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Mons. Pizziol "crede" in BPVi per i dipendenti, Micheli e Anselmi hanno lasciato i Cda contro la macelleria sociale. Anselmi ha il nome del vescovo, Micheli del Papa, Mion di... Zonin

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Domenica 19 Marzo 2017 alle 22:39 | 0 commenti

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»Ora non sono più solo voci ma Beniamino Anselmi, presidente del Cda di Veneto Banca scelto dal Fondo Atlante, l'azionista praticamente totalitario dell'Istituto montebellunese e della Banca Popolare di Vicenza, si è dimesso  per la sua diversa visione con l'azionista e con Gianni Mion sulla fusione tra le due ex popolari venete»: così scrivevamo il 7 novembre 2016 mentre l'8 riportavamo l'Ansa che così raccontava le dimissioni e la diversa "visione" dell'uomo Anselmi rispetto a Mion, l'ex manager di Benetton che tanto ama, però, descriversi come di origini popolari: «Un passo indietro "perché certe scelte preferisco non farle" e "forse sono un uomo fuori dal tempo: preferisco non prendere nulla, rinunciare alla poltrona, ma esser in pace con la coscienza e con le persone che incontro per strada"...».

«... Una scelta - contina l'Ansa - dettata da un conflitto di coscienza rispetto alla possibilità che la fusione con la Popolare di Vicenza porti con sé esuberi, e forse licenziamenti, per troppi dipendenti. "Non stiamo parlando di barattoli ma di persone - spiega -. Se parlo di esuberi devo dire come li tratto. Non é solo un problema contrattuale: quando tocco il lavoro creo tensioni che si riflettono sulle famiglie, sui figli, creo degli sconvolgimenti di carattere sociale che lasciano ferite sulle persone"

Di quelle ferite possibili il pur "esperto" pastore di Vicenza mons. Beniamino Pizziol ha detto di aver tenuto conto nella sua decisione di far sapere "urbi et orbi" che la diocesi di Vicenza aderiva alla misera transazione offerta dalla BPVi, con grande soddisfazione del popolano Mion e dei vertici della banca che, per salvare qualche dipendente in più, non rinunciano neanche in minima parte a percepire centinaia di migliaia di euro all'anno (come suggeriva oggi anche un nostro lettore manager) ma chiedono a chi ci ha rimesso di proprio di perdere l'85% di quanto versato grazie ai risparmi di una vita.

Grande dignità di Anselmi, che non potendo "tagliare" con umanità, denuncia e lascia incarichi e soldi, o grande ingenuità di Pizziol che non denuncia, se non a parole, i truffatori dell'era di Gianni Zonin e fornisce un assist alle fredde strategie di chi basa il salvataggio delle ex Popolari venete sul sacrificio di chi ci ha già rimesso una vita?

Risponde a questo dubbio l'evento quasi concomitante sulle cui reali motivazioni da soli abbiamo espresso dubbi: le dimissioni dal Cda della BPVi di Francesco Micheli, ufficialmente per "crescenti impegni", a cui la banca non ha saputo dare sostanza nella sua risposta alla nostra domanda di chiarimenti.

Il noto manager nel curriculum in nostro possesso e inviatoci poi anche in copia dal solerte "comunicatore" di Via Btg. Framarin, senza nulla aggiungere alle nostre conoscenze, vanta la progettazione e l'esecuzione di un notevole programma di tagli di risorse umane in Intesa San Paolo, in base a un progetto preciso di risanamento.

Quei tagli, però, furono fatti, ce lo assicurano ambienti vicini ad Intesa e la storia, con grande considerazione del capitale, che brutto termine!, umano e dei mezzi a disposizione per rendere meno traumatico il dramma.. 

Mentre...

Mentre, se a Montebelluna per Anselmi non ci fu scelta di dignità diversa dal lasciare a tagliatori di teste (e famiglie) meno animati da scrupoli, visto che "chi parlava di esuberi non diceva come trattarli", ecco che per Francesco Micheli a Vicenza si sarebbe prospettata (e il condizionale è solo di scrupolo...) la stessa scelta: prendere soldi per togliere il futuro a migliaia di persone senza sapere come aiutarle a "scivolare" e macchiare il suo curriculum di manager sì, ma umano, oppure denunciare l'impossibiltà di rispettare insieme soldi e persone.

Noi, caro mons. Beniamino Pizziol, preferiamo il suo omonimo Anselmi e Micheli l'omonimo del papa (non ce ne voglia Franscesco e non si monti la testa il manager) a Gianni Mion, che, lo disse al suo insediamento in Cda, considera i 400.000 euro all'anno che prende come un modesto Bancomat per i figli.

In questo Mion è il perfetto omonimo di Zonin, non a caso anche lui amante della, pura, esibizione delle sue umili origini.


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