestiti, avrà davanti a sè la strada onerosa ma possibile del salvataggio, molto probabilmente a trazione statale, o se si farà più arduo col coinvolgimento di altre entità (Banca d'Italia, Consob, società di revisione che non "rivisto", Stato?) per soddisfare richieste economiche non previste nel fondo complessivo di 600 milioni stanziato per BPVi e Veneto banca.

E proprio, nello sforzo di informare e convincere, nel rspetto delle regole, il maggior numero possibile dei  94.000 soci della vicentina e dei 75.000 di quella  montebellunese, che rappresentino almeno l'80%, dicono le due ex Popolari, del capitale degli azionisti precedenti, che a quel punto, riparati in parte i danni subiti sterilizzerebbero transattivamante le possibili azioni legali a loro tutela aprendo la porta a interventi futuri della e nella proprietà nel tentativo di salvataggio, sia a Vicenza che a Montebelluna sono state attivate delle strutture di informazione verso, soprattutto, le filiali per dirimere dubbi e risolvere problemi.

A Vicenza a coordinare il lavoro della "Situation room" che si interfaccia con 550 filiali è Marcello Paoli, che normalmente assolve il ruolo di Responsabile Privati per l'Area Business e che, lo sottolinea chiaramente anche per rivendicare la sua buona fede nel recente passato, è arrivato in Popolare di Vicenza da un altro Istituto veneto ad inizio 2014, poco prima che ci fossero i segnali del crac di fatto che altri non avevano saputo (voluto) cogliere, ma su cui VicenzaPiù aveva acceso i suoi fari da agosto 2010 (cfr. "Vicenza. La città sbancata").

«Se avessi avuto la percezione di quello che stava per avvenire - ci dice in sintesi nell'intervista documento che VicenzaPiu.tv vi propone - , di certo non avrei fatto il passo che mi ha portato qui. Ma la mia decisione professionale, inconsapevole di una realtà diversa da quella che veniva raccontata, testimonia anche della buona fede di molti dipendenti che in passato hanno seguito le indicazioni aziendali avendo fiducia in chi gliele riportava. Oggi sono anche loro impegnati a ricostruire la fiducia di soci e clienti e hanno finalmente l'opportunità di poter proporre ai loro interlocutori una soluzione, per quanto dettata dalle necessità e dai limiti concessi dai numeri. A loro diamo il massimo supporto con la mia squadra di circa 10 collaboratori che non solo rispondono ai loro dubbi, che nel frattempo sono diminuti avendo già affrontato molti dei casi possibili, ma prendono nota di nuove situazioni per sottoporle ai nostri esperti  e trovare risposte sempre impronate alla trasparenza, quella a cui siamo obbligati dalle norma ma anche dalla convinzione che solo con la trasparenza si può porre riparo al passato... e guardare al futuro».

Consigliamo, comunque, di ascoltare e, soprattutto, guardare negli occhi il dirigente romano, ahi per molti veneti ma non per me che a Roma ho passato 24 stupendi anni, e juventino, ahi ahi per me che sono... addirittura napoletano (per tifo).

Ci sono le domande che volevamo fare, le risposte che poteva dare, i suggerimenti che possono essere utili da valutare ma anche qualche  informazione in più sulle reazioni dal campo.

Numeriche?

Vedete e ascoltate.


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