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Lunedì in Borsa in evidenza le operazioni societarie della Aedes degli Amenduni e gli effetti negativi dell'agonia di BPVi e Veneto Banca: too big to fall, too big to save?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 29 Maggio 2017 alle 23:19 | 0 commenti

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Il cda della società immobiliare Aedes Siiq, in cui tramite il veicolo Augusto spa convivono la famiglia Amenduni (con la Tiepolo srl), la Sator di Matteo Arpe, la famiglia Roveda e anche i Gavio, ha deliberato le fusioni per incorporazione in Aedes Siiq delle controllate Cascina Praga Siinq e Redwood, interamente possedute dal gruppo per attuare il "programma di semplificazione della struttura del gruppo Aedes con l'obiettivo di realizzare una maggiore funzionalità sotto il profilo economico, gestionale e finanziario". Questa è una delle notizie più rilevanti di oggi in Borsa con società vicentine tra i protagonisti. Ma quella che più preoccupa non solo Vicenza ma anche tutta l'Italia della finanza e non solo è l'effetto negativo delle due banche venete, sia pure non quotate, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto banca, sul sistema bancario italiano.

Oggi, riporta Radiocor, oltre all'incognita elezioni anticipate con un sistema proporzionale alla tedesca a mandare in rosso Piazza Affari, peggiore Borsa europea in un lunedì fiacco e archiviato attorno alla parità per i principali mercati del Vecchio Continente è "anche la forte incertezza sul salvataggio di Pop Vicenza e Veneto Banca... Tra le peggiori a Piazza Affari Ubi Banca (-4,7%), Banco Bpm (-3,9%) e Unicredit (-4,3%)".

E come potrebbe non preoccuparsi il "sistema" visto che le due ex Popolari venete hanno un debito di 14 miliardi nei confronti delle altre banche e lo Stato ha "garantito" in pochissimi mesi circa 13 miliardi di emissioni di obbligazioni utilizzate in massima parte come collaterale "scontato" in Bce per mettere soldi nelle loro  casse ormai vuote?

Insomma, mentre si cerca dai privati un miliardo o poco più perché l'Europa dia l'ok allo Stato per la "ricapitalizzazione precauzionale" (altri miliardi, circa 4.7, da mettere in quello che appare sempre di più come un pozzo di S. Patrizio), il debito delle due venete tra banche e garanzie statali ammonta a 27 miliardi per non parlare di ulteriori rossi che nasceranno con la cessione dei loro NPL.

Se MPS ha annunciato sempre oggi l'intervento esclusivo di Atlante 2, per i suoi "crediti non performanti", il che conferma l'indisponibilità di Quaestio & c. a mettere altri euro nel patrimonio di BPVi e Veneto Banca, dopo aver già perso i primi 3.5 miliardi versati pensando di fare un affare, la domanda che si fa il sistema e che facciamo noi è questa: come e in quanto tempo, se non "risolte", le due banche recupereranno, tramiti fantasiosi utili, ovviamente, questi 27 miliardi?

Mai, sembrerebbe, la risposta più logica a cui però bisogna far seguire un'altra domanda. La chiusura delle due ex Popolari quale tsunami sistemico produrrebbe sulle banche, quelle le cui azioni scendono anche per questi timori, e sullo Stato e chi potrebbe sostituirsi ai due istituti nel mantenere i circa 40 miliardi di finanziamenti ancora in vita a favore delle imprese locali e che andrebbero a rientro in caso di bail in?
Se c'è solo da sperare che il danno complessivo incombente, che si aggiungerebbe agli 11 miliardi già persi dai 200.000 soci, e pari a 67 miliardi (27 miliardi di buco reale per le altre banche e per lo Stato e 40 miliardi di finanziamenti a rischio per non parlare del nodo, economico e psicologico, dei dipendenti) sia troppo grande perché possa essere "innescato" dalla decisione folle di "risolvere" le due banche, è altrettanto vero che questa falla colossale comunque esiste e che ogni soluzione scelta oggi per "tapparla" sarà solo uno stratagemma per guadagnare tempo prima della sua inevitabile esplosione.
Sarà il tempo appena necessario per far migrare la parte buona dei 40 miliardi di finanziamenti verso altri istituti, diluire i tagli di personale, rinforzare gli Istituti creditori perché possano assorbire il buco dei 14 miliardi oggi "prestati" alle due venete e pregare che lo Stato nel frattempo non muoia.
Impegnato com'è a discutere non di banche, sviluppo e lavoro ma ad accapigliarsi sulla soglia di sbarramento per accogliere e retribuire nei palazzi del potere, fine a se stesso, inutili quando non dannosi e corrotti parlamentari...


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