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Atlante by Quaestio e Popolare di Vicenza: la "questione" è: salvarla o non salvarla? Si saprà entro il 6 maggio ma comunque a 0,10 euro ad azione. Iorio lo sapeva da settembre

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 20 Aprile 2016 alle 15:05 | 0 commenti

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Tutti, o quasi, sanno ormai che il Fondo Atlante è quello attivato dalla Quaestio Sgr (Società di Gestione di Risparmio) per raccogliere una massa minima di 4 miliardi di denari "privati" (Cdp partecipa con 500 miloni come garante pubblico e morale dell'operazione di moral suasion del Governo verso gli investitori bancari, finanziari e assicurativi) da destinare per il 70% alla sottoscrizione di quote inoptate (non sottoscritte) nei prossimi aumenti di capitale delle banche malridotte (il primo preventivato e rimandato di qualche giorno, almeno..., è quello della Banca Popolare di Vicenza).

O di quelle che devono fortificarsi in vista di fusioni (Banco Popolare con BPM) e per il resto ad acquistare crediti deteriorati (NPL, Non Performing Loans), grazie anche all'effetto "leva" (moltiplicazione delle disponibilità grazie a "prestiti" concessi dal sistema sulla base della massa di denaro reale già disponibile e delle garanzie sottostanti)

Fatta questa premessa erano di ieri i timori di slittamento dell'aumento di capitale della BPVi, che vede in Atlante la sua residua e ultima ancora di salvezza, ed è di stamattina la conferma di tali timori.

Poichè l'Italia è intorno al 63° posto nella classifica della conoscenza finanziaria dopo Paesi come Cameroon, Senegal e Turkmenistan e sperando noi di essere almeno all'altezza di questi ultimi,  proviamo a dare umilmente una mano ai nostri lettori (e a chi verso di noi volesse migrare dopo i buoni consigli ricevuti altrove) spiegando, per come li abbiamo capiti..., e commentando i singoli punti richiamati nella parte finale e sostanziale delle nota di Iorio & c. che informa che "l'efficacia del suddetto impegno (quello di Quaestio tramite Atlante, ndr) di sottoscrizione è sospensivamente condizionata al verificarsi, entro il 6 maggio 2016, di determinate condizioni sospensive".

Vediamo una per una le "condizioni sospensive" e accendiamo qualche lampadina.

(i) il fatto che il Fondo Atlante raccolga l'ammontare minimo, così come determinato nel regolamento del Fondo medesimo in Euro 4.000 milioni; 

Commento (i). Se in un passaggio precedente la nota afferma che "Per quanto noto alla Banca, il Fondo Atlante non è ancora venuto ad esistenza ed è in corso la raccolta dell'ammontare minimo previsto dal regolamento del fondo e determinato in Euro 4 miliardi", notizie di stampa darebbero, invece, per raggiunta e superata tale cifra per cui viene da domandarsi se siano impreciste le notizie di stampa o quelle di Iorio, che, magari, ha bisogno di informazini ufficiali e non sussurrate. Ma questo problema pare facilmente risolvibile a breve con un'informativa chiara e univoca da parte di tutti gli interessati, per cui passiamo all'altra "condizione sospensiva" dell'impegno a sottoscrivere l'aumento di capitale della BPVi.

 

(ii) il fatto che Quaestio riceva dalle competenti Autorità la preventiva autorizzazione, ai sensi della disciplina applicabile e rilevante, all'esecuzione dell'impegno di sottoscrizione di cui all'Accordo di Sub-Underwriting; 

Commento (ii). Se l'autorizzazione tarda anche qui il problema potrebbe essere solo tecnico ma per chiarezza e per successive considerazioni ricordiamo e teniamo a mente che, usando le parole stesse della nota ufficiale, "l'Accordo di Sub-Underwriting prevede che, qualora UniCredit fosse chiamata a dare esecuzione all'accordo da essa sottoscritto con la Banca e già reso noto al mercato, le Azioni dell'Emittente (la BPVi, ndr) non collocate nell'ambito dell'Offerta Globale saranno direttamente sottoscritte dal Fondo Atlante, ai termini e condizioni previsti nell'Accordo di Sub-Underwriting e subordinatamente al verificarsi delle circostanze ivi indicate".

Ora, ecco un primo punto fortemente dolente, il prezzo a cui il Fondo Atlante sottoscriverà le azioni non sottoscritte sarà, scrive la nota, "non superiore al valore minimo del c.d. intervallo di valorizzazione indicativa come determinato dal Consiglio di Amministrazione della Banca": cioè il prezzo a cui comprerebbe Atlante non supererà i 10 centesimi, che sono il punto più basso di quello fissato nel range anomalo del "Cda della forchetta" che ha ipotizzato anche un incredibile valore di 3 euro. L'effetto prevedibile di questo prezzo inferiore ai 10 centesimi lo commenteremo subito illustrando la terza "condizione sospensiva" dell'impegno a sottoscrivere l'aumento di capitale della BPVi.

 

(iii) il fatto che, in conformità a quanto previsto dal regolamento del Fondo Atlante, venga confermata da CONSOB l'assenza in capo al Fondo di alcun obbligo di promozione, ai sensi degli artt. 105 e seguenti del TUF, di un'offerta pubblica di acquisto sulle Azioni di BPVi per effetto della sottoscrizione - ai sensi dell'Accordo di Sub-Underwriting - da parte di Quaestio di azioni rivenienti dall'aumento di capitale deliberatodal Consiglio di Amministrazione in esecuzione della delega conferitagli dall'Assemblea dei Soci, e, a tal fine, che detta sottoscrizione avvenga con modalità tali per cui il Fondo non sia tenuto a promuovere un un'offerta pubblica di acquisto obbligatoria sulle Azioni di BPVi. 

Commento (iii). L'Opa (Offerta pubblica di acquisto, ndr) scatta quando un acquirente, in questo caso Atlante, supera certe soglie di proprietà ma il Fondo di Quaestio, che dovrebbe essere maggioritario, non vuole, quindi, assumersi obblighi di tale tipo (cioè di acquistare anche azioni che fossero già state vendute prima del suo ingresso). Generalmente il meccanismo dell'Opa scatta a tutela di singoli possessori di azioni quando un terzo offrisse ad altri possessori di comprare i loro titoli a un prezzo maggiore, tipicamente, di quello di mercato. Ma se il prezzo a cui si è impegnato ad acquistare azioni il Fondo Atlante è inferiore al livello minimo, ma non vincolante, del "Cda della forchetta" si capisce, salvo un inizio di mal di testa, che nessuno comprerà a prezzi se non inferiori a 10 centesimi, cioè, di fatto, a... zero, sapendo che Atlante pagherà pochi centesimi e non vorrà le sue azioni. Ma non finsice qui. Anzi si complica, secondo noi para senegalesi finanziari (con tutto il rispetto per i nostri amici del Senegal presenti nel Consiglio degli stranieri) per effetto di quanto prevede la quarta "condizione sospensiva" dell'impegno a sottoscrivere l'aumento di capitale della BPVi

 

(iv) il fatto che, anche ai considerazione di quanto previsto nel regolamento del Fondo Atlante (e di seguito specificato), ad esito del completamento dell'Offerta, le azioni ordinarie della Società siano diffuse in modo tale da assicurare un flottante valutato come adeguato da Borsa Italiana.

Commento (iv).  Ma se, per quanto da noi capito al punto (iii), sarà difficile immaginare sottoscrittori singoli e spiegato che il termine flottante indica la quantità di azioni, emesse da un'azienda quotata, in questo caso BPVi, che gli investitori possono liberamente commerciare, come sarà possibile assicurare un adeguato flottante ? 

E il circolo vizioso da "mal di testa" (forse da "ignoranza finanziaria che qualche classificato sopra di noi ci vorrà chiarire) riparte in maniera incontrollabile quando la nota ufficiale di stamattina conclude così: "Con riferimento all'evento dedotto in condizione sub (iii), si rappresenta che, per quanto a conoscenza dell'Emittente, ad oggi, non risulta che Quaestio SGR abbia depositato istanza ai fini dell'eventuale esenzione OPA da parte del costituendo Fondo Atlante nel caso in cui quest'ultimo superi la soglia rilevante ai fini OPA sulle Azioni dell'Emittente.". 

Insomma, ricordato che il prezzo di 10 centesimi è il limite massimo di valore delle azioni BPVi (Mario Gerevini su Il Corriere della Sera ha osservato che la Banca vale ora meno degli stipendi del vertice guidato da Iorio), è facile supporre che per mandare in porto l'aumento di capitale c'è bisogno, come visto, di qualche altra ciambella di salvataggio governativa (magari le inadempienze e/o i ritardi e/o le eccezioni sollevate sono collegate a trattative in corso col sistema bancario che vorrà monetizzare il "sì" alla moral suasion).

Intanto non fanno altro che alimentare la corsa alla sfiducia nella BPVi e magari ai suoi già svuotati sportelli per spostare i depositi in banche più sicure, tipo proprio Intesa e Unicredit, che di certo non se ne dolgono, tutti questi rinvii per il salvataggio (?) di una banca che oggi, lo dicono i numeri, vale zero e che procurerà perdite sicure e immediate a chi ci investirà a fronte di guadagni incerti e futuribili, una volta fatte le altre pulizie necessarie per un bilancio crudamente reale e che tenga conto anche dell'esigibilità non solo dei famosi crediti baciati ("se vuoi 100, ti dò 120 e con 20 compri azioni") ma anche di quegli collegati ("i 20 in pù potranno essere transati, ma siamo sicuri che i signori col pelo sullo stomaco restituiranno i 10 veri?").

E allora, mentre Iorio su Il Sole 24 Ore esibisce i suoi meriti per la situazione attuale, chiudiamo le nostre considerazioni, per oggi, con un commento appena arrivatoci da un lettore via mail che riassume tante domande di molti osservatori:

"Ma quanta presunzione, questo Iorio. Ha fatto uno scatto di stipendio inimmaginabile, con l'accordo trovato con Zonin, non sa gestire una banca, che ha contribuito a distruggere per quel poco che restava, e ha l'ardire di dire che ha evitato il peggio. Ma quale peggio? Il commissariamento? Mille volte meglio, almeno a quest'ora la banca varrebbe sempre zero, ma almeno l'azione di responsabilità sarebbe già stata da tempo avviata...".

Magari con qualche possibilità di recuperare parte dei soldi dei vecchi azionisti senza sprecare nuove enormi cifre, che prima o poi ricadrebbero sulla comunità, mentre, invece, potrebbero essere dirottate dalla banche e dalle istituzioni sane che aderiscono al fondo, per la parte di "competenza" delle due Popolari venete, a finanziare direttamente l'economia reale di questi territori dilaniati dai loro flop piuttosto che mega stipendi, commissioni faraoniche e "comparsate mediatiche" di politici e para...manager.

P.S. Oggi Iorio ha dichiarato a Il Sole24Ore.it che il prezzo minimo dell'impegno di Unicredit era di euro 0,10. Ora il rischio è, o era, che addirittura diventi il minimo: meditate gente, meditate...


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