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Noi che credevamo nella BPVi: i consigli e le procedure per l'insinuazione al passivo di BPVi e Veneto Banca in liquidazione

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 26 Luglio 2017 alle 23:09 | 0 commenti

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Com’è noto, con il Decreto Legge n. 99 del 25 giugno 2017 il Consiglio dei Ministri ha dettato norme e regole sulla liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Anche se ad oggi - prosegue la nota che pubblichiamo di "Noi che credevamo nella BPVi" - non risultano ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale, sembrano essere stati emanati, lo stesso giorno 25 giugno 2017, i decreti attuativi del Ministro dell’Economia e delle Finanza con i quali le due banche venete sono state ufficialmente poste in liquidazione coatta amministrativa e sono stati nominati i Commissari Liquidatori. A parte la dubbia costituzionalità (sotto vari profili) del decreto legge, ciò che preoccupa maggiormente in questo momento sono le conseguenze immediate del decreto per tutti i soci azionisti.

Il decreto ha previsto la cessione a Intesa San Paolo delle parti buone delle due banche (e cioè degli sportelli bancari, depositi, immobili etc.) ma Intesa San Paolo non si farà carico dei contenziosi in essere o futuri, con i soci azionisti di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

I soci azionisti che volessero far valere le ragioni del loro credito, dovranno inviare apposita domanda di insinuazione al passivo della procedura di liquidazione ai Commissari Liquidatori entro il termine di 60 giorni a decorrere dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, dei decreti del Ministro dell’Economia che hanno ufficialmente posto in liquidazione le banche, ma che non risulta ad oggi ancora avvenuta. Ritienamo che il termine non abbia ancora iniziato a decorrere, e quindi che la data ultima per noi non sia il 24 agosto 2017.

La nostra associazione è a disposizione per coadiuvare gli associati nella redazione ed invio della domanda.

Quanto all’esito di queste domande di insinuazione, difficilmente saranno accolte dal Commissario Liquidatore perché si fondano sul riconoscimento del diritto del socio azionista al risarcimento del danno, alla risoluzione del contratto o alla restituzione delle somme per nullità dell'operazione. A quel punto, al socio azionista escluso dal passivo della liquidazione coatta amministrativa non resta che far causa in Tribunale, sopportandone tutti i costi, i tempi (considerando i tre gradi eventuali di giudizio) e i rischi di soccombenza, con conseguente pagamento delle spese processuali anche alla controparte.

Per chi avesse acquistato azioni (od obbligazioni convertite dalla banca in azioni) a fronte del ricevimento di un prestito o mutuo (le cosiddette operazioni “baciate”), la domanda di ammissione al passivo dovrebbe essere presentata per far valere la nullità dell'operazione con relativa richiesta di compensazione fra quanto ricevuto e quanto versato. Vi è però il rischio che il debito del socio per il prestito o mutuo erogato venga acquisito da Intesa San Paolo mentre il credito del socio per l'acquisto delle azioni (o obbligazioni convertite in azioni) debba essere fatto valere nei confronti della liquidazione coatta amministrativa (sono 2 soggetti diversi). Conviene quindi, per questi soci azionisti, presentare senz’altro la domanda di insinuazione al passivo, informando nel contempo Intesa San Paolo che il debito verso la banca per il finanziamento ricevuto per l’acquisto delle azioni non sarà pagato perché il relativo rapporto è nullo. Vista la complessità della materia, consigliamo ai soci azionisti che fossero in questa condizione di contattarci per scrivere correttamente la lettera da inviare ad Intesa San Paolo.

La nostra associazione è intenzionata inoltre ad intraprendere azioni di risarcimento nei confronti di Banca d’Italia, Consob e società di revisione KPMG, contro le quali intende presentare esposti e denunce per le eventuali omissioni o per concorso nei reati commessi dagli organi amministrativi delle banche, e che ne hanno procurato il dissesto finanziario odierno.

Tutto questo verrà AMPIAMENTE E DETTAGLIATAMENTE spiegato a tutti nel corso delle riunioni che organizzeremo a settembre, riunioni che precisiamo, saranno IMPORTANTISSIME per definire il lavoro del gruppo di legali che ci seguono. In queste riunioni raccoglieremo i mandati a procedere per i nostri avvocati.

Inoltre, i tempi molto stretti di azione, ci costringono nostro malgrado alle seguenti considerazioni:
1 - chi non parteciperà alle riunioni (previste massimo 2 riunioni per ogni singolo gruppo) non potrà poi più essere rappresentato in sede giudiziaria dai nostri legali.
2 - gli uffici saranno chiusi al pubblico e non riceveremo quindi altri mandati dai ritardatari.


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