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Inferno Visco, La Verità e Dagospia: non solo Menestrina ma anche altri 3 ispettori di Bankitalia finiti a lavorare da Zonin: Lio, Onofri e Romito

Di Rassegna Stampa Giovedi 2 Novembre 2017 alle 11:57 | 0 commenti

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Visco inferno: dopo il caso di Menestrina assunto da Zonin come direttore finanziario altri tre ispettori provenienti da Bankitalia sono finiti a lavorare alla corte di Popolare di Vicenza (in un caso dopo aver fatto i controlli). Il presidente della commissione d'inchiesta Casini aveva parlato di porte girevoli "tra banche vigilate e vigilanti"

Altri tre ispettori di Bankitalia finiti al lavorare alla corte di Zonin Dopo il caso di Lucio Menestrina, svelato ieri dalla «Verità» (e da VicenzaPiu.com, ndr), spuntano i nomi di Lio, Onofri e Romito, assunti dal gruppo Banca Popolare di Vicenza, provenienti dalla vigilanza di Bankitalia. In un caso proprio dopo aver fatto i controlli Francesco Bonazzi per la Verità La girandola delle «porte girevoli» tra Popolare di Vicenza e Banca d' Italia non si ferma più.

Dopo il caso di Lucio Menestrina, svelato ieri dalla Verità, abbiamo individuato altri tre ispettori assunti da Gianni Zonin direttamente dal serbatoio strategico di Banca d' Italia. Sono Mario Lio, Giancarlo Onofri e Francesco Romito.
Nel caso di Lio, si tratta di un'assunzione che si realizza proprio in seguito a una verifica da lui portata a termine per conto di Via Nazionale, proprio nella banca dove poi approderà. Le rassicurazioni di Ignazio Visco non bastano più. Per toccare con mano la vischiosità dei rapporti tra la Popolare di Vicenza e la Banca d'Italia basta ricordare un episodio del 19 settembre 2013. Quel giorno, in un palazzo di via del Tritone, esempio tipico del «barocchetto romano», va in scena la pomposa inaugurazione della sede romana della BPVi. Alla presenza di un impressionante numero di «autorità», tra le quali spiccava l'allora ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, Gianni Zonin presenta ufficialmente il nuovo consigliere per le relazioni nazionali e internazionali della banca.
Si chiama Giannandrea Falchi e naturalmente proviene dai ranghi di Via Nazionale, dove è stato il segretario particolare di Mario Draghi. Ignazio Visco era già governatore da due anni. Non solo, ma dopo il caso di Lucio Menestrina, svelato ieri dalla Verità, adesso emergono altri esempi di quelle «porte girevoli» che Visco ha improvvidamente minimizzato deponendo in Parlamento, come se si fosse trattato solo di tre casi isolati (Falchi, Mariano Sommella e Luigi Amore).
Secondo quanto raccontano tre distinte fonti interne all' istituto che il governo Renzi ha fatto sparire in Intesa Sanpaolo, nel corso degli ultimi tre lustri l' ex presidente Zonin si era cautelato con almeno altri tre ingaggi dallo strategico serbatoio della vigilanza di Bankitalia.
A Vicenza, li chiamavano i «negoziatori», perché quando arrivavano le (rare) ispezioni di Via Nazionale, loro erano schierati in prima fila a cercare di capire di che informazioni avevano bisogno gli ispettori. Banca d'Italia si è difesa sostenendo che nessuno degli assunti ha mai svolto ispezioni in Popolare di Vicenza. Vediamo. Il caso che dovrebbe far riflettere maggiormente Bankitalia è quello del palermitano Mario Lio, classe 1969, ex ispettore che entra in Banca Nuova come vicedirettore generale a cavallo tra il 2003 e il 2004. Banca Nuova era la controllata siciliana della Bpvi, il cui organico è stato negli anni inzeppato di parenti di magistrati, politici e ufficiali delle forze dell'ordine. A Palermo spiegano che Lio sia stato assunto poco dopo una verifica ispettiva fatta dallo stesso proprio in Banca Nuova.
Di questo particolare non c' è conferma ufficiale, ma in fondo poco importa. Di Lio, Zonin e l' allora dg di Banca Nuova, Francesco Maiolini, avevano apprezzato il potenziale «relazionale». E infatti Lio è stato utilizzato come «interfaccia» per tutti gli accertamenti ispettivi di Bankitalia dal 2009 in poi. Un alto dirigente dell'epoca racconta alla Verità: «L' ispezione a cavallo tra il 2007 e il 2008 (governatore Mario Draghi, ndr), guidata dal dottor Lattuca (Carmelo, di Agrigento, ndr) aveva fatto emergere una serie di carenze e mancanze tali dall' aver portato l'organo di vigilanza a sanzionare il direttore generale, tutto il cda e il collegio sindacale di allora. Era quindi necessario correre ai ripari. Allora fu portato a Vicenza il dottor Lio, che in tandem con il dottor Sommella "curarono" la risposta a Banca D' Italia».
Lio, licenziato la scorsa estate, è stato potentissimo a Vicenza. Lo ha raccontato Adriano Cauduro, che era il suo capo, proprio a questo giornale: «Francesco Iorio è stato nominato amministratore delegato (a maggio 2015) su segnalazione di Mario Lio, ex dipendente di Banca d' Italia e vicedirettore generale di Banca Nuova, dove proteggeva gli interessi siciliani, e del quale, appena arrivato a Palermo come direttore, ho chiesto la rimozione. Su questa mia richiesta, più volte reiterata, né Iorio né, in seguito, Salvatore Bragantini, si sono mai pronunciati» (intervista a La Verità, 18 luglio 2017). I più anziani, a Vicenza, ricordano che all'inizio del ventennale regno di Zonin sulla popolare vicentina, il primo ex ispettore di Bankitalia ingaggiato per tenere i rapporti con i controllori di Via Nazionale si chiamava Giancarlo Onofri, consulente ai tempi del dg Piero Santelli, nella seconda metà degli anni Novanta. Altro caso forse meno grave, ma non meno illuminante, è quello del consulente bancario Giovanni Grossi, figlio di Salvatore «Sasà» Grossi, ex dirigente ispettore di Banca d'Italia.
Giovanni Grossi è stato capo dell'audit interno di Bpvi dal 2000 al 2005, poi è stato a fare lo stesso mestiere per due anni e mezzo nella sfortunata Banca Italease di Massimo Faenza, che a luglio 2007 è stata azzerata da Bankitalia, e quindi è ritornato a lavorare per Bpvi in varie controllate e oggi è consulente per i problemi delle banche di Laura Bottici, senatrice dei 5 stelle. Anche nel 2009, la Popolare di Vicenza aveva il problema di ricucire con la vigilanza di Bankitalia. In seguito alla citata ispezione, c' era tutta una serie di adempimenti da portare avanti e allora ecco entrare in campo Francesco Romito, palermitano e amico di Lio, anche lui scuola Banca d' Italia. Romito diventa subito uno dei consulenti più ascoltati dallo stesso Zonin. Nel frattempo viene trasferito a Francoforte e poi lascia la Bce nel 2014 dopo gli stress test che promuovono «con riserva» Popolare Vicenza e Veneto Banca. In base al codice deontologico di Bce non poteva rientrare in banca e quindi al suo ritorno viene assunto come partner in Ernst&Young.
A giugno 2015, Romito approda ancora in Popolare di Vicenza come consulente di Francesco Iorio e di Zonin, ormai a un passo dalle dimissioni. Il lavoro più importante, Lio e Sommella lo hanno fatto con la visita ispettiva del 2012 guidata da Giampaolo Scardone. È l'ispettore stesso che ha dichiarato di aver un rapporto di amicizia ultra trentennale con Sommella, quando è stato sentito dai pm di Vicenza che indagano per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Quell'ispezione del 2012 è quella che non ha visto le famose «baciate», nonostante dall' interno alcuni dirigenti le avessero segnalate. Due anni dopo, gli ispettori hanno visto tutto. Ma li aveva mandati Francoforte.

Francesco Bonazzi per la Verità, ripreso da Dagospia


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