Le favole di Gianni Mion e Beniamino Anselmi sulla fusione di BPVi con Veneto Banca: dopo quelle di Zonin vai con un'altra bufala... atlantica a danno dei soci e dei dipendenti
Martedi 27 Settembre 2016 alle 22:53 | 0 commenti
Di questi giorni si fa un gran (stra)parlare della fusione tra Banca Popolare di Vicenza con Veneto Banca, le due ex Popolari venete acquistate a 10 centesimi ad azione dal Fondo Atlante. Tanto tempo fa la volevano proprio la popolare vicentina e Banca d'Italia, lo sponsor maggiore di Gianni Zonin, ma Vincenzo Consoli dell'istituto di Montebelluna si oppose con decisione. Risultato? Bankitalia tartassò di controlli i trevigiani che ridussero le inefficienze per cui oggi stanno molto meglio della BPVi, anche se sono ridotti pure loro (i loro soci) alla povertà e anche se Consoli ora è agli arresti domiciliari e con 45 milioni di euro sequestrati mentre Zoni gioronzola per il mondo senza problemi e senza pensieri dopo aver fatto felici i figli con le sue donazioni ogni giorno sempre più inattaccabili da improbabili e lontanissime revocatorie.
Appena insediato da Atlante a Montebelluna a "ricicciare" sulla fusione fu il neo presidente Beniamino Anselmi, subito "redarguito" da Gianni Mion, il collega scelto sempre da Atlante e intento, diceva lui, solo a "raddrizzare la barra della banca" dallo scranno più alto della banca di Via Btg Framarin affossato dal sedere di Zonin dopo ventanni di stazionamento sulla poltrona di comando non della Popolare ma di tutta Vicenza.
Ma ora è Mion, il manager benettoniano e trevigiano ma di casa a Vicenza, a perorare la causa della fusione, dice lui al suo cantore, ora come ... allora il GdV, contro i voleri di Atlante, mentre Anselmi, oddio, si "pente" e ribatte deciso "no, prima sistemiamo i conti...".
Ora se qualcuno pensa che la forbita discussione "fusione sì o no" possa distrarre dalle sempre più ritardate azioni di recupero del maltolto i 200.000 e passa azionisti risparmiatori beffati dalle due banche, faccia pure.
Ma se errare è stato umano per chi ha creduto alle promesse dei banchieri con i soldi altrui, sarebbe diabolico perseverare nel credere alla balla... atlantica che i due presidenti scelti dall'unico proprietario, che usa soldi di altre banche, seguano strategie, anche di comunicazione, non dettate da chi ha investito 2,5 miliardi nelle due banche per ricavare il massimo utile possibile dalla loro valorizzazione che passa anche dal soddisfacimento minimo dei diritti di chi nel pozzo senza fondo dei due istituti ha gettato più di 11 miliardi di euro e dal taglio massiomo dei dipendenti che in questo baillame saluteranno come il minor male possibile quello che Atlante ha in testa e che Mion e Anselmi non possono non conoscere nè possono non attuare.
Ma se, e il "se" è dovutamente dialettico, i presidenti Anselmi e Mion con i loro cda, per fare, professionalmente, il lavoro commissionato dai loro "proprietari", stanno giocando ancora una volta sulla pelle altrui, non si vede neanche col lumicino il cambio di rotta strombazzato dai loro alfieri, spesso se non sempre gli stessi che sfilavano accanto ai vecchi presidenti e amministratori delegati.
Delegati a beffare decine di migliaia di soci... per avvantaggiarne pochi, i soliti noti.
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