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Fatto grave in assemblea BPVi: l'avvocato Renato Bertelle fa il populista pro domo sua e non accetta limiti a un intervento a cui non si era iscritto. E lo fa in nome di un'associazione a dir poco "obsoleta" se non più esistente

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Martedi 13 Dicembre 2016 alle 12:12 | 0 commenti

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«Fatto grave in assemblea: l'avvocato Renato Bertelle fa il populista pro domo sua e non accetta limiti a intervento a cui non si era iscritto. E lo fa in nome di un'associazione a dir poco "obsoleta" se non più esistente»: riassumiamo così col titolo l'intervento contro ogni regola dell'assemblea odierna della BPVi sull'azione di responsabilità contro i precedenti amministratori e dirigenti (clicca qui per la cronaca aggiornata in tempo reale, ndr) dell'avvocato Renato Bertelle non tanto per la lunghezza dell'intervento, andato ben al di là di quello riservato a tutti i soci anche se sinceramente insufficiente a raccogliere le drammatiche riflessioni di chi è stato espropriato dalla gestione dei Cda della Banca Popolare di Vicenza a guida Gianni Zonin, quanto per aver parlato senza essersi iscritto a farlo e usando come cuneo l'iscritto Ugo Zerbato, l'unico membro del consiglio direttivo che ci risulti rimasto con lui nella sedicente "Associazione Nazionale Azionisti Banca Popolare di Vicenza". 

Di questa associazione l'avvocato Bertelle si dice presidente pur continuando a fare il legale e l'ha utilizzata anche e insieme al sindaco Achille Variati per organizzare il convegno del 26 novembre come da noi svelato.

Quanto successo è particolarmente grave anche per eventuali riflessi sulla validità dell'assemblea stessa non per quanto Bertelle ha detto, anche se sa tanto del populismo oggi in voga visto che contraddice anche le tesi da lui sostenute in passato e che oggi dimentica per richiamare "popolo" alla sua corte, ma per come un avvocato intenda il significato di legalità, quella a cui richiama gli altri, impossessandosi del microfono senza essere iscritto a parlare e per come lo faccia a nome di un'associazione di soci di fatto operativamente inesistente.

Torneremo dopo l'assemblea a fornire i dettagli sulla "storia" della sua sedicente "Associazione Nazionale Azionisti Banca Popolare di Vicenza", cosa a cui non volevamo arrivare per non agevoalre "qualcuno" a generalizzare nel mondo dei difensori dei legittimi interessi.

Ma se per tutelare i propri legittimi interessi, traditi da chi si è fatto beffa della loro fiducia, come urlava oggi un socio truffato, oggi i soci sono costretti a guardarsi intorno anche per scegliere chi li possa meglio rappresentare, ecco siamo al fondo del degrado di Vicenza e della sua area, oltre che della sua anima.


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