"Processati" Luciano Vescovi e Alberto Luca. E intanto Ario Gervasutti "silurato a Vicenza" decolla verso la Caltagirone Editore
Venerdi 30 Settembre 2016 alle 19:56 | 0 commenti
Lunedì sera non è stata una sera come le altre per una parte della Vicenza che conta o pensa di contare ma sempre più spesso fa contare agli altri i danni che produce come è successo per la BPVi, in cui la concentrazione di quella Vicenza era elevata. Un ristorante vicentino, infatti, ci dice uno degli avventori o del personale di servizio (l'anonimato è d'obbligo così come, di conseguenza, il tempo sempre al condizionale) a portata d'orecchi dell'evento, lunedì sera 26 settembre, si sarebbe trasformato in un'aula di tribunale. Il fatto o, meglio come vedremo, il "delitto" sotto esame, avvenuto un altro lunedì, la mattina del 5 settembre, sarebbe stato il siluramento repentino e oscuro, di cui i nostri lettori sanno, però, un bel pò, di Ario Gervasutti, direttore da sei anni de Il Giornale di Vicenza, dove ora c'è ad interim Marino Smiderle mentre il 2 ottobre, o giù di lì, arriverà da Tva Luca Ancetti, come da noi anticipato e non annunciato agli ancora ignari lettori (sudditi?) del GdV.
Sul banco degli accusati (in effetti il tavolo dei commensali) era seduto, in primis, Luciano Vescovi, il neo presidente di Confindustria Vicenza, titolare di quote di Athesis, editore tra gli altri del quotidiano locale, e, soprattutto, del controllo editoriale del giornale (nella foto c'è la squadra di giunta del neo presidente, il secondo in alto da sx, con Alberto Luca, il primo da sx, ndr) .
L'accusa, di aver sollevato imprudentemente Gervasutti dal suo incarico, sarebbe stata formulata, nonostante la defezione fisica in sala di Giuseppe Zigliotto, per motivi di opportunità , ci dicono, e perchè già schierato palesemente con Gervasutti, e di Pietro Marzotto, che non ha bisogno di... giustificazioni, da uno stuolo di predecessori di Vescovi, ovvero quasi tutti i (viventi) past president e, cioè, in ordine di periodo, dal più recente al più vecchio, Roberto Zuccato, Massimo Calearo, Valentino Ziche, Giuseppe Bisazza e Gian Carlo Ferretto.
Pare che, visto cotanto schieramento di Pm, non ci fosse altro avvocato disponibile a fare da difensore se non il "mediatico" Alberto Luca, tesoriere dell'associazione datoriale con delega alle partecipate, che, secondo le voci da noi raccolte dal 5 settembre in poi, sarebbe stato l'ispiratore del golpe in via Fermi dall'ufficio che da anni avrebbe utilizzato all'interno della sede di Tva a un tiro di... voce da quello di Ancetti, e che, quindi, oltre che difensore del neo presidente di Confindustria Vicenza lo sarebbe stato anche di se stesso, che, dicono ambienti locali ancora vicini all'ex direttore, non avrebbe mai gradito il niet "Ariano" a un analogo suo uffico in via Fermi.Â
La tesi della difesa, congruente tra l'altro con le ipotesi da noi avanzate e sostenuta all'unisono da Vescovi e Luca, sarebbe stata sinteticamente questa: "licenziando ora Ario Gervasutti potevamo approfittare entro i termini fissati di settembre della clausola di risoluzione del contratto con un bel risparmio, una buonuscita, cioè, di sei mensilità invece che di 24 da lui accettata, in deroga al contratto nazionale, per amicizia e fiducia di Zigliotto, che questo gli aveva chiesto per rispetto, sia pure anche questo formale, del nuovo eletto ".
Nelle premesse dell'accusa ci sarebbero stati due punti:
1 - qualcuno tra i "Pm" presenti avrebbe fatto osservare che quella clausola, per come raccontato da Vescovi stesso, sarebbe stata accettata da Gervasutti solo simbolicamente perchè chiesta nel caso che il neo presidente non facesse parte della cordata che esprimeva la continuità con Zigliotto e che, poi, come previsto, ha prevalso con Vescovi eletto
2 - sempre alcuni degli "accusatori" avrebbero rilevato che anche nella pratica il licenziamento repentino del precedente direttore avrebbe portato, come starebbe avvenendo, a una controversia legale che potrebbe comportare per l'editore un costo maggiore del presunto risparmio.
Ma dopo le premesse l'affondo di Roberto Zuccato, Massimo Calearo, Valentino Ziche, Giuseppe Bisazza e Gian Carlo Ferretto sarebbe stato questo: "risparmio o non risparmio, la decisione dell'estromissione di un direttore, che era compatibile con la linea editoriale della proprietà ma condotta in autonomia e con un prestigio riconosciuto nella sua carriera arricchita anche da un comportamento fermo con Bettino Craxi, è incomprensibile nell'ambiente giornalistico e potrebbe danneggiare il giornale in un momento critico per la carta stampata... Porsi il problema del risparmio e metterlo all'origine del licenziamento, senza considerare il valore aggiunto di una direzione all'altezza, è un errore che potrebbe costare caro...".
Difesa e accusa così avrebbero parlato. Il giudizio lo emetteranno a breve i lettori.
Nel frattempo, affidate le sue carte e le sue ragioni ai legali, Ario Gervasutti ha virato sul... futuro e, dopo varie proposte in Veneto, a Milano e a Roma, avrebbe (e il condizionale è solo tecnico) optato per una soluzione che comprende, più o meno, tutte le altre.
Visto uscire dalla sede di Roma de Il Messaggero e segnalato anche a Il Gazzettino, Ario Gervasutti assumerà , ci dicono alcuni nostri vecchi colleghi romani, "la responsabiltà del coordinamento di un progetto che curerà le sinergie di tutte le testate di Francesco Gaetano Caltagirone, che è azionista di maggioranza della Caltagirone Editore, che pubblica, oltre a Il Messaggero di Roma e a Il Gazzettino, anche Il Mattino di Napoli, Il Corriere Adriatico e Il Nuovo Quotidiano di Puglia, non dimenticando Leggo, il primo quotidiano a distribuzione gratuita in Italia...".
In attesa del verdetto locale specifico dopo l'udienza di lunedì, una sentenza definitiva e sociologica, quindi, già c'è: Vicenza, che fa a meno di un direttore che decolla verso il secondo gruppo editoriale nazionale, è sempre più la provincia di un impero, il Veneto, che per giunta non c'è più.
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