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Bpvi, Bankitalia con Zonin sapeva dal 2012 dei fidi "baciati": lo dicono Marin su Il Fatto e verbali che stiamo pubblicando. Mattarella: respiri a lungo prima di confermare Visco

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Lunedi 31 Luglio 2017 alle 17:51 | 3 commenti

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Pubblicato il 31 luglio alle 14.28, aggiornato alle 17.41. Abbiamo iniziato a pubblicare il 19 e il 20 luglio ("Gli interrogatori a Gianni Zonin del 22 marzo e a Samuele Sorato del 6 aprile: gli originali senza virgolettati parziali. Perchè la "storia" giudichi anche i cronisti sul flop BPVi") i verbali che ci sono arrivati in via (meritoriamente, questa volta) anonima degli interrogatori in primis a Gianni Zonin, ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, ora posta in liquidazione coatta amministrativa, e a Samuele Sorato, suo dg e per un breve periodo anche amministratore delegato. Già nella prima pubblicazione ci sono riferimenti utili a inquadrare l'inquietante articolo di Carlo Di Foggia su Il Fatto Quotidiano.

Inquietante per le accuse che, sulla base delal testimonianza di Paolo Marin, ex vice dg di BPVi (a destra nelal foto), rivolge non solo a Zonin ma, soprattutto, a Banca d'Italia di conoscere fin dal 2012 l'esitenza delle baciate, lecite in quanto tali e in certi casi fino al 2014 ma con l'obbligo di detrarne l'importo dal capitale di vigilanza con tutte le, mancate, conseguenze del caso

Se finora Palazzo Koch aveva sostenuto di essere venuto a conoscenza delle "baciate" solo nel 2015 in occasione dell'ispezione della BCE (i ispettori in questo caso si sarebbero dimostrati evidentemente più... bravi dei vari Carmelo Barbagallo nostrani), ahi ahi, presidente Sergio Mattarella, se pensa di confermare Ignazio Visco ai vertici di Bankitalia, faccia prima un respiro profondo e lunghissimo, diremmo infinito, prima di procedere...!

Vi proponiamo a seguire, quindi, l'articolo di Carlo Di Foggia così come in giornata vi renderemo disponibile il secondo interrogatorio all'ex presidente di Gambellara senza censure e interpretazioni che non siano le vostre in base ai documenti che solo noi vi stiamo offrendo e all'incrocio con i commenti che si trovano su tutti i media

 

Bpvi, Bankitalia sapeva dal 2012 dei fidi "baciati"

L'ex vice dg di Pop Vicenza: "segnalai chi aveva avuto prestiti per le azioni". La conferma nel report Consob

di Carlo Di Foggia, da Il Fatto Quotidiano

La notizia è una bomba per la vigilanza bancaria: la Banca d'Italia venne informata nel 2012 delle operazioni "baciate" effettuate da Popolare di Vicenza: si tratta della prassi illegale di finanziare il proprio capitale con prestiti ai soci perché acquistino azioni, prassi che ha scassato la banca ai tempi di Gianni Zonin, oggi indagato per gravi reati finanziari. Bankitalia, però, non formulò "alcuna osservazione". Lo ha rivelato ieri l'ex vice direttore generale di Bpvi, Paolo Marin (nella foto, indagato per ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto nell'inchiesta chiusa dalla procura di Vicenza sul dissesto della banca. "Nel 2012 ho fornito agli ispettori ogni informazione in mio possesso, compresa una lista - che io e i miei collaboratori abbiamo a più riprese discusso con loro - dei principali soggetti affidati e del numero di azioni della banca da loro acquistate con i finanziamenti", ha detto Marin (ex responsabile della divisione crediti), che ha sottolineato come all'epoca i vigilantes di via Nazionale non formularono "alcuna osservazione". Interrogato dai pm il 28 aprile Marin, secondo il verbale riportato da Repubblica, disse di aver "consegnato operazioni baciate per 234 milioni agli ispettori".

La vicenda è inquietante. Via Nazionale ha sempre detto di aver saputo delle operazioni baciate solo dopo il 26 febbraio 2015, quando a Vicenza entrano gli ispettori della Bce - con quelli di Bankitalia - e scoprono che un miliardo del capitale è sottoscritto con prestiti della banca, il che si traduce in un buco di un miliardo. Questa è stata la difesa del governatore Ignazio Visco e del capo della vigilanza Carmelo Barbagallo dopo le polemiche sulla "distrazione" di Palazzo Koch e i rapporti incestuosi con la banca del prediletto Zonin.

La circostanza illustrata da Marin è provata anche da un'ispezione che la Consob, l'Authority di Borsa, ha eseguito tra marzo 2015 e febbraio 2016, in possesso del Fatto. Tutto emerge dalla segnalazione di Antonio Villa, ex dipendente della banca, che in una lettera del giugno 2014 segnala al cda e a Zonin che la banca effettua operazioni "baciate" e che lo sanno "tutti i funzionari operativi".

Il responsabile dei controlli interni Massimo Bozeglav avvia un audit estraendo la posizione di 171 soci con grandi finanziamenti e azioni per circa 422 milioni. A settembre 2014 Bozeglav segnala "brevi manu" al dg Samuele Sorato (oggi indagato) una lista di soci "potenzialmente finanziati", ma le verifiche non partono perché pochi giorni dopo il vice dg, Emanuele Giustini si fionda nel suo ufficio "chiedendo la restituzione del documento e di qualsiasi copia in quanto, d'intesa con il dg, era opportuno che non fosse circolarizzato". A settembre 2015 Bozeglav spiegherà al collegio sindacale di non aver fatto un report anche perché nella lista c'erano nominativi "che erano stati oggetto di valutazione da parte della Banca d'Italia nella verifica ispettiva credito del 2012 senza formulazione di alcun rilievo". La prassi andava avanti "dal 2009".


Commenti

Inviato Mercoledi 2 Agosto 2017 alle 11:24

Articolo impreciso e con qualche errore:
la persona in foto non è Marin ma Monorchio
Altro errore: Marin non accusa Zonin - sfido a citare il passo - e le dichiarazioni, oltre allo stralcio dell'interrogatorio, sono quelle di un'intervista al Corriere del Veneto, mai citato
Inviato Mercoledi 2 Agosto 2017 alle 16:10

Un difensore del passato?
Inviato Mercoledi 2 Agosto 2017 alle 17:06

Inoltre il finanziamento per acquisto di quote di capitale proprie in realtà per le società cooperative (come era Bpvi) è consentito dal Cod. Civile. Ciò che invece costituisce reato è l'aver inserito tale capitale finanziato in seno al capitale di vigilanza, facendolo figurare come capitale sociale a tutti gli effetti. E lì si inserisce il reato di falso in bilancio. Non quello di ostacolo alla vigilanza, visto che la vigilanza aveva rilevato la cosa.
Insomma Coviello, sei anche bravino, ma scrivi le cose in maniera più precisa e meno astiosa a prescindere.
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