"Visco sì, Visco no" e Barbagallo si defila, ma Luigi Ugone di "Noi che credevamo nella BPVi" insorge: se non è solo propaganda elettorale, i politici approvino in Finanziaria il ristoro di tutti i soci truffati!
Mercoledi 18 Ottobre 2017 alle 09:38 | 0 commenti
Dopo l'approvazione della mozione del Partito Democratico che ieri, 17 ottobre, ha di fatto sfiduciato al gestione di Bankitalia da parte di Ignazio Visco, che punta alla conferma fra un mese come governatore e che ha trovato subito tra i suoi "difensori" il presidente Sergio Mattarella, per motivi apparentemente istituzionali e/o per corrispondere agli equilibri di potere dettati dalla BCE, e Forza Italia, per quali ragioni onestamente questo giornale non lo comprende a meno che non si limitino elettoralemente a dire l'opposto di quello che pensa il Pd renziano, è intervenuto Luigi Ugone.
Il presidente di "Noi che credevamo nella BPVi" e in Veneto Banca, ha diffuso appello/"intimazione" che riporta l'attenzione reale sui soci truffati della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, anche per effetto dei mancati o pilotati controlli della Vigilanza di Banca d'Italia,il cui responsabile, Carmelo Barbagallo, a cui è dedicato in filigrana un articolo de Il fatto Quotidiano odierno che pubblichiamo, meriterebbe un'attenzione, mediatica e di valutazione, per lo meno pari a quella del governatore a cui dovrebbe rispondere e .
Ebbene per conto di "Noi che Credevamo nella BPVi" Luigi Ugone dice: «Leggiamo in queste ore di una mozione parlamentare PD contro Visco, governatore di Banca d'Italia. Perché questa mozione non sia solo propaganda elettorale, chiediamo ufficialmente al PD e a tutti i partiti, di inserire all'interno della ormai prossima Legge di stabilità il nostro emendamento che si prefigge di ristorare tutti i risparmiatori danneggiati dalla "mala gestio" che ha affossato banche e cittadini. Tutelare il paese vuol dire tutelare i suoi cittadini e tutti i risparmiatori».
Come non essere d'accordo con Ugone, sperando che poi anche i vertici delle istituzioni finanziarie che dovevano vigilare e non lo hanno fatto, o lo hanno fatto con gli esiti tristemnete noti, non si salvino solo per incomprensibili e inaccettabili "ragioni di stato"?!
Più che difesa dello Stato queste ragioni sarebbero la difesa di uno status quo non più sostenibile per i danni che ha arrecato non solo agli oltre 200.000 soci delle due banche venete e ai circa 300.000 di altri istituti trattati alla stessa stregua e con gli stessi metodi che si ispirano a tutto fuorchè all'indipendenza e all'equlibrio di Banca d'Italia (e di Consob) che Mattarella dice di voler tutelare.
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