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Dario Loison e i 22 milioni di euro di baciate rifilate dalla BPVi. Per la fu Popolare di Zonin arriva il "soccorso abbronzante": fa arrossire l'excusatio non petita del foglio locale

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 27 Agosto 2016 alle 23:59 | 0 commenti

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Dario Loison, un noto imprenditore dolciario di Vicenza che ha portato il suo panettone anche in Santa Sede e in tanti paesi stranieri, "ha mostrato più coraggio di quello appena sussurrato da quelle istituzioni locali come Comune, Provincia di Vicenza e Regione Veneto, che lui stesso ha richiamato alle loro responsabilità etiche ("visto che la BPVi non sa cosa sia") insieme a quelle dei politici nazionali espressi dal territorio e muti di fatto di fronte a questa "calamità", non naturale, che rischi di distruggerlo più di quanto non abbia fatto l'alluvione del 2011". Così evidenziavamo oggi un passaggio fondamentale del suo intervento di ieri alla Fornaci Rosse, di cui abbiamo riferito praticamente in tempo reale e in cui ha fatto un "outing" accusatorio coraggioso ("la mia famiglia ha 22 milioni di euro di baciate BPVi sul collo, quello che ci hanno fatto è inconcepibile!") e ha mostrato a tutti i presenti il nostro libro testimonianza "Vicenza. La città sbancata" le cui ultime copie, prima della seconda ristampa in arrivo, sono acquistabili, salvo esaurimento, anche nel nostro gazebo a soli 9 euro per i visitatori dell'evento curato dall'Associazione Nuova Sinistra.

Quel passaggio fondamentale non è stato riportato nella cronaca del foglio confindustriale, per altro dettagliata sui 22 milioni "baciati" ma di certo non "amati" dalla famiglia Loison, che pure non è esente nel suo rappresentante di spicco da colpe di ingenuità che lui stesso ha  ammesso.

Eppure anche la nota (e affascinante) giornalista di la Repubblica Roberta Paolini (nella foto col moderatore Nicolò Della Lucilla) e Giancarlo Corò, Professore di economia all'università di Venezia, altri due protagonisti del dibattito ""Banche popolari: anatomia di un crollo", hanno puntato il dito contro le responsabilità della politica e dei poteri locali anche precedenti all'esplosione del caso della Banca Popolare di Vicenza di cui era presidente Gianni Zonin, al centro di un sistema che con Giuseppe Zigliotto comprende (tuttora) anche Confindustria Vicenza, ora presieduta da Luciano Consoli, braccio destro dell'ex presidente Zigliotto, oggi indagato quale componente storico del Cda della BPVi.

Ma se incompleta è stata la cronaca, e questo ci potrebbe stare da parte della collega cronista che doveva chiudere il pezzo in tempo e magari senza avere spazi adeguati in pagina, stupisce che spazio accanto al pezzo lo abbia trovato invece un riquadro non firmato, e quindi del "direttore", che sa tanto di "excusatio non petita, accusatio manifesta (scusa non richiesta, accusa manifesta)".

Riportiamo di sotto* per voi il testo del riquadro che, tra l'altro, continua ad attribuire al Fondo Atlante, proprietario della nuova Banca Popolare di Vicenza, la posizione sostenuta, invece e legalmente, dagli avvocati della BPVi, gli unici legittimati a rappresentarla anche nella "causa intentata da un imprenditore veneziano a BpVi: trenta milioni di euro erogati per acquistare azioni che adesso non vuole rimborsare perché i titoli sono diventati carta straccia", come scriveva ieri, nella stessa pagina in cui Matteo Bernardini raccontava un fatto non vero, il suo collega Marino Smiderle "esperto" di Via Btg Framarin, in cui ha pure lavorato.

E, per giunta, solo nel pezzo di Smiderle, e mai altrove, si legge che "Il giudice del tribunale delle imprese di Venezia gli ha dato ragione (all'imprenditore "baciato", ndr) ma la banca si oppone...".

A questo punto, e prima ancora di riferire domani (per dedicare alla cosa la giusta attenzione) di un altro (casuale?) strafalcione (grosso) tecnico legale di MB, il continuare nella tesi, tutta della BPVi e non di Atlante, che serve a sviare l'attenzione dall'attuale CDA che fa muro contro le richieste dei danneggiati da quello di Gianni Zonin, più che di "excusatio non petita..." (e se fosse "petita", richiesta?) sa di "soccorso".

Non certo di "soccorso rosso", vista la proprietà confindustriale del quotidiano, ma di "soccorso abbronzante", sì, quello che dovrebbe far arrossire chi lo dà...

Ma Dario Loison lo ha detto: "etica? Non esiste nel vocabolario della BPVi" e, aggiungiamo, noi negli ambienti che le sono vicini, politici inclusi e informazione non esclusa.

Speriamo, allora, che la BPVi di Gianni Mion, Salvatore Bragantini, Francesco Iorio & c. cambi il vocabolario, se non il giornale di riferimento.

 

*Il Fondo Atlante sostiene che la gestione della Banca popolare di Vicenza da parte del precedente management è avvenuta in maniera corretta. Ovvero nel pieno rispetto del codice 2358 del codice civile legittimando così tutte le operazioni deliberate dall'ex Cda presieduto da Gianni Zonin. Comprese le cosiddette "baciate", i finanziamenti con fondi propri finiti al centro anche dell'inchiesta della procura di Vicenza. Per i nuovi vertici le operazioni deliberate dall'ex Cda erano legittime perché concluse quando la banca era considerata una cooperativa e non società per azioni.


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