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La Miteni sacrificata sull'altare della concia? Come Veneto Banca su quello della BPVi distruggendo poi entrambe e... la gente

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 27 Ottobre 2018 alle 22:29 | 0 commenti

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Vedendo l'evolversi delle vicende della Banca Popolare di Vicenza e quelle parallele di Veneto Banca, esaminandole, verificandole, raccontandole dal 2010 in poi ci siamo fatti mano a mano l'idea e sempre più il convincimento che la ormai ex popolare di Montebelluna sia stata sacrificata dal "sistema" di interessi sull'altare dell'ora ugualmente defunta Popolare vicentina. Se i vertici trevigiani hanno commesso gli errori, che sono loro addebitai, e/o compiuto gli atti illeciti, di cui sono accusati, quelli vicentini, secondo noi e chi legge le carte e il loro retro, ne hanno progettati e realizzati a spanne 100 volte di più. 

Ma la "colpa" non doveva (poteva) essere della banca di "sistema" per cui dagli all'untore (da parte anche di politici, sindacalisti e colleghi giornalisti) col risultato finale che sono morte entrambe perché il controllo della regia è passato da chi voleva (doveva) coprire anche gli errori del sistema italiano al sistema superiore, quello europeo, per cui alla fine sono scoppiate entrambe le banche con il Vajont dei risparmiatori le cui acque e i cui fanghi ancora coprono le vittime.

Per le vicende della Miteni e dei Pfas, che pure seguiamo da tempo, e forse da prima che scoppiasse il caso mediatico, ci siamo fatti l'idea, che si sta trasformando sempre di più in convincimento, che, fatte le debite proporzioni, la Miteni stia facendo, rispetto alle industrie della concia e dei coloranti, che di Pfas ne diffondono 100 volte di più, la stessa fine di Veneto Banca con la BPVi.

Quella del capro espiatorio con responsabilità evidenti del "sistema", politici, sindacalisti e colleghi dei media inclusi, che, però, ora, quando la Miteni "molla" e decide di dichiarare fallimento si accorge dei danni collaterali (perdita del lavoro e bonifica da fare anche se la Miteni ha dichiarato di volerla completare a chi non vuole ascoltare) che hanno prodotto i loro attacchi concentrati su quella unica azienda, erede dei nefandi danni della innominabile RiMar (Ricerche Marzotto) e sommersa da quelli attuali e ben maggiori, anche secondo l'Arpav e enti indipendenti, arrecati dalle ben protette aziende dell'alta valle del Chiampo.

Incapacità o irresponsabilità dei decisori, politici, sindacalisti e opinion maker inclusi? 

Incapacità e, insieme, irresponsabilità, verrebbe da rispondere visto il recente doppio crac delle banche venete e il crac in arrivo del'Italia tutta.


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