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Penati di Quaestio e Atlante: per BPVi e Veneto Banca troppi costi ma nessun problema di liquidità

Di Rassegna Stampa Venerdi 14 Ottobre 2016 alle 19:45 | 0 commenti

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Il presidente di Questio risponde alle osservazioni di Moody's, si definisce ottimista sugli Npl e stima che il mercato possa assorbire 35 miliardi. Quanto a nuovi aumenti di capitale, Atlante li ha già calcolati e le risorse ci sono

Per le banche venete controllate da Atlante, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, non c'è alcun problema di liquidità. Ma "il cost-income ratio di una è del 103℅ e dell'altra del 97%. Non so che dire, una banca con quel cost-income ratio non può reggere". Lo ha dichiarato oggi il presidente di Quaestio, la Sgr che gestisce il fondo Atlante, Alessandro Penati, in risposta alle osservazioni di Moody's, che ieri ha sostenuto che l'eventuale vittoria del no al referendum costituzionale e la possibile caduta del governo creerebbe problemi alle quattro banche ritenute più fragili, ovvero Mps e Carige oltre alle due venete, allontanando i potenziali investitori e mettendone così a gli aumenti di capitale previsti o eventuali.

"Non c'è preoccupazione. Non c'è nessun problema, la posizione di liquidità è tranquilla. È il minore dei problemi, anzi non è un problema", ha affermato Penati.

"Moody's - ha spiegato Penati - ci ha creato un grosso problema, perché ha detto che con la vittoria del no al referendum tutte le banche che curiamo sarebbero a rischio resolution. Quindi ci tocca dire che il funding plan al 2017 è a posto".

Penati si è dichiarato "estremamente ottimista" sul fatto che il mercato possa assorbire i 35 miliardi di Npl junior e mezzanini. "In Italia abbiamo 300 miliardi di sofferenze lorde, dunque 80 nette di cui il 55% possono essere coperte con senior tranche. Restano 35 miliardi ma dal punto di vista finanziario, con la ricchezza che c'è in giro, non mi sembra un problema gigantesco . - ha aggiunto - Certo bisogna creare un mercato con operatori, special services, arranger: su questo siamo ancora non dico all'eta' della pietra ma dei lumi".

In questo senso, "se l'operazione Mps funziona si creerà un mercato, una piattaforma per tutti gli altri". Secondo Penati, inoltre, visti i bassi rendimenti sul mercato, "i crediti dubbi saranno la materia prima per costruire i portafogli dei grandi investitori nei prossimi cinque anni. Certo, il regolatore europeo dovrebbe incentivare l'uscita dagli Npl e non penalizzarla: non si possono usare i requisiti di capitale come randello".

E sul fatto che la vendita delle sofferenze potrebbe produrre per le venete una necessità di aumento di capitale, pare che il fondo (Atlante di) Quaestio l'abbia già messo in conto. E per questo anche le risorse rimanenti a Fondo Atlante sono funzionali in tal senso.

"Le banche italiane hanno enormi responsabilità - ha quindi proseguito Penati - Pensate a quanti aumenti hanno fatto Mps e Unicredit, bisogna avere il coraggio di chiudere con la legacy del passato e il mercato deve credere che l'aumento che fai e' l'ultimo altrimenti gli investitori aspettano quelli successivo per comprare a prezzi piu' bassi e si buttano solo i soldi degli azionisti". Cosi' Alessandro
Penati, presidente di Quaestio sgr, parlando a un convegno in Cattolica. Una stoccata anche sulle quattro Good Bank: "Se si fa la bad Company e poi si scoprono 4 miliardi di crediti deteriorati che razza di pulizia e'? Peraltro una di queste banche ha il cost/income del 170%", ha concluso.

Da Il Mattino di Padova


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