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Veneto Banca taglia e chiede dimissioni Cda BIM. Ma BPVi cosa fa con costi Uffici stampa, Mini e privilegi di Iorio e con Marino Breganze e uomini di Zonin nei Cda di Banca Nuova e Fondazione Roi? E Achille Variati rimane muto

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 21 Agosto 2016 alle 11:01 | 0 commenti

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La Banca Popolare di Vicenza non risponde ancora (forse sono tutti in ferie?) alle nostre domande sulle spese legate ad addirittura tre "organi di comunicazione" (Giampiero Beltotto portavoce consulente a partita Iva, vari dipendenti interni  e agenzia esterna Image Bulding) fatti pagare ad Atlante 1 da Gianni Mion, Salvatore Bragantini & c., sulla doppia auto e sulle spese di ristrutturazione dell'appartamento dell'ad Francesco Iorio, impoverito da quando ha dovuto rinunciare alla buonuscita milionaria dopo aver incassato una buona entrata da 1,8 milioni di euro. E i "comunicatori multipli" della BPVi non hanno avuto ancora mandato per rispondere alle altre nostre domande nè sulla permanenza di Marino Breganze ai vertici col resto del vecchio Cda monco solo di Zonin della disastrata Fondazione Roi (su cui nulla dice neanche Achille Variati nella foto tra Breganze e Zonin sui quali mai si è espresso con coraggio), ma soprattutto alla presidenza di Banca Nuova.

Per non dire del Cda della controllata palermitana al cui direttore generale Gianni Zonin ha fatto recentemente visita e che è ancora composto da tutti gli uomini scelti nell'era di Gianni Zonin anche se il dr. Antonino Cappelleri, di sicuro si sarà accertato col suo pool di Pm che non possano essere da loro inquinate le prove sul passato.

Mentre tutto questo, e altro ancora, (non) avviene) in BPVi Veneto Banca sembra operare ben diversamente come ci racconta Federico Nicoletti su Il Corriere del Veneto.

 

Bim, filiali e taglio delle spese I primi passi di Veneto Banca
di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto
Bim, taglio delle spese, giro nelle filiali. E sullo sfondo il piano industriale con le scelte strategiche, tra Vicenza e banche estere. I passi della ripresa dopo Ferragosto sono già stabiliti per Veneto Banca e il nuovo cda dell'ex popolare, che il Fondo Atlante, proprietario al 97,6%, ha eletto nell'assemblea degli azionisti, l'8 agosto. Primi passi che coincidono con il tradurre in pratica le priorità già delineate dal nuovo tandem di comando, il presidente Beniamino Anselmi e l'amministratore delegato Cristiano Carrus, nei giorni dell'assemblea.

Il primo passo che già viene avanti riguarda Banca Intermobiliare. La quotata piemontese dedicata alle gestioni patrimoniali è giudicata il fronte più urgente sul riordino delle controllate. A Montebelluna risultano già partite le lettere che chiedono ai membri del consiglio di amministrazione in carica di farsi da parte. Cda in cui gli ultimi cambi al comando di Veneto Banca hanno lasciato il segno. Così nel board siedono sia gli amministratori dell'èra di Pierluigi Bolla (lui stesso e Maurizio Benvenuto, da vicepresidente) come anche, da presidente, Stefano Ambrosini, alla guida del cda della capogruppo eletto il 5 maggio, entrato a giugno in Bim, nel posto liberato da Carrus. Se non ci saranno resistenze nelle dimissioni, l'obiettivo è azzerare e giungere presto a un'assemblea soci che nomini il cda in linea con la gestione di Atlante.

Dovrà affrontare la situazione di una banca nel limbo da due anni e mezzo, in attesa di una vendita che non va a dama, mentre il quadro operativo si sfarina. Nella semestrale appena approvata la raccolta cala del 12% a 10,5 milioni, il margine d'intermediazione del 30%, a 48, e il bilancio chiude in perdita per 14,6 milioni, rispetto agli 8,6 di utile del 2015. Mentre in Borsa il titolo è sceso a 1,4 euro e Bim non capitalizza più di 216 milioni. L'idea è intervenire rapidamente. Magari archiviando, come han fatto capire Anselmi e Carrus, una vendita non più urgente dopo la ricapitalizzazione, su un asset già dichiarato «strategico» da Anselmi, con i suoi 11 miliardi di patrimoni gestiti.

L'altro fronte sono i costi. Che l'attenzione sarà maniacale Anselmi l'ha già fatto capire nelle prime uscite, tra l'insofferenza per il monumentale lampadario di Murano della sala consiglio, che ha valutato con un colpo d'occhio 60 mila euro, e il patrimonio di quadri della banca. L'impressione è che la revisione della spesa avanzerà rapidamente, spulciando le carte dei costi di gestione, dei contratti di fornitura, della gestione informatica, per grattar via quel che si può. Per dire, Villa Spineda a Volpago del Montello, la dimora delle assemblee, è già stata dichiarata in vendita, se si strappasse un prezzo decente. Ma intanto si potrebbero comprimere il più possibile i costi di gestione. C'è fretta su questo fronte, per definire un piano di tagli che sia operativo già con l'anno prossimo. E che potrebbe veder arrivare le prime proposte già nel cda di fine agosto, riunione di avvicinamento a quella che il 6 settembre approverà la semestrale.

L'altro fronte che Anselmi ha dichiarato prioritario sono i rapporti con il personale. L'idea è di visitare le filiali, incontrare i dipendenti, tentare di girare il clima. «Le guerre non si vincono solo con gli stati maggiori», ha detto il presidente. Il giro delle filiali dovrebbe partire a settembre.

Il tutto in attesa di vedere gli sviluppi su altri nodi basilari. La partenza delle conciliazioni con i soci sulle azioni, fondamentale per ribaltare il clima ostile verso la banca. L'azione di responsabilità, che il cda approfondirà sulla base della relazione affidata dal cda di Ambrosini al professor Umberto Tombari. E poi il nuovo piano industriale, che dovrà elaborare Carrus. Con l'attesa di vedere come verrà declinato l'invito a non «scartare alcuna ipotesi», fatta dal dominus di Atlante, Alessandro Penati, nella lettera ai soci letta in assemblea, rispetto a Popolare di Vicenza, l'altra banca di Atlante, tra le sinergie su costi e prodotti, auspicate da Anselmi, e la strada della fusione subito indicata dal presidente di Vicenza, Gianni Mion.

Restano le operazioni che si metteranno in campo con Atlante per liberarsi dei crediti in sofferenza per 1,7 miliardi e cedere le banche estere. La voglia di pulizie radicali deve fare i conti con le perdite che Veneto Banca ricapitalizzata è disposta a permettersi. Discorso che vale anche per l'estero. Qui, secondo i dati del prospetto al recente aumento di capitale, di 1,4 miliardi di crediti nelle banche di Croazia, Albania, Romania e Moldavia, il 40%, 554 milioni, sono deteriorati e 315 sofferenze (per l'80% in Romania, che da sola vale un miliardo di prestiti). Le parti non ancora coperte da rettifiche (il 58% e 41%) equivalgono a 320 e 129 milioni di euro.


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