L'avv. Renato Bertelle accusa chi non ha sequestrato per tempo beni di Gianni Zonin & c. Discriminate le vittime che ora alimentano desideri cupi pur se non accettabili
Sabato 20 Gennaio 2018 alle 18:27 | 0 commenti
Ieri sera, 19 gennaio, durante la lunga e affollata assemblea dei risparmiatori traditi da Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, organizzata dalle associazioni che si identificano nello slogal "Unite per il fondo" (con riferimento al fondo piccolo ma incrementabile per le vittime di reati finanziari approvato nell'ultima legge di stabilità ) e partecipata da numerosi sindaci e parlamentari (a seguire pubblicheremo il video integrale, ndr), c'è stato un intervento dell'avv. Renato Bertelle, in passato spesso da noi criticato per il suo farsi portavoce di un'associazione di fatto inesistente e per essersi dichirarato personalmente tra i soci truffati quando da documenti bancari in nostro possesso questo non appare per nulla veritiero.
Ma ieri sera, al teatro S. Marco, l'avv. Bertelle ha detto cose secondo noi sacrosante spaventando, chissà perchè, alcuni degli organizzaori.
Se l'avvocato di Malo ha dato voce a qualche intimo e ipotetico desiderio nei confronti di Gianni Zonin (sono pochi tra i 118.000 soci azzerati quelli che gli augurano tutto il male possibile, incluso quello estremo?) pur affrettandosi, giustamente, a dire di non condividere alcun augurio di morte, le accuse di Bertelle a chi (magistratura e liquidatori delle due banche in Lca) non ha fatto tutto il possibile per provvedere tempestivamente a sequestri cautelativi dei consistenti beni dell'ex presidente e dei maggiori responsabili del crac bancario della BPVi, non possono non essere condivise.
Tanto più che i sequestri cautelativi, da come indica il termine stesso, non sono irrevocabili nel caso la magistratura accerti l'inesistenza di reali responsabilità degli attuali imputati.
L'unica, enorme e discriminatoria differenza tra possibili colpevoli e sicure vittime è che un sequestro, in caso di innocenza acclarata, può essere immediatamente revocato, mentre i truffati mai più troveranno a loro ristoro i beni ad oggi alienati dagli attuali imputati se questi dovessero essere condannati.
Stavolta Bertelle ha detto il giusto.
Ascoltatelo.
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