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Se Variati fa convegni sulla fu BPVi, i Confidi informano la IV Commissione che solo 2 realtà su dieci a rischio sono salvabili. Se si corre...

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 16 Novembre 2016 alle 22:46 | 0 commenti

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Mentre il primo cittadino si è andato ad impantanare in una gaffe palese, quella da cui è nata la «Protesta corale delle associazioni dei soci truffati dalla BPVi dopo il convegno "teatrale" annunciato da Achille Variati e Paolo Mariani», la IV Commissione Consiliare competente per lo Sviluppo economico e le attività culturali ha continuato ad affrontare le conseguenze del crack di fatto della ex Popolare locale discutendo un ordine del giorno molto significativo: "Banca Popolare di Vicenza: situazione delle imprese e delle attività svolte dai Consorzi Fidi successivamente all'incontro del 22 giugno 2016". Peccato che dei 14 membri della Commissione, a confermare la drammatica lontanza della politica dai temi veri che toccano i cittadini ne erano presenti solo 6, uno più del numero minimo legale, e cioè il presidente Ennio Tosetto e i "commissari" Tommaso Ruggeri, Giancarlo Pesce, Dino Nani, della maggioranza, e Liliana Zaltron con Roberto Cattaneo dell'opposizione.

A non presentarsi ad ascoltare un'importante relazione dei Confidi sulle strade da intraprendere per «salvare il salvabile», hanno detto, sono stati, a parte Pupillo alle prese con i suoi ben noti problemi di salute, Rucco, Dal Lago, Cicero, Dovigo, Guarda, Bastianello e Zoppello. Non sappiamo se gli assenti avessero così gravi motivi per non presenziare alla Commissione, ma...

Ma chi è stato eletto (scelto, ndr) dal popolo dovrebbe non dormire la notte sul drammatico futuro che sta piombando sul suo (?) popolo per il flop della gestione del sistema targato Gianni Zonin, visto che ha candidamente dormito quando poteva aprire gli occhi su ciò che era chiaro a tutti quelli che solo lo volessero vedere, come ha sottolineato Liliana Zaltron stasera trovando cenni di assenso di molti dei, pochi, presenti e, soprattutto, dei tre direttori dei Confidi di Confindustria, Patrizia Geria, Apiveneto, Vittorio Rigotti, e Confartigianato, Luciano Sassetto, molto lucidi, puntuali, tecnici e, soprattutto, «uniti e progettuali», ha sottolineato Tommaso Ruggeri che, arricchendo il suo intervento con le perplessità che ha sulle due popolari venete fuse in una unica banca più piccola e facile preda altrui e almentando l'assenza di un progetto Veneto complessivo, li ha condotti nell'illustrare in modo chiaro quello che andrà fatto «subito, con estrema urgenza» 

Poichè, ecco alcuni, non tutti, i flash della loro analisi, «si sono persi 8 miliardi di ricchezza a Vicenza, la diminuzione di imprese tra il 4 e il 6% a Treviso e Vicenza conferma la forte incidenza del flop delle due popolari venete, i notai non fanno più nuove aziende nè operazioni su capannoni» ebbene per tutti questi motivi e per molti altri ancora «c'è urgenza nell'usare i fondi disponibili, dei Confidi e della Regione, per fare da garanzia ad aziende, soprattutto piccole e medio piccole, che potrebbero a breve non avere più i requisiti per usufruirne col peggiorare della situazione. I consorzi fidi in Veneto rappresentano 110.000 aziende. Queste non sono tutte coinvolte nelle vicende della due banche e i numeri reali sono ancora incerti. In provincia di Vicenza, comunque, circa il 30% delle aziende è affidato da Banca Popolare di Vicenza. Le attività coinvolte dai riflessi negativi delle sue vicende toccano tantissime famiglie collegate, tra titolari e lavoratori»

Se per ora BPVi e Veneto Banca non stanno ancora chiedendo rientri anche per una questione di immagine residua, hanno sottolineato unanimi Patrizia Geria, Vittorio Rigotti e Luciano Sassetto, «fra qualche mese si leggerà tutto con più drammaticità quando verranno chiesto i rientri o verranno ceduti i crediti meno sicuri o le due banche si fonderanno e dovranno raddoppiare le "pulizie", interne, di personale, ed esterne, di affidamenti, per cui i problemi, che oggi sono quelli legati agli azionisti e alle loro potenzialità di spesa, investiranno anche aziende travolte a cascata se non dai propri limiti dalle inadempienze di aziende clienti inadempienti».

«Ma solo tra un anno verrà fuori tutto il dramma quando i nuovi bilanci metteranno fuori dai parametri Confidi le società» ha osservato Zaltron, e «quando le due banche dovranno stringere i cordoni di una borsa già di per sè poco capiente» hanno lamentato a voce alta Nani, Cattaneo e Pesce.

Se i Confidi sono pronti a operare perchè, hanno ribadito i loro tre direttori, «già hanno disponibili dati ed esigenze di ogni singola azienda e anche la Regione Veneto si è mossa» ora, ha sintetizzato il presidente Tosetto assicurando l'appoggio politico della commissione all'azione dei Confidi, «occorre che le banche, per noi soprattutto la BPVi, si muovano con altrettanta urgenza a incrociare i dati con i Confidi per dare ossigeno ad aziende che altrimenti in pochi mesi potrebbero non averne più bisogno per la propria sparizione...».

E sì, perchè, hanno detto i tre dirigenti: «se si attuano questi interventi da pronto soccorso, su dieci attività a rischio, e sono una enormità, almeno ne salviamo due...».

Se la catastrofe c'è tutta già ora e il futuro, se non si fa quanto hanno stasera detto i Confidi, è ancora più fosco, due è un numero da approccio concreto e, comunque, maggiore di zero...  

Chissà se durante il convegno del 26 novembre lo capirà anche l'affabulatore Achille Variati?

P.S. Di certo, dalle loro espressioni, stasera lo hanno capito anche i sei commissari presenti. Gli altri otto, assenti per sonno o per indifferibili impegni, se lo facciano raccontare! Ora è indifferibile salvare il salvabile.


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