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Governo e Cassa Depositi e Prestiti "azionano" una SGR per salvare anche BPVi. De Francisco rivaluterà ora Variati nel Cda della Cdp?

Di Gianfri Bogart Sabato 9 Aprile 2016 alle 10:45 | 0 commenti

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Il meccanismo di intervento a sostegno degli aumenti di capitale delle banche e dello "smaltimento" delle loro sofferenze individuato dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp)e dal governo per risolvere i problemi del comparto bancario ha acceso il listino di Piazza Affari. E fa capire l'importanza della nomina di Achille Variati nel Cda della Cassa. del cui scarso "potere" si prendeva una volta gioco il vice direttore generale della nuova (?) BPVi, Iacopo De Francisco, che già allora, anticipando la brutta figura della banca con Report, ci chiedeva di non trasmetetre un'intervista. Di seguito Andrea Greco di Repubblica spiega come una Sgr (Società di Gestione del Risparmio), il veicolo che, appunto, verrà attivato dalle decisioni del Governo e della Cdp, aiuterà la Banca Popolare di Vicenza e Veneto banca a salvarsi dal crack, sia pure a prezzo di ulteriori, grossi sacrifici sul valore delle loro azioni in Borsa.

Banche, ok a Sgr privata da 5 miliardi
di Andrea Greco, da La Repubblica
«Il contesto è definito racconta un banchiere - anche se il fine settimana servirà ad affinare gli aspetti tecnici prima dell'annuncio», atteso salvo sorprese lunedì o martedì. Per Piazza Affari la cosa è già fatta: lo attesta la crescita impetuosa delle azioni bancarie, che hanno spinto il Ftse Mib a +4,08%, con rialzi del 14,30% per Bper, quasi +11% per Bpm e Banco, Unicredit +9,7%, Ubi +8,7%. Lontano dalla Borsa, una giornata di riunioni fitte su più tavoli tra governo, Bce, banche e Fondazioni ha chiuso i contorni del progetto da almeno 5 miliardi con cui il sistema finanziario intende mettere il paracadute alle sue pedine più fragili: a cominciare dalla Popolare di Vicenza, che s'appresta a ricapitalizzare fino a 1,75 miliardi di euro e dovrebbe aprire i libri di raccolta ordini lunedì 18 aprile o pochi giorni dopo.
Lo schema adottato prevede di dotare di circa 5 miliardi di capitale privato una Sgr già esistente (per evitare iter autorizzativi) e che potrà finanziarsi a debito e generare altri fondi, con effetto moltiplicatore. Le risorse serviranno per comprare le azioni inoptate - si prevede che siano molte - degli aumenti della Vicenza a fine aprile, e di Veneto Banca, Banco popolare, e altri istituti minori. In parallelo il veicolo dovrà acquistare a prezzi di mercato parte degli 80 miliardi di sofferenze nette del settore credito in Italia. A mettere la dotazione di capitale saranno certamente le banche più solide - dietro le quinte si dà per scontata anche la presenza di Intesa Sanpaolo, oltre a Unicredit e Ubi banca, i tre gruppi che a novembre anticiparono tra l'altro 1,8 miliardi al Fondo di risoluzione nel salvataggio lampo delle quattro banche minori e le Fondazioni con patrimonio più forte e diversificato (qui le indiziate sono la Cariplo del patron Giuseppe Guzzetti, Compagnia di San Paolo, Cariparo, Caritorino), e che dovrebbero investire circa mezzo miliardo. Anche il cip delle due grandi banche non dovrebbe essere inferiore ai 500 milioni. Saranno poi della partita altri partner tra assicurazioni, casse previdenziali e alcuni fondi anglosassoni operanti nel recupero crediti: fondi che potrebbero essere invogliati dallo schema adottato dall'americano Apollo su Carige, e ancora al vaglio del cda della banca ligure. Un'offerta analoga in preparazione sembra sia quella di Fortress per alcune insolvenze e altre azioni, dell'ex popolare vicentina. - «C'è tanto interesse sulle banche italiane, mi hanno chiamato diversi fondi, specie private equity - ha detto Davide Serra, leader del fondo Algebris -. Hanno capito che in queste situazioni si può partecipare, ma non puoi partecipare da turista: questa è un'operazione in cui chi investe ha il capitale bloccato per 5-10 anni, devi fare ristrutturazione vera e sporcarti le mani».
Dei dettagli tecnici della società consortile hanno parlato ieri all'Eurotower di Francoforte, sede della vigilanza creditizia, emissari del governo. Tuttavia, poiché lo schema adottato riguarda risorse interamente private (scartata l'idea di affidare alla Cdp alcune garanzie) sembra evitata la fattispecie degli aiuti di Stato, e non servirebbero altri placet.


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