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Viola liquidatore in conflitto d'interessi con Bankitalia e Casini a capo commissione su banche, Andrea Arman del Coordinamento don Torta: il Governo non vuol fare chiarezza

Di Lettere al direttore Sabato 30 Settembre 2017 alle 19:42 | 0 commenti

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Egregio direttore, nella vicenda delle banche popolari venete, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, pensavamo di aver visto di tutto, ma non è così. Dopo la surreale farsa della liquidazione coatta amministrativa quale scelta obbligata ed improvvisa (con complicatissimi contratti di moltissime pagine già pronti nei cassetti) arriva la nomina, da parte di Banca di Italia, di Fabrizio Viola quale liquidatore nella liquidazione coatta amministrativa. Si, quel dott. Fabrizio Viola già A.D. di Banca Popolare di Vicenza ed imputato eccellente nel processo di Milano per false comunicazioni sociali e manipolazioni del mercato, fatti commessi in veste di amministratore di Monte dei Paschi di Siena, dove Banca d'Italia si è dichiarata parte offesa (anche se per alcuni non fu indenne dal "generare" l'offesa, ndr).

Se conflitto di interessi e le norme nazionali e comunitarie evidentemente non valgono quando si tratta di fare affari sulla pelle dei risparmiatori, ora arriva anche la nomina di Pierferdinando Casini alla presidenza della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulle banche. Per ragioni di spazio non si commentano i tempi di varo della Commissione - i cantieri navali di Monfalcone avrebbero costruito un transatlantico nel tempo che la politica ha impiegato nella gestazione e parto del topolino - ma si vuole portare l'attenzione sulla figura del nominato presidente, sicuramente aliena da interessi incrociati, fra i quali quello di essere stato leader del CCD. di cui il dott. Flavio Trinca - ex presidente di Veneto Banca - è stato socio fondatore, per evidenziare la coerenza politico istituzionale dell'on. Casini e l'opportunità politica della sua nomina (nella foto di nozze Pier Ferdinando Casini, Francesco Caltagirone e Azzurra Caltagirone, ndr).

Pierferdinando Casini, come tutti i politici di rango che si rispettino, ha un proprio posto in Facebook dal quale illumina. Il 5 aprile 2017 affrontava la questione delle Commissioni d'Inchiesta sulle banche e con le seguenti parole si esprimeva: "...In realtà le Commissioni d'inchiesta vanno maneggiate con grande cura istituzionale, evitando che assumano il ruolo di cassa di risonanza di polemiche tra partiti. Strumentalizzare problemi di questa serietà, addirittura in presenza di indagini giudiziarie, che devono essere salvaguardate, significa agire da puri irresponsabili e prepararsi ad una estenuante campagna elettorale, questa volta condotta sulle spalle dei risparmi degli italiani. Un impasto di demagogia e pressappochismo che, al di là delle migliori intenzioni, non produrrà nulla di buono per le istituzioni"

Tale sottile ragionare, che neppure percepisce la necessita ed opportunità per uno Stato di cercare verità e giustizia, lascia sbigottiti. Egli, probabilmente in buona fede, vede e sente che tutto ruota attorno al potere gestito attraverso la manipolazione delle menti che periodicamente si consuma nelle ricorrenti ed ossessive campagne elettorali. Il legislatore, dice Casini, avrebbe la possibilità di affrontare i problemi in altro modo. Certo, rispondiamo, ma a condizione che il legislatore ed il popolo sovrano siano posti nella condizione di conoscere tali problemi, ancorché l'indagine giudiziaria possa aprire una piccola finestra condizionata dalla prescrizione.

Bene, tale uomo, Pierferdinando Casini, che non crede nella Commissione d'inchiesta e confonde Stato e bene comune dei cittadini con le questioni elettorali e partitiche, è il Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Banche.

Ed allora, ancorché talvolta qualche giornalista ed anche qualche risparmiatore mi dica che affronto la questione banche in modo troppo politico, mi pare evidente che il vero problema nella ricerca della soluzione al saccheggio subito dai risparmiatori sia nella politica.

E' evidente che il Governo non vuole fare chiarezza su quanto è accaduto prima del 2015 e dopo il 2015 nelle banche popolari venete. Da anni riproponiamo le fatidiche domande: chi sono i grandi debitori delle banche; dove sono andati i soldi che ci dicono non esserci più nelle banche.

Domande banali, ovvie se fatte da chi era il proprietario delle banche. Nessuno ha mai dialogato con i risparmiatori - proprietari delle banche - il governo ha solo emesso decreti con i quali ci ha tolto i soldi e spogliato della proprietà. Le domande rimangono inevase e Banca Intesa SanPaolo, quatta quatta, toglie le insegne e dice che le ex popolari venete cominciano a pompare soldi. Incredibile che tutto questo non muova un minimo interrogativo in chi dovrebbe controllare, magistratura compresa. Incredibile che le perizie sul valore delle azioni fatte dai consulenti dei Pubblici Ministeri nei procedimenti a carico dei vecchi amministratori delle banche ci dicano che nel 2015 il valore delle azioni era - per fare media - attorno ai 20 Euro cadauna e che dopo l'intervento di salvataggio si siano dovuti aggiungere 17 miliardi di soldi dei contribuenti. Incredibile che gli amministratori delle banche vadano a diffondere pubblicamente voci allarmanti sullo stato delle banche e sberleffino i risparmiatori ben sapendo che questo avrebbe scatenato il fuggi fuggi. Incredibile ma vero. Nessuno va a mettere il naso su queste questioni, nessuno vuole dire chi si è preso i soldi delle banche, nessuno vuole trovare i responsabili vecchi e nuovi.

Il nome di nessuno è: Governo dello Stato Italiano.

29 settembre 2017

Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete "don Enrico Torta"

Il presidente avv. Andrea Arman


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