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Il Movimento 5 Stelle presenta un esposto contro la gestione della Fondazione Roi, mentre il cda fa finta di dividersi sull'azione di responsabilità contro Gianni Zonin & c.

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Venerdi 1 Settembre 2017 alle 00:21 | 0 commenti

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Il senatore Enrico Cappelletti, la consigliera comunale Liliana Zaltron ed il consigliere regionale Manuel Brusco, tutti del Movimento 5 Stelle, stanno continuando e accentuando una azione meritoria sul caso della Fondazione Roi stimolata (anche), se ci possiamo permettere, dalla nostra inchiesta che ha trovato un suo "punto fermo" in "Roi. La Fondazione demolita", il libro raccolta dei nostri articoli e delle prese di posizione di, pochi, altri politici, come Sergio Berlato e Francesco Rucco, sul caso della "creatura" del marchese Giuseppe Roi nata per promuovere i musei civici vicentini, in primis il Chiericati, e trasformata da Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza e della stessa Fondazione Roi, come lui stesso ha testimoniato, "di fatto in una emanazione della BPVi".

La Fondazione ha perso prima della sua qualifica di Onlus circa trenta milioni di euro perchè il suo presidente "doppio" aveva pensato bene di investirli tutti e solo in azioni della sua banca, finita poi come è finita, ed ha speso soldi a destra e manca per finanziare chi di certo il marchese non aveva messo al centro delle sue volontà.

E ora il Movimento 5 Stelle ha annunciato che "presenterà alla Procura della Repubblica di Vicenza un esposto in merito ad alcune operazioni economiche deliberate dal Consiglio di amministrazione della Fondazione Roi dopo il 2009 ed ai buchi al bilancio della Fondazione registrati dal 2015".

I contenuti dell'esposto saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa programamta per sabato 2 settembre alle ore 11,00 presso la sala Chiesa di Palazzo Trissino a Vicenza dai tre esponenti del M5S firmatari dell'esposto, il senatore Enrico Cappelletti, la consigliera comunale Liliana Zaltron ed il consigliere regionale Manuel Brusco. 

Visto che anche i verbali, da noi pubblicati, degli interrogatori di Zonin sul flop della BPVi fanno riferimento alla Fondazione Roi evidenziando notevoli contraddizioni nelle dichiarazioni dell'ex presidente "doppio", contiamo, quindi, che non ci siano più ritardi da parte della magistratura nel valutare l'apertura di un dossier specifico sulla Roi dopo la presentazione dell'esposto annunciato dagli esponenti comunali, regionali e nazionali del M5S.

L'esposto arriva a coronamento di una serie di atti da loro già compiuti a livelo politico ma con esiti non soddisfacenti, specialmente a Vicenza, visto che, mentre la Regione documenti ne ha dati a Brusco e, ancora di più, a noi temerariamente denunciati (con i soldi della Fondazione) per un milione di euro dall'ex presidente della Roi per aver pubblicato la... verità, il comune ancora fa muro contro le richieste di Zaltron di ottenere dati e documenti nella disponibilità di Elisa Avagnina, l'ex vera direttrice pro tempore dei musei civici, quindi membro di diritto del Cda e di fatto la "rappresentante" del comune nell'era degli acquisti di azioni "popolari" a go go (Zonin ha messo a verbale che anche lei era d'accordo).

Pensavamo che il nostro libro dossier avesse messo un punto fermo per lo meno sul passato ma, come leggete da tempo e stasera, continua il nostro super lavoro, quasi solitario tra i media più blasonati, visto che continuiamo a denunciare i nuovi fatt(acc)i emersi dal passato e le (non) scelte, con annessa mancata trasparenza che mina la fiducia nel presente e nel futuro, del Cda post Zonin.

Composto da 4 membri proprio dell'ultimo consiglio del presidente doppio, è ora capeggiato formalmente dal neo presidente Ilvo Diamanti, è guidato di fatto dal nuovo vicepresidente Andrea Valmarana, ex sindaco della Cantine Zonin spa.

Ed è completato, per la terna di competenza della ora fu Popolare, dalla debuttante consigliera Giovanna Grossato una ex professoressa del Pigafetta, che è capitata in una vicenda forse più grande di lei oppure, ce ne stiamo convincendo, una consigliera che non ricopre quel ruolo a caso ma che sapeva fin dall'inizio, e bene, quale fosse il gioco che l'aspettava da persona di fiducia di Achille Variati qual è, legata ai vari interessi che ruotano attorno al gruppo di potere dominante e senza che per lei si riesca a immaginare quale contributo scientifico possa dare al progetto culturale della Roi che non si limiti all'annunciata soirée del trio Sgarbi, D'Averio e Augias.

L'ultima "recita" a cui stiamo assistendo è quella di un Cda che fa finta di voler "perseguire" il presidente del doppio mega buco (enorme quello bancario, in proporzione drammatico quello della Roi) e di una parte della stampa locale che, pur esternando qualche dubbio sul prima apparentemente "insospettabile" Diamanti, cascato forse anche lui nella trappola tesagli dai residui poteri locali, sembra reggere il gioco dei buoni contro i cattivi.

Questi colleghi, infatti, mostrano di credere sostanzialmente ai tre "nuovi" che vorrebbero perseguire le malefatte dei vecchi Cda e attribuendo ai quattro "vecchi" consiglieri Mons. Francesco Gasparini, Giovanna Rossi di Schio, Emilio Alberti e Giovanni Villa, la volontà di affossare tutto perchè, leggiamo, se partisse un'azione contro Zonin anche loro rischierebbero visto che avrebbero approvato gli ultimi acquisti di azioni: cosa non vera perchè, come risulta dai documenti in nostro possesso e dal conseguente esame dei bilanci, sia pure limitato dalla scarsità delle note a corredo, tipo i verbali dei Cda secretati anche da Diamanti e Valmarana, chissà perchè..., nessun nuovo acquisto di azioni è stato fatto dal 2015 in poi, anno da cui in sequenza sono entrati i 4 "zoniniani".

Che lo sono, probabilmente, ma per legami storici e "ambientali" oltre che per il loro assenso ad altri "favori" fatti con Zonin al sottobosco vicentino e non per difendersi da accuse specifiche sui titoli (non) acquistati con loro sulle poltrone della Roi...

Il giornalismo per (provare a) portare a risultati significativi e non solo di facciata, cari colleghi, deve essere documentato e rigoroso per non essere preda di facili smentite su dettagli che, poi, minano la credibilità di denunce ben più gravi che con quello stesso mezzo in parte condividiamo...

E che ora, speriamo, siano confermate e rafforzate dal M5S per, poi, essere verificate dalla magistratura locale che, se può accampare scuse credibili per i tempi lunghi di indagine sulla mega vicenda della BPVi, non pensiamo ci possa mettere più di tanto a verificare le carte, se ci sono, della Roi.


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