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Lo Stato rallenta il salvataggio e Cattolica Assicurazioni chiede 186 milioni a BPVi, Mion e Viola reagiscono duramente. Intesa... contro le Popolari venete?

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 5 Aprile 2017 alle 22:35 | 0 commenti

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C'è e ci sarà ancora tanto da soffrire per il salvataggio delle due banche venete e, in particolare, della Banca Popolare di Vicenza. Non c'è stato, infatti, il tempo di prendere atto della dichiarazione europea di "solvibilità" delle due ex Popolari, preludio indispensabile alla "ricapitalizzazione precauzionale" da parte dello Stato anche se quest'ultimo, stando ai dati di fabbisogno di capitale individuato, dovrà immettere almeno 6.4 miliardi di euro, che arriva la frenata della commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager: "sulle banche venete non siamo così avanti anche perché da parte delle autorità italiane ancora si riflette su cosa fare dei due istituti". Per cui, non avendo l'Italia deciso su "come queste banche dovranno andare avanti", la decisione "non è ancora finalizzata" e, quindi, conclude la commissaria "ci arriveremo più in là". Ma non finisce qui il balletto delle emozioni.

Se stamattina la BPVi poteva annunciare che l'avvenuta cessione di n. 10.500.000 azioni ordinarie di Società Cattolica Assicurazioni per un controvalore complessivo di Euro 76.125.000 avrebbe portato "un significativo impatto positivo sui coefficienti patrimoniali della Banca", stasera, dopo l'annuncio della stessa Cattolica Assicurazioni, di volersi avvalere del diritto a vendere alla Popolare di Vicenza per 186.1 milioni di euro (110 milioni in più di quelli appena preventivati in cassa dalla BPVi) le partecipazioni in tre controllate, Gianni Mion e Fabrizio Viola devono far emettere un duro comunicato di "contestazione" legale e anche comportamentale rinfacciando, cosa insolita in questi ambiti, anche il passato aiuto per un consistente importo dato da Vicenza alla Cattolica, allora in difficoltà, quasi a rimproverare una sorta di "pugnalata alle spalle" a chi sta faticosaemnte provando a risorgere.

A questo punto non si può che aggiungere per prima cosa un altro rimpovero a Gianni Zonin & c., che, leggendo tra le righe del comunicato, avrebbe dato imprudentemente, da novello Roi Soleil, alla Cattolica, per le sue manie di grandeur con denari della gente, soldi della banca avendo effettuato "in fasi successive un investimento azionario per un controvalorer  (circa 387 milioni di euro) quasi doppio rispetto a quello effettuato da Cattolica nelle joint venture assicurative e nel capitale di BPVI. Per effetto delle svalutazioni effettuate, BPVi al 31 dicembre 2016 ha contabilizzato perdite sulla partecipazione in Cattolica per oltre 220 milioni di euro". Come a dire che al danno dei 186.1 milioni chiesti da Cattolica si aggiungono per scelte passate oggi incomprensibili i 220 milioni già contabilizzati come persi: un buco da oltre 400 milioni per una banca che di certo non può ancora scialare come ai tempi dei bilanci drogati.

Detto questo, siccome il mondo della finanza non è di certo un mondo di angioletti e beaux gestes, dopo gli "strani ritardi", oggi evidenziati da Margrethe Vestager, dello Stato italiano, certe tardive e dannose prese di posizione di Luca Zaia (ne parleremo domani) che nei fatti agevolano le "incertezze" dello Stato e i desideri incoffessati di bail-in di test dell'Europa , forse Gianni Mion e Fabrizio Viola stanno ponendosi la domanda classica: "a chi giova la mossa di Cattolica Assicitazioni?".

Solo alle sue casse o a disegni superiori del "sistema", quelli di sicuro resi possibili dalla mala gestio del passato, ma che oggi preferiscono o, almeno, non ostacolano disegni di aspiranti "banche egemoni"?

"Intesa" l'allusione?...

Dietrologia? Vediamo come reagisce il "sistema", se a difesa o ignaro delle venete.

 

Ecco il duro, e comprensibile, comunicato della Banca Popolare di Vicenza

BPVi prende atto della comunicazione con cui Cattolica Assicurazioni ha dichiarato di esercitare il diritto di vendita delle partecipazioni di Cattolica stessa nelle JV assicurative comuni (Berica Vita, Cattolica Life e ABC Assicura). L'esercizio dell'asserito diritto di vendita, sulla cui legittimità BPVi ha già anticipato sin da subito riserve e contestazioni anche (e non solo) con riferimento all'applicabilità del diritto di Cattolica al recesso dagli accordi, è stato formulato, del tutto inopinatamente, mentre erano in corso approfondite e costruttive discussioni su un rilancio dell'accordo di bancassurance, finalizzato a ricostruire un'alleanza, innovativa e fondata su basi assai più ampie, fra due importanti realtà finanziarie che hanno nella Regione Veneto il loro centro operativo.
Si segnala, inoltre, che, ferme le contestazioni sul diritto invocato da Cattolica, qualunque eventuale trasferimento dovrebbe essere autorizzato dalle competenti Autorità, tenendo anche conto che BPVi ha formalizzato l'intenzione di far ricorso al sostegno finanziario straordinario e temporaneo per l'accesso alla misura della "ricapitalizzazione precauzionale" ai sensi del D.L. 237/2016.
In pari data e ancor più inopinatamente, Cattolica ha inviato a BPVi un'ulteriore comunicazione con cui viene avanzata una generica contestazione su asserite responsabilità della scrivente in relazione al Prospetto dell'Aumento di Capitale 2014. Anche questa contestazione, stante oltretutto il suo carattere generico e non qualificato, è stata respinta.

Alla luce delle iniziative poste in essere o minacciate da Cattolica si ricorda che BPVi, per consentire a Cattolica di superare un non facile momento della sua lunga storia, ha effettuato, in fasi successive, un investimento azionario per un controvalore (circa 387 milioni di euro) quasi doppio rispetto a quello effettuato da Cattolica nelle joint venture assicurative e nel capitale di BPVI. Per effetto delle svalutazioni effettuate, BPVi al 31 dicembre 2016 ha contabilizzato perdite sulla partecipazione in Cattolica per oltre 220 milioni di euro.


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