Quotidiano | Categorie: Banche

Marino Breganze non è più "Accademico", del risparmio minimo. Ma rimane a gestire in BPVi e Banca Nuova i risparmi altrui

Di Pietro Cotròn Mercoledi 11 Maggio 2016 alle 00:16 | 1 commenti

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Sulla carta stampata locale oggi, martedì 10 maggio, prima pagina e titolone con foto in onore del gesto di Marino Breganze, vicepresidente della Banca Popolare di Vicenza, presidente della controllata siciliana Banca Nuova, della Fondazione Roi e di presidente dell'Accademia Olimpica, per il grande gesto delle dimissioni da quest'ultimo incarico, uno su quattro (e non su tre, come scrive il collega dimenticando la Banca siciliana), raccontato epicamente così: "Meno di venti righe, una sintesi di orgoglio e dichiarata amarezza, per comunicare il proprio «passo indietro»: che significa «irrevocabili dimissioni da presidente» dell'Accademia Olimpica. Con un obiettivo: «Evitare» che possano essere gettate «ombre sulla benemerita attività» dell'istituzione...".

All'interno a pagina 14 a sette colonne e in apertura continua il panegirico accorato, con tanto di sussiegosi complimenti al "dimissionario" eroico da parte di chi aveva chiesto le dimissioni dello storico braccio destro di Gianni Zonin non dagli incarichi sontuosamente retribuiti nelle due banche, si noti bene, ma da quelli in Accademia e nella Fondazione Roi, di cui il collega del quotidiano confindustriale, sapendo di non rischiare, per fedele militanza, la richiesta intimidatoria di un milione di euro di danni subita dal direttore di VicenzaPiù,  ricorda il salasso di 28 milioni di euro grazie al flop della azioni della Banca Popolare di Vicenza nella sua pancia durante la gestione di Zonin, 

A corollario di cotanto affetto per l'ormai ex presidente accademico, ecco che il cronista amico riporta un brano struggente di Breganze nella sua lettera: «Credo che la mia buona fede non possa essere messa in discussione, non foss'altro che per il fatto che io stesso ho investito con fiducia buona parte dei miei risparmi nelle azioni della banca cittadina...».

A parte le sue altre professioni, per oltre 15 anni di "collaborazione" con la BPVi Breganze ha percepito emolumenti di tutto rilievo visto che, se tanto mi dà tanto, negli ultimi bilanci appaiono a suo vantaggio cifre annue intorno ai 600.000 euro.

Immaginando, quindi, introiti complessivi, tutte le attività incluse, negli ultimi 15 anni intorno almeno a una decina di milioni di euro, Marino Breganze, da poco anche de Capnist, deve essere stato un grande spendaccione nella sua vita visto che avrebbe "investito gran parte" dei suoi risparmi in titoli BPVi.

Quanti titoli?

Nell'ultima assemblea, quella del 26 marzo, a Marino Breganze de Capnist risultavano intestate 7.266 azioni, che non gli hanno concesso di entrare nell'elenco dei "soci top 999 della BPVi"e, se pure li avesse acquistati tutti (impossibile) al prezzo massimo dell'ultima emissione, quella truffaldina da 62,50 euro, gli sarebero costati 454.125 euro.

Se per un vicentino, che ha guadagnato 10 milioni (milione più, milione meno) nei suoi ultimi 15 anni di attività, risparmiarne meno del 5% è titolo di merito, ecco che capiamo a quale buon "risparmiatore" i 118.000 soci, beffati da presidenti e vice presidenti come lui, hanno messo in mano i loro risparmi.

L'aver investito, poi, mezzo milione di euro in un'azienda che di euro gliene ha dati 20 volte di più, dimostra oltre alla smisurata buona fede, anche la molto più misurata fiducia di Marino Breganze nel reale valore delle due banche ai cui vertici rimane per imparare a gestire i risparmi... suoi.

A volte in casi come questo tacere (e almeno non scriverne) sarebbe più intelligente e, soprattutto, più rispettoso di chi veramente piange sui risparmi fatti a fatica e persi per aver affidato la loro cura a questi gestori milionari e "accademici".


Commenti

Inviato Mercoledi 11 Maggio 2016 alle 07:34

Manca il commento laudatorio del vicesindaco.
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