Veneto Banca, ora è guerra di dossier mentre a Vicenza imperano i convegni pro Zonin
Domenica 11 Dicembre 2016 alle 10:20 | 0 commenti
Il giallo dello spionaggio a Carrus. L'ex presidente Ambrosini: le cimici in ufficio? Mai state trovate. La guerra di accuse dopo l'esclusione dell'ex direttore generale Consoli dal consiglio d'amministrazione
di Stefano Righi, da Il Corriere dela Sera
Il grande crac delle due ex popolari venete non è solo un grande imbroglio che ha bruciato più di 15 miliardi di euro coinvolgendo oltre 200 mila azionisti. Il più grande crollo bancario della storia della Repubblica mostra ora una serie di risvolti inquietanti: una lotta di potere senza esclusione di colpi che ha visto coinvolti i vertici delle banche. Se a Vicenza il procuratore della Repubblica Antonino Cappelleri è stato ospite di un convegno organizzato dagli avvocati di Gianni Zonin, l'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza su cui la procura sta indagando, a Montebelluna si è scatenata fino allo scorso 8 agosto una vera e propria guerra per bande.
Come ha svelato La Verità , nel quartier generale della banca, a Montebelluna, in provincia di Treviso, dopo l'entrata del Fondo Atlante e l'assemblea del 5 maggio scorso è iniziata una vera e propria corsa ai dossier, con tanto di email violate e di presunte microspie negli uffici della direzione. Sono state giornate di grande tensione e giochi di ombre. Con i neoeletti che temevano di essere spiati. È proprio uno di questi, Dino Crivellari - ex amministratore delegato di Unicredit Credit management bank - che segnala un esperto, Paolo Campobasso. Lo conobbe ai tempi di Unicredit, dove si occupava di sicurezza. Campobasso è a Montebelluna per due giorni, dopo il 5 maggio. Propone un contratto a Veneto Banca da 350 mila euro che viene respinto, così replica con una nota da 40 mila euro per le 48 ore di lavoro in paese. Non verrà mai pagato.
Le autorità nel frattempo temono l'infiltrazione di soggetti vicini all'ex direttore generale Vincenzo Consoli, oggi agli arresti domiciliari e in paese c'è anche Luca Terrinoni, consulente della procura di Roma e ispettore della Banca d'Italia. Si gioca una partita a scacchi.
I fatti emergono perché Campobasso nei giorni scorsi ha presentato un dettagliato esposto, nel quale specifica che «l'11 maggio il presidente Ambrosini, nel pomeriggio, mi chiedeva di attivare i miei canali per una bonifica ambientale dei locali della direzione; durante la stessa conversazione mi chiese se avessi potuto aiutarlo a "mettere" dei sistemi di ascolto in alcuni uffici (il riferimento era all'ufficio di Cristiano Carrus)».
Carrus, che era ed è direttore generale di Veneto Banca, ieri ha preferito non commentare. Mentre lo ha fatto l'ex presidente Stefano Ambrosini: «Pura fantascienza, costui dovrà rispondere delle calunniose affermazioni. Ma le sembra possibile che io, nella qualità di neopresidente, abbia rivolto una simile richiesta a un perfetto sconosciuto?! L'unica spiegazione che riesco a darmi sta nella mancata formalizzazione dell'incarico a questo signore. Purtroppo questo ennesimo attacco non mi sorprende, so bene che con il mio agire scrupoloso e non corrivo in quei mesi ho disturbato tanti». E le microspie in Veneto Banca? «Non sono mai state trovate»
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