Per Gianni Zonin libero e Vincenzo Consoli ai domiciliari due pesi e due misure: un'opinione di Vicenzapiù? No, lo scrive anche L'Opinione
Venerdi 2 Settembre 2016 alle 22:27 | 0 commenti
"Banche, Consoli il capro espiatorio", così è titolato oggi un articolo di Federico Tassinari su L'Opinione. Che per Gianni Zonin libero (anche di donare i suoi beni) e Vincenzo Consoli ai domicilairi (e con i beni personali sottoposti a sequestro cautelare per 45 milioni di euro, questione su cui a breve pubblicheremo un'intervista video "tecnica" a un noto ex magistrato) ci siano due pesi e due misure da parte delle procure interessate, quella di Vicenza per l'ex dominus della Banca Popolare di Vicenza e quella di Roma per l'ex stratega della Veneto Banca non è, quindi, un dubbio che è venuto solo a noi. Di sicuro, come dice anche Tassinari, senza avere in mano le carte e senza conoscere nei dettagli le strategie dei due procuratori, è difficile avere certezze se non quella che è ad oggi incomprensibile la differenza dei provvedimenti presi a carico di Consoli e non di Zonin se le ipotesi di reato, come le procure ci dicono, sono le stesse per entrambi loro due oltre che per i "co-coinvolti".
E ancora meno si capisce se, anzi, Vicenza (per la cui banca gli "importi in gioco delle varie "anomalie" sono più alti di quelli a bilancio per l'Istituto di Montebelluna) per bocca di Antonino Cappelleri adombra per l'ex Popolare vicentina anche ipotesi più gravi dell'aggiotaggio e dell'ostacolo alla vigilanza di suoi amministratori (come l'estorsione, la truffa, l'associazione per delinquere) e addirittura il coinvolgimento di responsabilità "oggettive" della banca stessa nel suo insieme il cui ex presidente, poi, nel pieno delle indagini, mentre Consoli è ai domiciliari anche per impedire un possibile inquinamento delle prove, incontra indisturbato il dg di Banca Nuova a Palermo e ha ancora ai vertici della stessa emanazione siciliana della BPVi un suo uomo, Marino Breganze, presidente ancora non rimosso da Gianni Mion & c..
Ma molto si potrebbe decifrare se, come fa anche Tassinari, si prova a risalire all'ostilità storica di Banca d'Italia verso i trevigiani (i cui reati, guarda caso, vengono fatti "maturare" a Roma grazie ai documenti contestati e lì recapitati da Consoli & c.) mentre il re del vino di Gambellara, oltre che della banca di Via Btg Framarin, si è da sempre costruito una potente rete di relazioni (protezioni?) proprio a Roma e, guarda caso, da novella montagna non si degna di inviare documenti alla sede di Bankitalia ma fa venire i Maometto della vigilanza (amica?) a Vicenza, dove si concretizzano i presunti reati.
Vi chiederete perchè.
Ma è semplice.
Il vecchio Gianni è del 1938 e, quindi, gli si usi il riguardo di giudicarlo da vicino, a Vicenza, cioè, là dove lo conoscono tutti e tutti lui amichevolmente conosce.
Il "giovane" Vincenzo è del 1949, quindi cosa volete che sia per lui avere alle sue calcagne una procura lontana, quella di Roma?
Dove nessuno lui ha frequentato amichevolmente e nessuno lo conosce se non... gli amici di Palazzo Koch.
Eppure per togliere tutti i dubbi basterebbe una cosa tecnicamente complessa ma non impossibile: far giudicare entrambe le situazioni con lo stesso metro, dalla stessa procura.
O no?
Banche, Consoli il capro espiatorio
di Federico Tassinari, da L'Opinione
È da un mese che Vincenzo Consoli, l'ex amministratore delegato di Veneto Banca, il banchiere artefice dell'evoluzione della piccola Popolare di Asolo e Montebelluna e divenuta in 17 anni una delle principali banche italiane, si trova agli arresti domiciliari. Come tanti grandi che cadono nella polvere divengono obiettivi del dileggio di popolo con concorrenti sempre pronti a godere nel vedere le cadute di potere. Noi, oltre al dispiacere che si prova dal lato umano nel vedere privato un individuo della libertà , abbiamo alcune osservazioni da fare.
Quali sono le ragioni che hanno portato ad un provvedimento così grave, al quale il prossimo 5 settembre il Tribunale del riesame darà un suo primo giudizio; quali pericoli correva la comunità con Consoli a piede libero? Le accuse parlano di una azione "carbonara" che l'ex numero uno di Veneto Banca sembrava portasse avanti per rientrare al comando dell'istituto di credito...? Telefonate intercettate evidenziano una preoccupazione dell'ex banchiere per il futuro di un istituto che nell'ultimo periodo come nell'ultimo esercizio continua a perdere, con il management poco incline nel motivare il personale sempre incerto nell'operare, nel fare banca, con i clienti sfiduciati e sempre più lesti a spostare conti e depositi in banche più dinamiche.
Si parla delle famose operazioni "baciate", quelle fatte da azionisti che possono aver comprato azioni con soldi prestati dalla banca stessa. A questo proposito, si legge in un articolo del Giornale di Vicenza di alcuni giorni fa, che si tratta di operazioni consentite dall'articolo 2358 del Codice civile perché allora le banche erano delle cooperative e non società per azioni; ricordiamo che per Veneto Banca i rilievi di Banca d'Italia riguardano 157 milioni, per gli organi interni alla banca si definiscono, in 10 milioni, mentre per la Vicenza i rilievi riguardano un miliardo e mezzo di euro. Allora tutto questo can-can sulle operazioni non consentite? Si leggono intercettazioni nelle quali Consoli definisce i vertici della Banca d'Italia con termini poco lusinghieri (vorremo sentirne altri di banchieri al telefono con colleghi o clienti parlare dei regolatori nazionali o degli arcigni ispettori della Bce, ormai i veri padroni del sistema; sarebbe interessante ascoltare, se ne sentirebbero delle belle...).
Si dice che il presunto reo ordisse trame oscure al fianco dei rappresentanti delle associazioni degli azionisti piccoli e grandi per rilanciare la banca e accreditarla presso importanti investitori, che oltre le speculazioni fossero interessati al vero valore della banca. Un interesse che il nuovo proprietario Atlante sta riscontrando con manifestazioni di Fondi internazionali intenzionati ad entrare in Veneto Banca, dimostrando che la banca non è la ciofeca come qualcuno ha voluto far credere. Si accumuna continuamente Veneto Banca alla Popolare di Vicenza, ma si è su due piani molto diversi: a Vicenza non ci sono state ispezioni dei regolatori durate anni come a Montebelluna che hanno fatto per tutti una vera e propria due diligence sul valore e sugli asset della banca. Anzi, per i regolatori la Vicenza doveva incorporare Vb alla luce dei fatti con quali denari? Non dimentichiamo che quando in assemblea (allora presieduta da Consoli e dall'ex presidente Trinca) veniva respinta l'offerta, Banca d'Italia la prendeva di petto lanciando una ulteriore nota di discredito a Consoli e soci; ancora una volta in quella assemblea Consoli non si faceva da parte come "ordinato", ma passava da amministratore delegato a direttore generale, ancora una volta non aveva ubbidito all'ordine di dimettersi, non aveva accettato l'offerta di Zonin di consegnargli le chiavi della popolare trevigiana.
Consoli lo hanno arrestato. I "bravi" banchieri di Vicenza, dell'Etruria, dello stesso Mps dove Viola e tutto il management non cavavano un ragno dal buco, loro no, loro sono un esempio. Pensiamo che al potere di Governo e di Palazzo Koch, come alla Consob sulla graticola dopo il servizio di Report su Rai 3, facesse a tutti comodo avere un capro espiatorio, in fondo Consoli non ha santi in paradiso né relazioni consolidate nel palazzo, è sempre stato a Montebelluna a far crescere la banca, commettendo errori come li commettono tutti coloro che fanno nella vita,perché chi rimane fermo e inattivo certamente sbaglia di meno. L'ex numero uno di Veneto Banca non aveva saputo mettere ai vertici della banca uno come Andrea Monorchio nominato da Zonin alla vice presidenza della Vicenza; un uomo, Monorchio, dalle mille relazioni e con una importante carriera nelle istituzioni. Se non ci sono motivi sconosciuti agli atti o reati gravi sui quali esiste il segreto, Consoli non solo lo devono rimettere in libertà ma va chiesto scusa a lui ed a tutti i cittadini che ancora credono nella nostra giustizia.
Dobbiamo anche chiederci perché tanti ostacoli posti all'attività dei vecchi soci della popolare di Montebelluna, quasi fossero una associazione a delinquere. Mantenere forte l'interesse per una banca del territorio è un dovere oltre che una corretta visione di business bancario, sul quale - ripetiamo - ci sono importanti investitori pronti ad entrare, basta leggere le dichiarazioni di Corrado Sforza Fogliani presidente di Assopopolari o quelle di Lorenzo Bini Smaghi, ex Bce e banchiere internazionale nonché presidente di una Bcc in Toscana. Tutte dichiarazioni a favore delle banche locali, lance spezzate sull'importanza del territorio.
Anche il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dovrebbe ascoltare, superando la propria alterigia e il suo noto campanilismo, salvare Etruria e la famiglia Boschi è importante ma l'Italia ha molte regioni fra cui il Veneto con una economia che spesso fa da traino all'intero Paese; una economia fatta di imprenditori ma anche di banche che avranno anche perso valore, ma che senza i loro capitali non avrebbero favorito la creazione e lo sviluppo di attività e imprese.
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