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Fondo Atlante e le sofferenze della BPVi: dicendo che la stampa amica trucca i dati Alessandro Morello oggi sbaglia. Ma solo oggi

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Giovedi 14 Aprile 2016 alle 17:19 | 0 commenti

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Alessandro Morello, del cosiddetto Osservatorio Economico Sociale di Marostica, commenta un articolo apparso sull'edizione del 14 aprile de Il Giornale di Vicenza ma prende, onestamente, degli abbagli quando dice che "Marino Smiderle trucca i dati" motivando questa affernazione, che pure in passato più volte abbiamo sostenuto noi stessi, affermando in seguito a quanto attribuisce al collega che "se i fondi speculativi valutano al 20% i crediti deteriorati netti della Popolare di Vicenza perché il Fondo Atlante li deve valutare al 60%? Tre volte il mercato speculativo, ma non tanto. Probabilmente per non dimostrare che la banca e' praticamente fallita.".

Morello poi aggiunge: "Se la valutazione e' al 40%, una via di mezzo, il capitale netto diventa negativo a -800milioni. D'altra parte se il fondo Atlante e' "privato" dovrebbe comperare alle migliori condizioni di mercato e dopo investire i guadagni nella nuova banca nata dalla precedente fallita. Perché così e' il vero mercato

Ora noi, che mai abbiamo lesinato critiche al giornale degli industriali presieduti fino all'altro giorno da Giuseppe Zigliotto (e ora dal suo amico e successore Luciano Vescovi), che è stato membro  dal 2003 del Cda della "Banda (im)Popolare di Vicenza" per poi finire indagato insieme a Zonin, ci permettiamo di dire a Morello che la, giusta, rabbia per il passato (della banca e del quotidiano amico) e il rappresentare un Osservatorio Economico devono supportare motivazioni vere e Smiderle, riportando, le affermazioni delll'Ad di Intesa, Carlo Messina, che confronta la valorizazione al 20% dei NPL (le sofferenze)  dei fondi che vogliono comparre all'80% di sconto, mai scrive che il fondo Atlante le comprerà valorizzando al 60% i crediti deteriorati ma solo che Messina parla di un acquisto "a un prezzo in linea con quelle che sono state le coperture adottate dai bilanci (circa il 40% di cui parla Morello, ndr) e quindi senza provocare ulteriori dissanguamenti contabili...".

Vero è, però, che Atlante paia che intenda interpretare quel termine "in linea..." con un 30% del valore nominale dei crediti sofferenti a fronte del 40% messo a bilancio, cosa che aggrava i conti, reali in questo caso del sig. Morello, ma che, comunque, sarebbe migliore del riferimento del 17,5% stabilito, caro ad Messina, non da fondi strozzini ma anche da Banca d'Italia che svalutando con questo parametro le sofferenze di Etruria e delle altre tre banche "risolte" le ha portate a dover fallire...

Ma qui il discorso sulle responsabilità di Bankitalia si allargherebbe dalle sue azioni carenti dopo i controlli del passato anche sull'amica BPVi alle decisioni che hanno accelerato il tracollo delle 4 banche ma, soprattutto, dei loro azionisti e obbligazionisti.

Per quanto riguarda le considerazioni finali e da noi condivise (ahi, ahi!) di Smiderle sull'affare che farà chi comprerà la Popolare di Vicenza a prezzi di saldo e sui tempi lunghi di un eventuale recupero di chi ci ha perso il sangue, se pure ne avesse dell'altro per sottoscrivere nuove azioni, non possiamo non rinviare al corsivo di stamattina, scritto, ci credano i lettori e il collega, prima di leggere la rassegna stampa, per fare noi questa volta la solita domanda all'esperto di economia e finanza del GdV: ma queste cose non poteva capirle prima di consigliare il "buy" (in economia i termini anglosassoni evocano disgrazie...) invece di appellarsi al vecchio e sano latino di "vade retro Satana" come abbiamo fatto noi, umili cronisti di bottega?

Ma senza botteghe...

 

 

Il documento di illustrazione del progetto prevede rendimenti interessanti: gli istituti sarebbero sottostimati. Messina: «Prezzi da strozzini per le sofferenze»
Ecco perché Atlante ritiene BpVi un affare

Per gli analisti del fondo le azioni Popolare Vicenza e Veneto Banca partiranno molto basse e in poco tempo arriveranno a quota 4 euro

giovedì 14 aprile 2016 ECONOMIA, pagina 9

Di Marino Smiderle, da Il Giornale di Vicenza

Sembra che ieri i mercati abbiano capito una cosa: il progetto Atlante non è un'operazione di beneficenza. E nemmeno una rete di salvataggio messa insieme da operatori finanziari "obbligati" a chiudere un deal in perdita. Nossignori, il fondo di Quaestio Capital, studiato per garantire, in prima battuta, il buon esito degli aumenti di capitale di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ha in realtà l'obiettivo più che realistico (e messo nero su bianco sui documenti riservati illustrati agli investitori) di puntare a un rendimento del 6 per cento con un orizzonte temporale non lunghissimo. VALUTAZIONI. Per prima cosa occorre partire dalle valutazioni che esprime il mercato in questo momento e dai prezzi pagati da alcuni fondi "avvoltoi" per acquistare le sofferenze messe in vendita dalle quattro banche fallite e prime soggette all'operazione di bail-in. Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo ha spiegato bene la filosofia dell'operazione. «Nel sistema bancario italiano ci sono due banche che devono fare aumenti di capitale perché altrimenti non possono operare (Veneto Banca e Popolare di Vicenza, appunto). Non c'è la cattiveria della Bce o di Bruxelles, ma si tratta di condizioni oggettive, sono due banche che non rispettano i requisiti minimi regolamentari. Una banca forte come Intesa Sanpaolo non può fregarsene o disinteressarsi. Non è che i più forti possono disinteressarsi, è una situazione che tocca tutti gli operatori del mercato». Dopodiché c'è la questione delle sofferenze, che le banche hanno "spesato" in bilancio ma non a sufficienza secondo il listino prezzi applicato finora. «Nel nostro Paese - ha proseguito Messina - esiste un elevato ammontare di sofferenze nette e le banche hanno un elevato ammontare di garanzie per queste sofferenze. Il fondo Atlante permetterà alle due banche di affrontare l'aumento di capitale e a noi di sottoscrivere tranche di sofferenze a valore di carico e non a un valore che non esiste. Il prezzo scontato dell'80% è imposto dai fondi di private equity, che sono strozzini che hanno fiutato l'affare e vogliono rendimenti del 20%». Poiché invece il rendimento a cui punta Atlante è un comunque allettante 6% (in tempi di tassi zero), le sofferenze saranno pagate a un prezzo in linea con quelle che sono state le coperture adottate dai bilanci e quindi senza provocare ulteriori dissanguamenti contabili.

AZIONI. Già, ma quanto valgono le azioni di Veneto Banca e BpVi? E visto che se non ci fosse stato Atlante gli aumenti di capitale sarebbero stati a rischio, come si fa a dire che aderire sarà conveniente? Secondo la stima prudenziale fatta dagli analisti di Atlante, «si può ottenere per le due banche un rapporto fra prezzo di mercato e valore di libro (patrimonio esclusi gli attivi immateriali) compreso tra 0,37 e 0,51 per Veneto Banca e tra 0,4 e 0,52 per Popolare di Vicenza». Prima osservazione: questi sono rapporti-obiettivo, cioè quelli a cui si punta dopo un certo periodo di tempo. Sottinteso: la convenienza è per i nuovi investitori ai quali saranno proposti i prezzi derivanti dai rapporti attuali di mercato che penalizzano le due banche (dall'ultimo rapporto di Mediobanca si desumeva un prezzo attorno a 0,5 euro). Per dare un'idea di cosa significhi un rapporto di 0,52 per BpVi in termini di prezzo, occorre fare un ragionamento matematico simile a quello usato da Pwc per la perizia in occasione della determinazione del prezzo di recesso. Il patrimonio netto attuale di BpVi è pari a 2,427 miliardi. Dopo l'aumento di capitale di 1,75 miliardi salirà dunque 4,177 miliardi. A questo punto Pwc sottraeva 51 milioni di spese legate all'aumento (che dovrebbe essere quindi l'importo pagato a Unicredit per la garanzia ora passata in capo ad Atlante) per arrivare a 4,126 miliardi. Per ottenere il valore della banca secondo il mercato bisogna moltiplicare per 0,52. E il risultato sarà pari a 2,15 miliardi. Tenuto conto che chi mette un euro adesso vuole avere lo stesso euro un minuto dopo, per ottenere il prezzo delle azioni occorre "scaricare" sui vecchi soci tutto il peso della svalutazione. Sottraendo quindi 1,75 miliardi dal totale di 2,15 miliardi di valore post aumento, ottengo 400 milioni. Che divisi per le 100 milioni di azioni attuali fanno 4 euro per azione. Lo stesso calcolo applicato sui numeri di Veneto Banca porta a un prezzo obiettivo di 3,6 euro. Partendo da prezzi ancora più bassi, i nuovi azionisti, secondo Atlante, faranno un affare. Per i vecchi occorrerà (molto) più tempo.


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