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Generali, dopo il raddoppio in Ferak gli Amenduni sono tra i pochi in Veneto a... fare. Anche se da soli e lontano da BPVi e Veneto Banca

Di Monica Zoppelletto Lunedi 13 Marzo 2017 alle 17:24 | 0 commenti

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«Dopo la grande crisi internazionale e la grande truffa delle ex Popolari (tra cui la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ndr), il Nordest della finanza è un campo arato su cui nessuno sa cosa seminare. Neanche gli Amenduni di Vicenza, tra i pochi sufficientemente forti per guardare al futuro con un disegno strategico»: è così che su L'Economia, il nuovio allegato a Il Corriere della Sera, scrive Stefano Righi nel suo articolo "Generali, Amenduni e i soci nascosti" da cui sintetizziamo pr i nsotri lettori alcuni passaggi. La famiglia Amenduni è, infatti e come osserva Righi, una delle poche che ancora può guardare al futuro, con la Valbruna, un gruppo da 200 mila tonnellate di acciaio prodotte e presente in 40 paesi.

Nicola Amenduni (nella foto VicenzaPiù con Gianni Zonin, ndr) unì le forze della sua famiglia barese con i Gresele di Vicenza sposando nel 57 Mariuccia, la figlia di Ernesto Gresele, e compirà il prossimo mese 99 anni ma è sempre lucido e attivo pur avendo delegato l'operatività quotidiana ai figli Maurizio, Michele, Ernesto e Massimo, non tutti, però, attivi al 100%.

Di finanza e partecipazioni dell'azienda si occupa, quindi, Maurizio Amenduni, colui che undici anni fa, di certo con la benedizione di papà Nicola, ha fatto nascere Ferak, il veicolo finanziario a cui si aggregarono la Palladio Finanziaria di Drago e Meneguzzo, la Finint di Marchi e De Vido, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e Veneto Banca. L'avvio di Ferak fu grandioso e si arrivò a mettere insieme il 3,7 per cento del capitale delle Assicurazioni Generali, ben prima che Intesa individuasse nel Leone di Triste una preda... non depredabile però.

Ma la collaborazione con i soci di Ferak nel tempo si è sgretolata: se la Crt è uscita da tempo e Veneto Banca oggi ha ben altri focus la società sarebbe arrivata statutariamente al capolinea il 31 dicembre scorso col problema didover scontare il valore dei titoli Generali in portafoglio, circa l'1,6 per cento del capitale del Leone (un 2% è in carico diretto agli Amenduni), che sono in carico a quasi 22 euro, mentre oggi il mercato li valuta 14.

A questo punto la famiglia Amenduni ha fatto una scelta forte: ha allungato la scadenza naturale di Ferak a dicembre 2016 dopo aver liquidato con 60 milioni di euro il 24% in portafoglio a Palladio Finanziaria salendo al 63,2% della finanziaria (la Palladio nel frattempo ha ricostruito ia propria posizione diretta acquisendo lo 0,25 per cento della compagnia sul mercato).

Ma, anche se In casa Valbruna si preferisce storicamente non commentare, gli Amenduni non possono non pensare al controllo totale di una società, che comuqnue in pancia ha anche 50 milioni di liquidità,  acquisendo al momento opportuno anche il 10% di Veneto Banca e il 21% in mano della Finint visto che le altre esperienze della famiglia con altri soci non hanno brillato per obiettivi raggiunti.

Se, come ricorda Righi, "nuovi partner di future imprese finanziarie, se ci sono, per ora preferiscono restare nascosti", allora gli Amenduni preferiscono fare da soli.

Gli stess Amenduni, infatti, nel 1995 entrarono nell'Ilva di Taranto con il 10 per cento e ne sono poi usciti con "un esproprio senza indennizzo che ha cancellato i 113 milioni di controvalore a bilancio"; la famiglia fu anche l'unica che, ai tempi d'oro di Gianni Zonin della Banca Popolare di Vicenza, si oppose alla strategia del presidente, uscendo di scena, e non in maniera silenziosa, quando venne rifiutata una poltrona da consigliere a Maurizio; gli Amenduni si spostarono, quindi, a Montebelluna ma anche lì andò male e il crack di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza è costato di fatto complessivamente 111,3 milioni, costo a cui gli imprenditori apulo-vicentini provanoa  mettere riapro con l'investimento in Aedes, l'immobiliare quotata trasformata come Siiq con un aumento di capitale da 40 milioni e dove i soci, i Roveda di Serravalle Outlet e Matteo Arpe con la Sator, sono in minoranza. I

E allora visto che "chi fa da sè fa per tre" gli Amenduni sono sempre più convinti che è meglio procedere da soli e allora hanno deciso di raddoppiare su Ferak, prendendo tempo sulle future decisioni, e silenziosamente hanno messo in cassaforte lo 0,75 per cento di Mediobanca...

Il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta giorni fa si appellava agli imprenditori veneti che, avrebbe detto ad esempio nell'incontro avuto con Luigi Ugone di Noi che credevamo nella BPVi, non capiva perchè non mettano magari un miliardo in tutto per dare una connotazione diversa al salvataggio delle due ex Popolari Venete.

Sarà, però, proprio per la volontà (necessità) di fare da soli e per la conoscenza diretta dell'humus, ormai ben poco fertile di BPVi  e Veneto banca, che ci pare difficile, e queste considerazioni le aggiungiamo noi all'articolo di Stefano Righi, che gli Amenduni vogliano condividere altre cordate... per giunta veente.


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