Carlo De Benedetti a gennaio 2015, dopo essere stato abitualmente a colloquio con Panetta (Vice DG di Bankitalia) ed a "colazione con Renzi", questo è testualmente quanto dichiarato dall'imprenditore alla Consob), impartiva l'ordine di acquisto di un basket di azioni di banche popolari con l'accortezza di evitare quelle della Banca Popolare di Vicenza. Ma ancor prima una Bcc vicentina (la Cassa Rurale ed Artigiana di Brendola), nel suo periodico informativo destinato ai propri soci e clienti (molte Bcc usano una siffatta formula di dialogo con la propria compagine sociale), nel 2014 aveva apertamente sconsigliato di partecipare all'aumento di capitale della Popolare di Vicenza di 900 milioni di euro, all'epoca in corso.
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Nelle varie audizioni alla commissione bicamerale di inchiesta, trasmesse in diretta web tv, abbiamo tutti assistito ad un valzer di autoassoluzioni, dopo un primo round in cui sono volati gli stracci tra Banca d'Italia e Consob proprio sulla vicenda dei controlli sulle banche venete, finite a giugno 2017 in LCA (leggasi fallimento). Dopo questa parentesi, in ogni caso poco edificante, tutti i vigilantes del sistema bancario chiamati in audizione hanno reso testimonianze avanti la Commissione di Inchiesta sulle banche dichiarando come in realtà avessero svolto il compito loro affidato facendo tutto quanto era nelle rispettive competenze, riconoscendo talvolta qualche difetto di comunicazione tra le Authority e scaricando le colpe maggiori sulla novellata normativa voluta dall'Europa.
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Chi volesse andare subito al dunque del titolo salti alla parte in corsivo in fondo* e, poi, magari torni qui per conoscere come si lavora per fare del buon giornalsimo. A novembre e dicembre, quindi, ho accompagnato nel Vicentino (geograficamente) e non solo (per le provenienza degli "incontrati") un giovane e bravo collega, collaboratore di livello della nuova rubricaM(come Mostro o Mistero)di Michele Santoro su Rai 3 che parte l'11 gennaio in prima serata con un servizio sulle... banche. L'ho accompagnato affascinato da una sua promessa di parlare della BPVi anche dalla prospettiva nuova e mai finora percorsa, se non da noi, della Fondazione Roi, portata anch'essa al disastro come la Banca Popolare di Vicenza e col solito beneplacito dei poteri locali, da Gianni Zonin.
"Che un cane, Zeus, sappia far si conto e Gianni Zonin no è inconcepibile!": è così che ci dice chi ha visto in anteprima questo video con Zeus che a "3+1 quanto fa?" fa corrispondere 4 abbaiate, alla domanda "e 5-2?" risponde abbaiando 3 volte e al quesito "2+2" non esita col suo linguaggio, sicuro, a dire 4! Ma, sarebbe da osservare a chi si stupisce della capacità di far di conto che Zeus avrebbe e Zonin no, il re di Gambellara i conti li ha fatti sballare a 118.000 e passa soci fiduciosi (creduloni?) nella Banca Popolare di Vicenza ma i suoi, in cantina, li ha fatti con la precisione dell'etilometro e, in banca, di soldi ne ha saputi contare a bizzeffe con precisione mensile, annuale e per 20 anni.
Gli sviluppi giudiziari per le due ex Popolari venete arriveranno tra fine febbraio e la prima metà di marzo quando si chiuderanno, salvo slittamenti, le udienze preliminari in corso a Roma per Veneto Banca e a Vicenza per Banca Popolare di Vicenza. Sei le sedute in calendario per gli ex amministratori dell'istituto berico accusati di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza: il 20 e il 27 gennaio e poi altre quattro date a febbraio, con l'ultima prevista il giorno 24 quando il giudice Roberto Venditti deciderà se rinviare a giudizio, come chiede la Procura, l'ex presidente Gianni Zonin e altri sei ex amministratori oltre all'istituto di credito in qualità di persona giuridica.
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La carta stampata e l'opinione pubblica non avevano ancora smaltito lo stupore scaturito in seguito all'audizione di Gianni Zonin, il Presidentissimo di Banca Popolare di Vicenza che, alle incalzanti domande dei parlamentari interroganti della Commissione Bicamerale di Inchiesta sulle banche, ha costellato le proprie risposte con una serie interminabile di "non ricordo", "non so", "non avevo poteri esecutivi" che gli sono valsi l'appellativo di "smemorato di Vicenza", che a Palazzo San Macuto sono andate in onda, in diretta webtv, altre audizioni caratterizzate da altrettanta invocata amnesia, senza tuttavia che i media se ne accorgessero o riportassero la notizia.
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Pubblicato il 22 dicembre alle 22.53, completato e aggiornato il 23 alle 10.22. Molti indizi c'erano da tempo, ma la serie delle conferme giunte in meno di una settimana, quella conclusiva e decisiva per l'esito dei lavori, dinanzi alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche, è impressionante e chiude ogni discussione, senza appello, su uno dei quesiti che da tempo agitavano il dibattito politico: è possibile che il più potente ministro del governo-Renzi, figura non secondaria - insediata a palazzo Chigi - anche nell'esecutivo Gentiloni, abbia così palesemente violato il dovere etico fondamentale assunto con il giuramento sulla Costituzione di servire esclusivamente gli interessi della Nazione e non altri, tanto più se privati e addirittura propri e della propria famiglia?
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Alcuni avvocati della difesa hanno provato a ritardare di qualche mese i tempi dell'udienza preliminare per il crac della Banca Popolare di Vicenza, ma il Gup Roberto Venditti ha optato per un calendario serrato di sedute, fissandone tre per la definizione dell'ammissione delle parti civili. Appuntamento al 20 e 27 gennaio e poi ancora il 3 febbraio. Entro questa data quindi si saprà quante delle oltre diecimila richieste depositate troveranno accoglimento ed avranno quindi ingresso nel processo contro gli vertici della Banca Popolare di Vicenza. La battaglia con gli imputati si preannuncia dura, soprattutto con riferimento alla richiesta di costituzione avanzata dalle organizzazioni rappresentative dei consumatori che diversi avvocati della difesa non hanno fatto mistero di volere combattere.
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