Quotidiano | Categorie: Economia&Aziende, Giudiziaria

Meletti su Il Fatto: Mion e Viola per la BPVi chiedono 1.5 mld di danni a Gianni Zonin e ad altri 31 e non solo ai 9 "indagati" a Vicenza. Assemblea più distesa il 28 aprile

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 6 Aprile 2017 alle 10:35 | 0 commenti

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Gianni Mion e Fabrizio Viola, presidente e amministratore delegato di Banca Popolare di Vicenza, da poco spa a tutti gli effetti, troveranno di sicuro e per una serie di motivi un clima migliore all'assemblea del 28 aprile appena convocata in Fiera di Vicenza per discutere e deliberare su  lla riduzione del numero dei componenti il Consiglio di Amministrazione da undici a nove, sulla nomina di 1 Consigliere di Amministrazione per gli esercizi 2017 e 2018, sull'esame ed approvazione del bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2016, sulla relazione del Consiglio di Amministrazione, sulla relazione del Collegio Sindacale e della Società di Revisione e sulle politiche di remunerazione ed incentivazione dei membri del cda della banca.

Il clima  sarà in generale migliore, intanto, se verranno dissipati i dubbi della commissaria europea alle concorrenza Margrethe Vestager che attribuisce alle indecisioni del governo italiano, che smentisce... sottovoce, i ritardi di accesso alle proceduredi "ricapitalizzazione precauzionale", alias al mega aumento di capitale ad oggi valutato in 6.4 miliardi.

Se i ritardi del governo, voluti o endemici o a sua insaputa, danno, però, fiato, a certi possibili "giochi di sistema", a cui la "rivendicazione" di 186.1 mln di euro da parte di Cattolica Assicurazioni potrebbe non essere estranea o che potrebbero avvantaggiarsene, sull'assemblea non aliterà il fiato della protesta di almeno il 70% dei soci che, aderendo all'Offerta Pubblica di Transazione chiusa il 28 marzo e di cui attendono l'ufficializzazione dell'esito, e dei pagamenti, per il 13 aprile, hanno messo una pietra sul passato, la gran parte con grande sofferenza, altri, come Fondazioni bancarie e culturali, tipo la Fondazione Roi, e istituti più o... meno religiosi, con qualche superficialità o con condannabili vantaggi,.

Ma, soprattutto, Viola e Mion potranno guardare tutti in faccia con serenità il 28 aprile perchè, e non è poco vista la "melma" dei poteri locali e nazionali, hanno mantenuto l'impegno di condurre al passo che porterà alle decisioni successive l'azione di responsabilità contro le gestioni targate Gianni Zonin, Samuele Sorato & c.

In queste decisioni del tribunale delle imprese di Venezia, a cui in molti, Atlante e "sistema" a parte, sostengono che andrebbero aggiunte quelle contro il "Cda di mezzo", quello per intenderci, a (sot)trazione Francesco Iorio, la BPVI conta di trovare l'assenso alla sua richiesta di danni per complessivi 1.5 miliardi di euro, non tutti quelli che hanno fatto stramazzare l'Istituto di via Btg. Framarin, ma la parte più documentabile.

Sperando che l'azione porti a qualcosa di concreto e che anche la magistratura vicentina guidata da Antonino Cappelleri faccia dei passi almeno non diminutivi, nella richieste, rispetto  alle risultanze, da verificare per carità, ma di certo documentate, dei tecnici interni alla BPVi e dei consulenti esterni, il miliardo e mezzo chiesto da Gianni Mion e Fabrizio Viola e, magari, concesso da chi di dovere non solo aiuterebbe la banca a ripartire ma spingerebbe anche i soci traditi a riconquistare fiducia nella banca stessa e, soprattutto, in un sistema che fino ad oggi ha risposto a ben altre esigenze che non quelle di chi i soldi li ha guadagnati e affidati a terzi, perdendoli sull'altare dei mancati o errati controlli di chi quei soldi li ha gestiti.

Della notizia del deposito degli atti contro Gianni Zonin & c. non troviamo traccia sulla stampa locale, quella a guida del vecchio sistema di potere, che tutto e tutti avvolge, l'ha detto in Sala Bernarda anche se solo per una volta, l'insospettabile, in questo caso, vice sindaco e braccio destro di Achille Variati.

Che questi media non abbiano ricevuto la tipica velina locale di favore, visto che l'informazione, per gli atti, nasce fuori da Vicenza dove ben poco contano, o, peggio, che l'abbiano intanto oscurata, poco ci importa.

Il collega Giorgio Meletti, con cui da tempo ci confrontiamo, ha pubblicato i dettagli su Il Fatto Quotidiano e, atteso il tempo perchè venisse acquistato dai suoi lettori, gli unici ma numerosissimi "finanziatori" di quel giornale, vi proponiamo il suo documentato articolo.

Tra l'altro, questo ve lo anticipiamo sottolineandolo, c'è scritto che il miliardo e mezzo è "la cifra che la Banca Popolare di Vicenza chiede all'ex presidente Gianni Zonin e agli altri amministratori, all'ex direttore generale Samuele Sorato e ai suoi vice, nonché ai membri del collegio sindacale per i danni procurati alla banca dalla loro malagestio...".

Sono 32, quindi, secondo i tecnici e consulenti della banca i responsabili, non solo i 9 di cui si ha traccia  a Vicenza nel registro degli indagati. Scrive, infatti, Meletti, riportando la denuncia della Banca azzerata, che degli esperti che mancherebbero in Procura è, ora..., ben dotata, tutti erano "in grado di comprendere perfettamente le implicazioni di ogni decisione e i rischi ad esse sottesi".

E i legali milanesi, puntualizza il collega de Il Fatto Quotidiano, «come esempio citano il caso del vicepresidente Andrea Monorchio, in carica dal 2011 al 2016, "Ragioniere generale dello Stato dal 1989 al 2002, la più alta autorità tecnica in materia di contabilità e bilancio".»

Buona lettura, non solo ai lettori...

 

Depositata dalla Banca Popolare di Vicenza l'azione di responsabilità contro gli ex amministratori che hanno distrutto la banca con la finanza allegra

di Giorgio Meletti, da Il Fatto Quotidiano

Un miliardo e mezzo. Millecinquecento milioni di euro. È la cifra che la Banca Popolare di Vicenza chiede all'ex presidente Gianni Zonin e agli altri amministratori, all'ex direttore generale Samuele Sorato e ai suoi vice, nonché ai membri del collegio sindacale per i danni procurati alla banca dalla loro malagestio. Gli avvocati Carlo Pavesi, Stefano Verzoni, Paolo Pecorella e Giovanni Minelli hanno depositato ieri al Tribunale delle imprese di Venezia un atto di citazione corposo (350 pagine) e durissimo nei toni e nei contenuti.

Era stata l'assemblea dei soci della Popolare, cioè il Fondo Atlante, lo scorso 13 dicembre, a votare l'azione di responsabilità contro gli ex amministratori. Ed è stato l'amministratore delegato Fabrizio Viola a incaricare i legali milanesi di procedere in un minuzioso lavoro di ricostruzione delle responsabilità specifiche.

La cornice generale della vicenda è tristemente nota. La Popolare di Vicenza ha bruciato in due anni circa 6 miliardi di valore delle azioni, diffuse tra 120 mila soci delle province venete. Oggi la banca è sull'orlo del fallimento, e solo una ricapitalizzazione a carico dello Stato da almeno 3 miliardi potrà salvarla (6.4 complessivi per le due ex Popolari venete, ndr).

La richiesta di danni serve a capire come è stato combinato il disastro. Zonin, presidente per vent'anni, ha cercato di addossare le responsabilità al suo braccio destro, il direttore generale Sorato, e si è rivolto allo stesso tribunale per chiedere che venga accertata la sua "diligenza" e l'adempimento "ai doveri a lui imposti dalla legge e dallo statuto". La banca chiede al tribunale di riunire i due procedimenti, visto che l'azione di responsabilità decisa dall'assemblea dei soci chiede che sia riconosciuto esattamente il contrario. Cioè che Zonin è pienamente responsabile, insieme a tutti gli altri, di una serie di operazioni descritte come insensate dai legali ingaggiati da Viola.

Notano i legali che i 32 chiamati in causa erano tutti "in grado di comprendere perfettamente le implicazioni di ogni decisione e i rischi ad esse sottesi". E come esempio citano il caso del vicepresidente Andrea Monorchio, in carica dal 2011 al 2016, "Ragioniere generale dello Stato dal 1989 al 2002, la più alta autorità tecnica in materia di contabilità e bilancio".

Lunga la lista delle operazioni dannose. C'è il finanziamento a una clientela scelta per l'acquisto di azioni della Popolare, concessi con allegria da un cda che in più casi ha deliberato nella stessa seduta il credito e la vendita di azioni allo stesso affidato per importi quasi esattamente corrispondenti; ma c'è anche la conseguenza, visto che la Bce ha azzerato circa un miliardo di "capitale finanziato" e la banca ha dovuto ridurre di conseguenza l'erogazione di crediti per 4 miliardi. E naturalmente c'è la sagra dei crediti agli amici degli amici. E ad alcuni degli stessi amministratori oggi indagati.


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