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Transazioni BPVi e Veneto Banca: per Rocca le accetterebbe 50% dei 169.000 destinatari, per Ugone serviranno più soldi per gli altri

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 14 Gennaio 2017 alle 21:07 | 0 commenti

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"Egregio direttore - ci scrive Riccardo Federico Rocca dello Studio Rocca -, non ha senso rifiutare tout court la proposta transattiva delle popolari venete, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Vanno piuttosto verificate le specifiche situazioni caso per caso. A mio avviso, può avere interesse ad accettare chi ha investito meno di 20.000 euro, chi possiede azioni acquistate in prevalenza tra il 2007 e il 2010, e chi - come molti degli iscritti alle innumerevoli improvvisate associazioni di azionisti/risparmiatori - non dispone di validi avvocati e rischia di soccombere se avvia il contenzioso. È pacifico che anche i dipendenti e i loro familiari, oltre ai fornitori dovranno accettare obtorto collo e, pertanto, con la loro proposta le popolari venete possono di molto sfrondare la giungla dei potenziali ricorrenti". Il ragionamento di Rocca non fa sulla carta una grinza ma ci viene di fare un paio di considerazioni aggiuntive.

Distinguiamo, intanto, fra le varie associazioni, alcune serie e altre (molte?) di certo non all'altezza della situazione, come dice Rocca, se non addirittura sfruttatrici dei due volte sfortunati soci, azzerati nel valore delle azioni e senza sicuri riferimenti su chi possa tutelarli senza doppi fini, come abbiamo avuto modo di documentare su questo mezzo.

Se, poi, il rappresentante dello studio Rocca aggiunge nella mail inviataci che "la percentuale dell'80% non sarà certo raggiunta, ma sarebbe illogico per le banche popolari, rinunciare a concludere le transazioni anche a fronte di un'adesione al 50%, che rappresenta in ogni caso un risultato interessante perché riduce l'attenzione mediatica della vicenda e riannoda i rapporti con molti clienti", è anche credibile e non in contrasto sostanziale con la posizione dello studio milanese, come ieri avrebbero sottolineato a chi li riceveva ieri in via Btg. Framarin i vertici e i consulenti dell'associazione "Noi che credevamo nella BPVi" con in testa il presidente Luigi Ugone, che le transazioni verrebbero di sicuro accettate proprio e soprattutto dalle categorie indicate da Rocca, quelle più deboli "tecnicamente" (i soci di più lunga data), "socialmente" (i piccolissimi azionisti senza la forza o la voglia di tutelarsi) e "politicamente" (dipendenti e familiari), ma che questo fatto spingerebbe chi si è attrezzato, con i "giusti legali" e le "vere associazioni", a volere e pretendere di più.

Insomma, avrebbe sostenuto l'associazione di Ugone e non sarebbe distante dalle sue posizioni quella che si è coagulata intorno a Don Torta, che per bocca di Andrea Arman ha anche ipotizzato "provocatorie" anche se improbabili riconquiste delle due Popolari da parte dei soci in nome del "venetismo", sarebbe soprattutto una questione di risorse da "aumentare" anche se come, al momento, non si sa e fermi restando i rischi di default totale richiamati da Gianni Mion nella sua lettera appello alle associazioni.

Sanate le posizioni di chi finora era silente e che magari lo sarebbe rimasto (il 50%, dice Rocca, del totale dei destinatari delle due proposte, circa 169.000 di cui 94.000 per BPVi e 75.000 per l'Istituto di Montebelluna), senza la proposta di Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, ecco la seconda considerazione,


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