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Samuele Sorato contesta addebiti di Gianni Zonin: in BPVi non si muoveva foglia senza che lui volesse. Cappelleri riassuma le accuse reciproche e rinvii a giudizio entrambi, ora!

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 8 Dicembre 2016 alle 13:11 | 0 commenti

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"All'alba dell'8 dicembre, una vecchia coppia bancaria-italiana preanuncia la rottura da noi sempre sperata. Preghiamo tutte le autorità competenti di rimanere con le orecchie aperte. Noi lo faremo augurandovi un lungo e litigato divorzio!": così l'Associazione Noi che credevamo nella BPVi commenta oggi il "battibecco" legale tra Samuele Sorato e Gianni Zonin, che scarica tutto sul "suo" fido dg e il suo vice Emanuele Giustini come se in 36 anni di gestione della Banca Popolare di Vicenza dal cda per 16 anni o dalla presidenza per altri 20 il grande imprenditore del vino non avesse imparato neanche a gestire i suoi sottoposti che tutto facevano a sua "scaiolana" insaputa. Abbiamo già riferito delle lagnanze e dell'abitudine senile di Zonin a scatenare cause costosissime, anche contro chi come noi è un "poareto" come lui visto che noi di soldi non ne abbiamo per DNA e lui li ha tutti "donati" ai cari figli...

Oggi riprendiamo da Il Giornale di Vicenza quanto a difesa di Samuele Sorato riferisce a Diego Neri il suo avvocato che ci convince, è una nostra opinione supportata da chi stava in banca e in quel cda, ma che non scagiona il dg dall'aver accettato per anni fior di quattrini non per fare il dg ma il "servo sciocco" di Gianni "Scaiola" Zonin..

Ecco quanto dice al GdV il suo legale, l'avv. Fabio Pinelli, a nome di Sorato.

«L'atto di citazione nei miei confronti? È il consueto puerile tentativo di scaricare su terzi responsabilità integralmente proprie».Emanuele Sorato non le manda a dire, e ribatte punto per punto alle affermazioni, che ritiene diffamatorie, di quello che chiama il «cav. Zonin». Assistito dall'avv. Fabio Pinelli, l'ex direttore generale di BpVi, indagato al pari del presidente per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza e citato in causa nell'azione di responsabilità dall'attuale vertice, va al contrattacco.«Chiunque sia venuto a contatto con BpVi negli ultimi due decenni conosce perfettamente che ogni decisione, di qualsiasi tipo, è stata assunta in prima persona da Zonin, successivamente avallata da consigli di amministrazione interamente nelle sue mani, nei quali esprimeva sistematicamente il proprio imperialismo condizionante; e solo dopo applicata dal management per la sua esecuzione». Sorato parla di «strumentale azione di accertamento» davanti al giudice, e fa riferimento al fatto che Zonin nell'atto «indica circostanze di fatto oggettivamente e consapevolmente non vere, destinate a precoci smentite».Quali sono le ragioni? «Zonin conosce perfettamente quale fosse il novero dei poteri della direzione generale e nello specifico del direttore generale e quali erano invece quelli di sua pertinenza e del suo Cda». Non solo: «Conosce perfettamente che tutte le comunicazioni istituzionali della Banca alle autorità di vigilanza sono state oggetto di specifiche deliberazioni da parte del Cda, nelle sue mani». E ancora: «Il cav. Zonin conosce perfettamente che il direttore generale non ha mai di fatto esercitato i propri poteri in materia di concessione di finanziamenti, limitandosi alle delibere per l'erogazione dei mutui ai dipendenti». E infine: «Conosce perfettamente l'assenza di qualsiasi ruolo istituzionale del direttore generale, nella redazione e nell'approvazione dei bilanci; così come conosce a memoria il ruolo istituzionale proprio, delle funzioni preposte e del Cda».Sorato, oltre a ridimensionare il suo ruolo, sottolinea, ricordando il processo davanti al giudice del lavoro intentato dalla BpVi, che «lo ha già certificato il tribunale di Vicenza, adito dalla Banca senza alcun risultato, per far accertare asserite responsabilità del direttore generale. Queste responsabilità nei confronti della Banca non ci sono, ha statuito il tribunale, perché le azioni della direzione sono sempre state - testualmente - "a conoscenza della società, con l'avallo ottenuto dagli organi di controllo interno"».Pertanto, le affermazioni di Zonin sono diffamatorie, e Sorato si riserva di querelarlo. «D'altra parte - conclude Sorato -, ho già fornito ogni chiarimento in ordine ai rilievi mossi dagli organi ispettivi, in considerazione della mia assenza nella fase ispettiva, in ragione delle rassegnate dimissioni».


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