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Le esternazioni del Presidente dell'Inps Tito Boeri: facciamo chiarezza e diciamo la verità

Di Giancarlo Marcotti Martedi 25 Luglio 2017 alle 13:55 | 0 commenti

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Le recenti esternazioni del Presidente dell'Inps, Tito Boeri, hanno generato un vespaio di polemiche (a ragione!) ma soprattutto hanno creato una confusione pazzesca, nell'opinione pubblica. Ed allora facciamo un po' di ordine e chiarezza con il nostro collaboratore Giancarlo Marcotti che pubblica un interessante articolo su Finanzainchiaro.it. Gli interventi di Boeri sono stati due. Il 19 luglio nel corso dell'Audizione, presso la Commissione esteri alla Camera, davanti al "Comitato permanente sugli italiani nel mondo" e, il secondo, il giorno successivo, il 20 luglio nel corso dell'Audizione alla Camera davanti alla "Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione e sulle condizioni di trattenimento dei migranti".

Quindi sono due interventi diversi nei quali vengono trattate due tematiche diverse che non devono essere confuse, e in particolare nel primo caso Boeri si scaglia contro le "prestazioni assistenziali erogate a residenti all'estero", mentre nel secondo caso elogia "l'immigrazione regolare dalla quale le casse dell'Inps avrebbero tratto benefici".

Nel mio articolo su FinanzainChiaro.it dal titolo "Sicuri che Tito Boeri stia bene?" pubblicato il 21 luglio mi riferivo esclusivamente al secondo intervento del Presidente dell'Inps, e non posso che ribadire quanto già scritto in quell'occasione, ossia che le argomentazioni di Boeri non possono essere profferite da una persona nel pieno possesso delle proprie facoltà. Dire che nei confronti dell'Inps gli immigrati regolari hanno un "saldo attivo" di 5 miliardi in quanto eseguono versamenti contributivi per 8 miliardi di euro mentre al momento usufruiscono di "pensioni ed altre prestazioni sociali" per 3 miliardi di euro, è un ragionamento che farebbe un avventore di un bar di quart'ordine... solo se ubriaco fradicio.

Nel mio articolo non mi sono neppure dilungato su altre assurdità dette dal Presidente dell'Inps, ed allora colgo l'occasione per farlo ora.

Boeri infatti afferma tra l'altro "Abbiamo calcolato che fin qui gli immigrati ci hanno regalato, tra virgolette, circa un punto di pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate delle pensioni. E ogni anno questi contributi a fondo perduto degli immigrati valgono circa 300 milioni di euro di entrate aggiuntive nelle casse dell'Inps".

Caro Sig. Tito Boeri, questi sono numeri a capocchia.

Intanto dovrebbe specificare meglio: come sono stati eseguiti quei "calcoli"? Ma anche avendo una fiducia sconfinata in coloro che guidano le nostre Istituzioni e dando credito al Presidente dell'Inps basta fare un semplicissimo conto per capire che sta dando dei numeri a capocchia.

Boeri ci dice che i "contributi a fondo perduto, chiamiamoli così, degli immigrati valgono circa 300 milioni" all'anno. Ebbene premesso che non si capisce come possa esser stata calcolata una simile cifra (come si può infatti stabilire che dei contributi versati oggi non si tradurranno in pensioni domani), e dando per scontato che il fenomeno immigratorio in Italia è certamente recente e non risale a più di 25 anni fa, se anche fosse vero che gli immigrati versano 300 milioni di euro all'anno di entrate aggiuntive nelle casse dell'Inps (cosa del tutto inverosimile), sapete in quanti anni si raggiunge la cifra di 1 punto di pil? Ossia 16,5 miliardi di euro?

In 55 anni!

Basta fare una divisione 16.500.000.000 diviso 300.000.000 = 55

Cioè secondo i "calcoli" di Boeri negli ultimi 55 anni, ogni anno, i lavoratori immigrati stranieri ci hanno versato 300 milioni di euro a fondo perduto, ossia "contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate delle pensioni".

Quindi, caro Boeri, secondo te già 55 anni fa, cioè nel 1962, gli immigrati ci "regalavano" 300 milioni di euro (anzi a quel tempo quasi 581 miliardi di lire!) e così ogni anno successivo, nel 1963, nel 1964 ... fino a oggi?!

Ma dai! Mai sentita una idiozia di tale portata.

E la cosa più scandalosa è che nessuno (nemmeno l'opposizione) fa notare a Boeri che sta dicendo delle fesserie colossali!

Solo per darvi un'idea della panzana detta da Boeri, sapete a quanto ammontava nel 1962 (tradotto in euro) l'intero debito pubblico italiano?

A 4,64 miliardi di euro!

Ed era pari al 34,17% del Pil che a sua volta ammontava a 13,586 miliardi di euro (il debito pubblico era pari al 34,17% del PIL, ma ci pensate?).

Volete rapportarlo ai giorni nostri? Cioè calcolare l'incidenza dell'inflazione negli ultimi 55 anni?

In termini reali quindi il debito pubblico italiano nel 1962 era pari a poco più di 103 miliardi di euro (pensate oggi sono 2.260 miliardi, ossia 22 volte tanto) mentre il Pil era di 301,6 miliardi (oggi è di poco superiore a 1.650 miliardi!!! quindi solo 5,5 volte tanto).

E tutto questo, naturalmente, dando per assodato che gli immigrati ci "regalino" "contributi a fondo perduto" cosa del tutto falsa e ridicola.

C'è però chi vuol far notare che forse Boeri si riferisce ad immigrati regolari che hanno prestato la loro attività lavorativa in Italia, ma solo per un breve periodo, e che per questo non avrebbero diritto ad un assegno pensionistico.

Niente di più falso.

Anzi è proprio vero il contrario, ossia: i lavoratori immigrati, in questo ambito, hanno maggiori diritti rispetto agli italiani .

Solo in Italia poteva accadere una cosa simile.

In pratica per avere il diritto a vedersi riconosciuta una pensione di vecchiaia col metodo contributivo, un italiano deve avere all'incirca 66 anni ed almeno 20 anni di contribuzione, mentre per uno straniero rimpatriato non viene richiesta la contribuzione minima di 20 anni.

Non ci credete?

Anch'io non ci credevo.

Ed allora ho consultato il sito dell'Inps ed ho trovato questo:

Trattamenti pensionistici ai lavoratori stranieri rimpatriati

Cliccateci sopra e leggete voi stessi:

"Nel caso di pensione di vecchiaia calcolata con il sistema contributivo, i lavoratori stranieri assunti dopo il 1° gennaio 1996 possono percepire, in caso di rimpatrio, la pensione di vecchiaia al compimento del 66° anno di età, sia per uomini che per donne, oltre adeguamenti alla speranza di vita, e anche se non sono maturati i previsti requisiti (dunque, anche se hanno meno di 20 anni di contribuzione)".

Più chiaro di così!

Ribadisco, questo è riportato sul sito dell'INPS.

In ogni caso, per concludere con questo argomento, ricordiamo che, proprio perché il fenomeno migratorio in Italia è piuttosto recente, le pensioni erogate a lavoratori stranieri che abbiano prestato la loro attività lavorativa, per un periodo di tempo più o meno lungo, nel nostro Paese sono al momento in numero abbastanza esiguo.

Ed ora fatemi fare anche alcune considerazioni sull'altra audizione di Boeri, quella avvenuta il giorno precedente e riguardante le "prestazioni assistenziali erogate a residenti all'estero", della quale non mi ero occupato nell'articolo citato all'inizio.

In questo caso tutti i giornalisti della carta stampata italiana, ed i media in generale, hanno dimostrato per l'ennesima volta la loro totale insipienza.

Ebbene, ecco alcuni titoli apparsi sui media italiani in merito: "373 mila pensioni italiane pagate all'estero. Tito Boeri: "Spendiamo 1 miliardo e in parte finanziamo la spesa sociale di altri Paesi. È un'anomalia" (Huffington Post), "Boeri: "Paghiamo 1 miliardo di pensioni all'estero, ma hanno versato contributi per pochi anni" (Repubblica), "Pensionati, fuga all'estero dove le tasse sono più basse: ecco i paradisi scelti dagli italiani" (Il Mattino).

Insomma se ci limitiamo alla lettura dei titoli sembra proprio che Boeri ce l'abbia con l'ultima moda degli italiani, ossia quella di andarsi a godere gli anni della pensione in Paesi nei quali il costo della vita è inferiore al nostro e soprattutto è estremamente più basso il carico fiscale.

Ma non è così! Boeri non si riferisce a quelle persone!

Ed in molti cascano nell'errore. Anche fra coloro che criticano Boeri. Come ad esempio il responsabile economico della Lega Nord, Claudio Borghi oppure l'economista Giulio Sapelli che rimproverano al Presidente dell'Inps di essere contraddittorio. Da un lato infatti egli sarebbe un europeista convinto e fautore del libero mercato, ma nel contempo si lamenta del fatto che i cittadini siano liberi di circolare e stabilire la propria residenza all'interno dei Paesi dell'Unione.

Nessuno, ma proprio nesuno, ha fatto un semplicisimo calcolo.

Tutti i giornali riportano i dati forniti da Boeri, ossia 1 miliardo di euro per 373.000 prestazioni.

Anche in questo caso basta fare una semplicissima divisione:

1.000.000.000/ 373.000 = 2.681 euro

Ossia una media di 2.681 euro all'anno... Non stiamo parlando di pensioni (come comunemente intendiamo con quel termine), ma come aveva ben specificato Boeri di "prestazioni assistenziali erogate a residenti all'estero".

Le "prestazioni assistenziali" erogate dall'Inps sono essenzialmente di due tipi: l'assegno sociale, che viene riconosciuto a cittadini in condizioni economiche disagiate, e gli assegni a favore delle persone con invalidità.

E, visto l'emolumento medio annuale che abbiamo facilmente calcolato (2.681 euro), è chiaro che ci si riferisce proprio a questa casistica. Quindi nulla a che fare con gli italiani che, al termine della loro attività lavorativa durata 30 o 40 anni, hanno scelto di trasferire la loro residenza all'estero. In quel caso ovviamente, avremmo dovuto parlare di vere e proprie pensioni e di importi medi certamente più elevati.

Non voglio in questo caso difendere Boeri, perché è proprio lui che (volutamente?) ha creato confusione. Egli ha specificato che queste erogazioni vengono riconosciute a persone che hanno durate di contribuzione "molto basse", per un terzo addirittura inferiori ai tre anni, per il 70% inferiori ai 6 anni e per l'83% inferiori ai dieci anni.

In particolare egli ha precisato che: "si tratta in tutti i casi di durate contributive molto basse e a fronte di queste i beneficiari possono accedere a prestazioni assistenziali quali le integrazioni al minimo o la quattordicesima. Quindi c'è chiaramente uno iato tra l'entità e la durata dei contributi e la possibilità ad accedere a delle prestazioni che vanno molto al di là dei contributi versati".

Chi sono dunque queste persone? Visto che Boeri non ce lo dice provo ad ipotizzare che si stia riferendo in particolare ad italiani che abbiano iniziato la loro attività lavorativa nel nostro Paese, ma che dopo poco tempo siano emigrati.

In ogni caso Boeri si lamenta della mancata "reciprocità", ma certamente sono anche tanti gli italiani ritornati nel nostro Paese dopo aver lavorato all'estero e che godono, perciò, di pensioni erogate loro da Istituti di previdenza di altri Stati.

Infine Boeri aggiunge che "Non mancano poi 'le pratiche di prestazioni indebite", che il Presidente dell'Inps ha quantificato in '"circa 101 mila, di cui 60 mila sono in corso di recupero su pensione, mentre le rimanenti vengono riscosse con rimesse in denaro. L'importo complessivo da recuperare è di circa 270 milioni di euro". La "maggior parte degli indebiti è in Argentina (27,5%), seguono Australia (quasi 15%), Francia, Canada e Usa" (tutte e tre con il 9%)".

E nessuno aveva dubbi nemmeno sulla proliferazione di "pratiche indebite", ma, caro Boeri, è proprio l'Istituto che tu presiedi a dover scoprire i soliti "furbetti" ed evitare così che venga sperperato denaro pubblico.

Leggi tutti gli articoli su: Giancarlo Marcotti, Inps, Tito Boeri, FinanzaInChiaro.it

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