Per la Cgia la deflazione è come nel 1959, Vicenza ha il record negativo: l'influenza del flop della Banca Popolare di Vicenza
Domenica 24 Luglio 2016 alle 10:50 | 0 commenti
La Cgia di Mestre ha sentenziato: tra le province dove la deflazione è più evidente il primato negativo spetta a Vicenza col - 0,8%, un record italiano: questo significa che la domanda è calante e che i prezzi al consumo scendono. Al fenomeno non può essere estraneo (anzi ne è di sicuro un fattore moltiplicatore se non originario) il flop della Banca Popolare di Vicenza che ha tolto oltre sei miliardi di euro dalla disponibilità di oltre 118.000 soci, di cui più di un terzo vicentini, e che sta penalizzando tutto il contesto economico indotto del territorio. Sempre secondo la Cgia di Mestre, i prezzi al consumo in generale sono diminuiti dello 0,2% nel primo semestre del 2016 e si fa il paragone, commenta Il Corriere del Veneto, «con il 1959, quando si registrò una variazione dei prezzi negativa; ma si sottolinea che allora il prodotto interno lordo cresceva al ritmo del 7%, mentre ora si stanno rivedendo al ribasso le stime per il rialzo di quest'anno, inizialmente dato attorno all'1%».
Tra le 200 voci considerate dall'associazione artigiani sui dati Istat 68 sono in deflazione. In particolare, i prodotti alimentari: per esempio, pomodori (-,2%), insalata (-2,4%), zucchero (-2,4%) e gelati (-2%).
Tra i prodotti che hanno subito i maggiori rincari, servizi postali (+9,8%), palmari e tablet (8,2%) che godono di una domanda in continua crescita, alcuni alimentari come patate (+8,2%), olio d'oliva (+5,3%), mele (+3,2%) e pere (+3,1%). Secondo il coordinatore, Paolo Zabeo, «i consumi rimangono lontani dai livelli raggiunti prima della crisi. Dal 2007 ad oggi sono scesi di circa il 6%. Nonostante il rafforzamento del Quantitative easing della Bce, la domanda è ancora debole e questo influisce sui prezzi che continuano a scendere, riducendo i margini di guadagno delle imprese, soprattutto le Pmi».
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