Stampa locale ignorante, serva o entrambe? Decidedelo voi leggendo due articoli e vedendo il video integrale dell'assemblea di "Noi che credevamo nella BPVi"
Domenica 5 Febbraio 2017 alle 13:54 | 0 commenti
È sicuro e incontestabile che per il disastro della Banca Popolare di Vicenza, non risolto ancora dalle sia pur possenti spalle di... Atlante, abbiano pagato decine di miglaia di azionisti, almeno il 40% dei quali di Vicenza, del Vicentino e del Veneto ed entrati per la loro grandissima maggioranza con dei risparmi in una banca cooperativa per poi ritrovarsi in una S.p.a. con un pezzo di carta, che chiamavano (cattiva) azione i precedenti padroni del vapore scappati con tutta la nave lasciando quì solo il fumo intriso di sogni e progetti bruciati. Per i 62,50 euro che "valevano", dicevano Gianni Zonin e i suoi scudieri, quelle azioni scese, poi, con un minimo di controllo a 10 centesimi, oggi la nuova gestione della BPVi arriva a proporre a 94.000 dei 118.000 azionisti 9 euro.
Questo è di sicuro uno sforzo inconsueto della Banca, che conferma il malfatto passato, ed è anche un cambio di marcia netto, anche se obbligato per ridurre le "litigation", rispetto al passato targato Gianni Zonin e poteri locali, che prendevano dicendo solo di dare, fregature, mentre ora Gianni Mion, Fabrizio Viola e il socio Atlante danno il 15% del maltolto per rendere possibile il recupero nel tempo dei 3.5 miliardi già immessi nelle due ex Popolari che a breve avranno bisogno di altri miliardi oltre a quelli, a debito, ottenuti con l'emissione di 6.5 miliardi di obbligazioni garantite dallo Stato.
Ma quei 9 euro sono una elemosina per moltissimi, che vedono evaporare, comunque, la gran parte dei risparmi o dei guadagni di una vita, come nell'assemblea organizzata a Vicenza da "Noi che credevamo nella BPVi" (da noi trasmessa in streaming in diretta e ora in differita e da questo articolo disponibile anche qui e su Youtube) hanno detto anche Don Torta e gli associati all'associazione vicentina, ieri informati e sensibilizzati, se pure ce ne fosse ancora bisogno, dal presidente Luigi Ugone e dai suoi più stretti collaboratori, tra cui Daniele Marangoni e, soprattutto dietro le quinte, Mario Zambon, oltre a tanti volontari, tutti bruciati dal crac della ex Popolare vicentina.
Ma se è sicuro che hanno pagato e stanno pagando per il crac decine di migliaia di soci risparmiatori è altrettanto vero che questo è stato reso possibile ed è ancora "gestito" da quel magma puteolento di interessi che giravano e, per quel che ne rimane, girano intorno al sistema di potere zoniniano, denunciato, una sola volta per essere poi mafiosamente silenziato, anche dal vice sindaco di Vicenza nonchè pupillo dell'onnipresente (poltronato) affabultore Achille Variati.
Quel magma si è diramato da Via Btg. Framarin giù giù fino a raggiungere bruciando ogni verità le vicine redazioni dei giornali, in primis quella quotidiana confindustriale, che rispondeva non a caso a Giuseppe Zigliotto, membro del Cda della BPVi dal 2003 e ora indagato col re del vino, così come Roberto Zuccato, che lo aveva preceduto alla presidenza di Confindustria Vicenza prima di essere promosso sempre in Cda della Popolare e alla presidenza di Confindustria Veneto.
Ma il magma che nel recente passato ha "distrutto" le informazioni sulla metastasi finanziaria in atto sostituendole con diaboliche e complici esaltazioni di una banca in utile e sana, distruggendo così i risparmi dei poveri soci che a chi covava quella lava avevano creduto da sempre, ancora ribolle.Â
Leggete di sotto i due articoli odierni sul GdV e sul CorVeneto, controllatene i contenuti nel nostro video documento e decidete voi stessi se quello che hanno scritto (tra mille omissioni anche sui nomi dei relatori presenti ma sgraditi ai poteri), in particolare sugli applausi che sarebbero stati decretati alle promesse (e a cos'altro sennò) di Achille Variati, che ieri ha...
Ma no, vedete, ascoltate, leggete e capite da soli se la stampa locale è ignorante (letteralmente), serva o ignorante e serva, una volta almeno di nomi forse più consistenti, imprenditorialmente, di quello di un Luciano Vescovi qualunque, il fondo di una discesa iniziata dal dopo Calearo, e a cui Achille Variati, è innegabile, senza gli Amenduni ma anche e puranche degli Zonin di un tempo, può guardare dall'alto facendo il bello e cattivo tempo, lui che non è potente, una delle bugie che Ugone e i 1.000 e passa presenti non gli hanno perdonato, pur essendo assiso su quattro poltrone...
Capite da soli cari lettori, come da soli, cari soci traditi, dovete decidere cosa fare dell'offerta dei nove euro, un passo in avanti, di sicuro, ma se sufficiente ed equo non può dirlo chi, leggendo i nostri articoli sul crac annunciato della BPVi fin dal 13 agosto 2010 (poi raccolti nel libro best seller "Vicenza. La città sbancata", clicca qui) non ha comprato o sottoscritto azioni o ha provato a venderle quando era ancora possibile...
Il direttore di VicenzaPiu.com
L'ASSEMBLEA. Il Centro sport Palladio gremito per il ritrovo dell'associazione dei piccoli azionisti uniti nel rifiuto alla proposta di 9 euro per azione
BpVi, 1.200 soci per dire no all'offerta
di Diego Neri, da Il Giornale di Vicenza
«Riempiremo la banca di cause Vogliamo i nostri soldi, non certo l'elemosina». Accuse a Variati, che replica: «L'istituto va salvato»
Le gradinate del Centro sport Palladio gremite per dire no alla proposta della Popolare di Vicenza. Ieri, più di 1.200 persone si sono radunate per l'assemblea dell'associazione "Noi che credevamo nella BpVi", per riassumere quanto accaduto finora e per valutare l'offerta di 9 euro ad azione. E gli applausi più convinti sono arrivati quando si è parlato chiaramente di rifiutarla e di promuovere cause civili. «Ogni persona deve valutare la propria situazione economica personale; ma questa offerta, che prevede un ristoro parziale ma tombola, la riteniamo iniqua, immorale e indecente - ha detto il presidente dell'associazione Luigi Ugone -. Con le 94mila lettere inviate agli azionisti la banca verrà riempita di cause: con l'offerta hanno ammesso da soli di avere delle colpe». E ancora: «Così si prende per il cravattino chi è in stato di bisogno. Noi rivogliamo i soldi veri che abbiamo dato alla banca, non l'elemosina». Ugone ha annunciato che l'associazione, che ha raggiunto i 1.400 iscritti, è stata invitata a Roma dal sottosegretario dell'Economia Pier Paolo Baretta; e ha spiegato di aver sporto denuncia in questura per alcune telefonate minatorie volte a far saltare l'assemblea, alla quale sono arrivate molte più persone del previsto. Con a fianco, fra gli altri, don Torta, Ugone ne ha avute per tutti, a partire dal procuratore Cappelleri, passando per Francesco Iorio («azione di responsabilità anche per lui») e il vescovo Pizziol («faccia chiarezza sui debiti del Baronio»), e finendo col sindaco Achille Variati, che ha risposto all'invito e che ieri era presente. «Con la Cassa depositi e prestiti ha finanziato il fondo Atlante, invece di salvare i risparmiatori». Variati ha replicato: «Vanno tutelati gli interessi di tutti, azionisti, imprese e dipendenti, altrimenti non si salva la banca e i soldi di Atlante saranno stati buttati. Certo, il cda di BpVi potrebbe fare uno sforzo in più e creare un fondo per ristorare chi ha perso tutto e si trova in grande difficoltà . Quando la Cassa depositi e prestiti ha stanziato 500 milioni di euro io non ne facevo parte. Ma, sempre prendere un euro per questo incarico, ribadisco che le mie relazioni sono a disposizione del territorio».
Bpvi, no di 1.200 soci alle conciliazioni «Un'elemosina i 9 euro per azione»
di Andrea Alba, da Il Corriere del Veneto
Proprio non vogliono quella che definiscono un'«elemosina». Anzi, sono convinti che la Popolare di Vicenza, proponendo loro i 9 euro ad azione, abbia compiuto un passo falso. «Di fatto l'istituto ammette di essere in colpa, aprendo la porta alle cause». Ieri i rappresentanti di «Noi che credevamo nella Bpvi» hanno sfoderato gli artigli: a condividere la posizione dell'associazione, o perlomeno a volerne ascoltare le ragioni, sono giunti almeno 1.200 soci azionisti da Veneto e da fuori regione. Tanti, infatti, sono coloro che hanno riempito gradinate e corridoi del Centro Sport Palladio, alla periferia di Vicenza, per un convegno sul tema.
In queste settimane, sul tavolo di 94 mila soci dell'istituto che hanno acquistato azioni dopo il 2007 c'è appunto la proposta di conciliazione presentata dalla banca: 9 euro esentasse a quota, con l'accordo che il socio rinunci definitivamente a future azioni legali. «Conviene aderire? Non posso dirlo, perché ogni persona deve valutare la propria situazione economica e necessità . Ma noi riteniamo quest'offerta indegna e indecorosa - ha dichiarato ieri, fra gli applausi, il presidente dell'associazione, Luigi Ugone -. Non solo, con le 94 mila lettere inviate la banca verrà travolta dalle azioni legali: sanno di avere torto, l'hanno ammesso, ora avranno la guerra. Noi chiediamo più soldi: ma dovrebbero sborsarli direttamente Gianni Zonin, Samuele Sorato e tutti quelli che riteniamo responsabili. Anche Banca d'Italia e Consob, se non hanno vigilato». Che quell'offerta, per tanti soci, sia ritenuta quasi un «anatema» lo dimostrano anche gli applausi scroscianti ricevuti dal sacerdote veneziano don Enrico Torta, coordinatore degli azionisti arrabbiati veneziani-trevigiani. Don Torta ha invitato i presenti a «non accettare l'elemosina, pretendete giustizia. Siate uniti, se sarete migliaia anche i politici dovranno ascoltarvi». Per l'avvocato Andrea Arman, alla guida di un'associazione di soci trevigiani, quella della banca è una proposta addirittura «molesta, anche visto il livello di insistenza con cui ci stressano per farci firmare: chiamate ed e-mail arrivano a cadenza quotidiana. Per quanto ci riguarda abbiamo detto subito di no. E quella transazione presenta molti aspetti di nullità » ha dichiarato il legale dal palco. Presente fra i relatori, anche il sindaco vicentino Achille Variati ha preso posizione. Concordando che con la conciliazione si può fare meglio: «Per azioni che oggi non valgono niente, cominciare ad offrire 9 euro è andare nella direzione giusta - ha premesso il primo cittadino -. Tuttavia penso che la proposta possa essere ulteriormente integrata».
Incalzato da Ugone, anche per il suo ruolo di consigliere in Cassa Depositi e Prestiti, Variati ha riscosso qualche applauso dai soci arrabbiati promettendo di «mettere a disposizione, anche in quel tavolo, le mie relazioni per difendere la mia terra. Se c'è un aspetto che non ha funzionato, in questa vicenda, è che troppe decisioni sono state prese in poche stanze. Chiederò che prima di decidere si ascoltino anche le tesi delle associazioni, compresa la contrarietà alla fusione fra Popolare di Vicenza e Veneto Banca». Seduto a fianco, il consigliere regionale leghista Alessandro Montagnoli - dopo aver portato i saluti di Luca Zaia (con fischi dal pubblico) - ha lamentato come «Bpvi sia l'unico istituto che non si è presentato alla convocazione della commissione d'inchiesta regionale, istituita appositamente». Per il resto, la mattinata è trascorsa con la ricostruzione dell'accaduto, fino ad oggi. Con fulmini verso l'ex ad Francesco Iorio - paragonato da Ugone a «Schettino. Alla prossima assemblea urleremo per un'azione di responsabilità verso di lui» - ma anche con annunci di prossimi interventi dell'associazione. A partire da un incontro programmato il 14 febbraio con il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta: «Andremo da lui con una folta delegazione, e non certo con dei mazzi di fiori in mano», avverte Ugone.
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